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2046

16/04/2010 11:00

Emidio De Berardinis

Recensione Film,

2046

Chow (Tony Leung) è in partenza per il 2046, su un treno che non sembra arrivare mai a destinazione...

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Chow (Tony Leung) è in partenza per il 2046, su un treno che non sembra arrivare mai a destinazione. Il 2046 è un posto da cui nessuno fa ritorno, ma Chow è riuscito a fuggire. 2046 è una stanza d'albergo, la stessa che ha ospitato il suo unico amore, ed è anche il romanzo che sta scrivendo. É il viaggio verso i ricordi, quelli più difficili da stanare: in esso scrive delle sue esperienze, delle sue amanti, ma solo per raggiungere l'unica donna che non si lascia raccontare.


Considerato il continuo di In the mood for love, 2046 è sicuramente un gioiello da affiancare al precedente, diretto da Wong Kar Wai. È il viaggio che chiunque affronta quando l'amore si incontra “troppo presto o troppo tardi” e manca all'appuntamento. Se la pellicola si mostra ricca ad un'analisi testuale e semiologica, il suo punto di forza è proprio nella semplicità e nella leggerezza con cui si muove “l'occhio” del regista. Segue i suoi personaggi, come in una danza a due, li lascia e si lascia trasportare dalla musica soffermandosi sui primi piani, sulla nascita delle emozioni, sulla bellezza di un sorriso che nasce o di una lacrima che bagna il viso. Insiste sull'analisi introspettiva e sui gesti che caratterizzano le particolarità di ogni individuo, del loro stato emotivo, come il modo di muovere i piedi, di gesticolare, di inclinare la testa. A queste immagini descrittive forti, Kar Wai affianca la rarefazione dell'immaginazione e dei desideri, immagini che si dispiegano dalle pagine e dai ricordi di Chow: è un film che fa perno sui ricordi e sul modo di ripresentarli con nuove vesti, evocati e materializzati attraverso filtri di colore, l'uso di alter ego, di un tempo fuori dal tempo e uno spazio meta-spazio. L'attenzione verso particolari ricordi, gesti, espressioni ed esperienze è sottolineata inoltre dal regista, con l'uso di un ralenty ammaliante: Kar Wai non smette mai di condurre e sedurre lo spettatore, instaura un rapporto magico all'interno della sua storia e nella costruzione della visione.


Alla sensualità dello sguardo di Kar Wai non manca una fotografia ad arte, il fascino per una colonna sonora avvolgente e fine, che non perde mai un colpo e che rimane nei “ricordi” di ogni ascoltatore, una voce over calda e coinvolgente che conduce la narrazione come fosse uno spirito guida, toccando apici di lirismo indimenticabili. Per sancire il capolavoro, non può mancare un Tony Leung straordinario, senza ombre se non quelle del fascino e della seduzione, una bellissima Zhang Ziyi e una misteriosa e intrigante Gong Li, la vedova nera. Kar Wai si dimostra ancora una volta impeccabile, crea un gioiello che si insedia nella mente dello spettatore, che nel viaggio verso il proprio 2046, trova nella pellicola un'alleata e una dolce compagna, attenta alla bellezza di un sorriso o all'amarezza di una lacrima. Consigliato a chi viaggia verso i ricordi che la vita inesorabile produce e anche a chi, quei ricordi, è riuscito a fuggire.


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