Presentato allo scorso festival di Venezia, Child's eye è il quarto capitolo non ufficiale della saga dell'occhio inaugurata ormai nel lontano 2002 dai fratelli Danny e Oxide Pang con The Eye. Va detto che, a parte il primo capitolo, indecorosamente scempiato nel remake americano, la trilogia non ha brillato per qualità , con un secondo episodio dimenticabile (eccetto alcune, ispirate, sequenze) e il terzo volutamente tendente a contaminazione ironiche, tanto che si può quasi parlare di una auto-parodia. Con quest'ultimo tassello, i registi thailandesi hanno deciso di avventurarsi, novelli pionieri del loro paese, nel mondo della tecnologia 3D anche se, come vedremo, gli effetti in tre dimensioni sono alquanto limitati. Sei amici, tre coppie originarie di Hong Kong vanno in vacanza in Thailandia, e vi rimangono bloccati in seguito a una rivolta della popolazione. Impossibilitati a tornare a casa in tempi brevi, decidono di pernottare in un piccolo albergo dove ben presto strane presenze cominciano a manifestarsi. Ben presto i ragazzi del gruppo cominciano a sparire misteriosamente, e sarà compito delle loro fidanzate cercare di venirne a capo, mentre un inquietante e misterioso delitto emerge dal passato. Chi ha un minimo di dimestichezza con gli orrori d'oriente, troverà probabilmente la trama come una sorta di copia-incolla dei classici del genere. E infatti l'originalità non è certo il punto di forza di quest'ultimo film dei Pang Bros., che riescono comunque a svolgere il loro compitino di puro intrattenimento con qualche soluzione anche altamente ispirata. Se le scene che beneficiano della nuova tecnologia 3D si contano sulle dita di una mano, è senza dubbio inquietante e ben congegnata (anche se da alcuni potrà non esser apprezzata) la scelta di inserire nella storia la presenza di creature metà cani-metà uomo, che al contempo regalano le sequenze a più alta tensione di tutta la pellicola. Non mancano naturalmente antri bui e minacciosi, col silenzio e le tenebre interrotte da fugaci e violente (sonoramente parlando) apparizioni, e qualche spavento è garantito, ma d'altronde i registi le qualità per terrorizzare con classe le hanno sempre avute e dimostrate, anche nelle loro opere meno riuscite. Il finale, ricco di visionarietà con un caleidoscopio di effetti speciali, riprende i temi cardine della loro filmografia, come la prosecuzione della vita e dell'amore dopo la morte e il karma. Poco efficace invece il timido contesto di rivolta che si intravede all'inizio, e finisce ben presto nel dimenticatoio. Child's eye è tutto fuorché perfetto, ma allo stesso tempo deluderà difficilmente gli amanti della scena tailandese e orientale.