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Scontro tra titani

19/04/2010 11:00

Marco Filipazzi

Recensione Film,

Scontro tra titani

Era da tempo che si parlava di Scontro tra Titani e le aspettative erano molto alte...

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Era da tempo che si parlava di Scontro tra Titani e le aspettative erano molto alte. Un cast imponente, una storia che puntava all’olimpo dei blockbuster, l’ennesima attualizzazione di un film che, ai tempi che furono (lo Scontro di Titani originale è del 1981 e porta la firma di Desmond Davis) si era imposto come un nuovo standard degli effetti visivi, ad opera dell'immenso Ray Harryhausen, qui al suo ultimo e massimo lavoro. Poi l’annuncio (e consequenziale polemica) che la pellicola sarebbe stata convertita in 3D durante la post produzione, sagace stratagemma per aumentare gli incassi e sfruttare la fortunata scia di Avatar e Alice in Wonderland. Un operazione di questo genere, anziché favorire il film, non ha fatto altro che affossarlo, rendendolo visivamente piatto e dando la sensazione di trovarsi davanti a un'attrazione poco riuscita. Nella maggior parte delle scene si nota palesemente come i personaggi siano stati letteralmente incollati sopra i fondali, le scene d’azione risultano frastornanti e confuse e gli effetti in CGI (specialmente gli scorpioni giganti e il Kraken) subiscono un effetto di “abbassamento qualitativo”. Inoltre, omesso il fattore 3D, è difficile trovare argomenti davvero convincenti per “salvare” Scontro tra Titani.


La storia in sé sarebbe un'ottima premessa per inscenare un blockbuster epico, poco pretenzioso, colmo di effetti digitali, bellezze esotiche e battaglie fracassone (Michael Bay docet). Gli Dei minacciano di dare una sonora lezione all’umanità che li rinnega. Perseo, figlio mortale di Zeus, si oppone a questa follia e tenta di fermarli compiendo un sorprendente viaggio che lo porterà verso luoghi ancestrali e mostri indicibili.


Louis Letterier (che era riuscito a farsi apprezzare molto con Danny the Dog e a rivalutare la figura di Hulk) ce la mette tutta per stupire, ma purtroppo non bastano i buoni propositi a convincere. La storia scorre piatta, caratterizzata da un eccesso di serietà fuori luogo, priva di qualsiasi colpo di scena e dilungandosi in sequenze pretenziose che falliscono il loro intento di far breccia nel cuore dello spettatore (una su tutte: Perseo e Io nella stiva della nave di Caronte). I (troppi) personaggi vengono buttati in pasto agli spettatori uno dopo l’altro, privi di spessore, in alcuni casi facendo riferimento a un passato e ad avvenimenti che nel film non vengono spiegati. Ma su questo si potrebbe anche chiudere un occhio; d’altra parte lo spettatore di blockbuster è abituato a “buchi di sceneggiatura” e sa che in un prodotto del genere la storia è solo un pretesto per godere della spettacolarità dei paesaggi, dell’epicità delle scene d’azione e della forza devastante degli effetti speciali. Il problema si presenta quando Scontro tra Titani, anche dal punto di vista visivo, non offre nulla di particolarmente originale, infarcendo le scene di richiami già visti. Le inquadrature a volo d’aquila su paesaggi sconfinati (le location sono state principalmente Galles, Islanda ed Etiopia) sembrano uscite da Il Signore degli Anelli; di legionari dell’antica Grecia ne abbiamo visti abbastanza in Troy e 300; per quanto riguarda dei e semidei siamo freschi di Percey Jackson; il sacrificio della bella è tale e quale a quello di King Kong (scegliete voi se l’originale di Cooper e Schoedsack o il remake di Jackson) e gli scorpioni usati come cavalcature ricordano troppo gli Olifanti de Il Ritorno del Re.


Se l'attrazione principale su cui si puntavano i riflettori rimaneva comunque l'azione, anche su questo fronte si rimane profondamente delusi. Di battaglie vere e proprie, tolta quella con gli scorpioni giganti, praticamente non se ne vedono. Anche la scena di Medusa, che nell’originale di Davis era una delle migliori di tutto il film, nella sua trasposizione risulta svuotata e fredda. A redimere la pellicola dal fallimento totale non servono nemmeno gli attori. Il firmamento dell’olimpo è costellato da stelle del calibro di Liam Neeson (Zeus) e Ralph Fiennes (Ade) che recitano il loro ruolo svogliati e che, nonostante gli effetti in CGI, sembrano usciti da un peplum-sandaloni degli anni ’60. Si impegna molto Sam Worthington (reduce delle ottime prove di Avatar e Terminator Salvation) ma, alle prese con una sceneggiatura scadente e un personaggio tagliato con l’accetta, a poco riescono i suoi sforzi. E meno male che Louis Letterier aveva dichiarato: «Non volevo fare un film come '300', con attori glamour, fondali verdi e una storia nulla.» Verrebbe da rispondere che almeno il film di Snyder riusciva nel suo unico intento: intrattenere con smisurato entusiasmo.


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