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Priest

12/06/2011 10:00

Leone Auciello

Recensione Film,

Priest

Il Manhwa realizzato da Hyung Min Woo, una delle opere coreane più apprezzate dalla critica fumettistica, prende finalmente vita sul grande schermo, grazie all

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Il Manhwa realizzato da Hyung Min Woo, una delle opere coreane più apprezzate dalla critica fumettistica, prende finalmente vita sul grande schermo, grazie alla trasposizione realizzata da Scott Stewart.


La pellicola è ambientata in un futuro imprecisato, in cui una violenta guerra tra umani e vampiri ha trasformato la terra in uno sterminato deserto. Gli uomini sono comandati da un potente ordine clericale, che ha addestrato in passato preti-guerrieri per poter affrontare i nemici. In questo scenario post-apocalittico i superstiti dell'ultima sanguinosa battaglia vivono in roccaforti, in cui la Chiesa ha il controllo assoluto. Il mondo è così diviso in due, da una parte gli umani segregati in queste piccole città militarizzate, dall’altra i vampiri, padroni incontrastati del deserto, e poi la savana, dove ogni giorno predatori e prede si confrontano. Il protagonista del film è Priest (Paul Bettany), un prete-guerriero, la cui nipote diciottenne viene rapita da un branco di vampiri, in una casa dispersa nelle lande fuori dalla roccaforte in cui viveva con i genitori. Priest pur di ritrovare la sua nipote, va contro il proprio Ordine e va a caccia dei rapitori. Al di fuori delle mura della città dovrà vedersela, con l’ausilio dello sceriffo Hicks (Cam Gigandet) e di una sacerdotessa (Maggie Q), contro un esercito di vampiri guidati dal leader Black Hat (Karl Urban).


Ciò che balza subito agli occhi è l’esigua durata della pellicola: appena ottantasette minuti. Stewart dunque ha l’arduo compito di comprimere la graphic novel in un lasso di tempo estremamente breve. Il film-maker ricorre ad un riadattamento della vicenda, ricorrendo a delle modifiche approvate da Hyung Min Woo durante le riprese del film. Rispetto al fumetto la componente western appare più ridotta, sostituita da un maggior utilizzo delle atmosfere post-apocalittiche. Nella realizzazione scenica delle città-roccaforti si palesa un forte omaggio alle epiche scenografie di Blade Runner, imponenti e cupe. Nei duelli invece si respira un lontano richiamo al western di Sergio Leone. Le scene d'azione risultano piacevoli e non deludono gli amanti del genere, ma sono condensate in sequenze eccessivamente veloci, che lasciano la sensazione che tutto sia riassunto, più che raccontato. Si rivela particolarmente adatta la scelta del cast: Stewart ripropone il suo attore feticcio Paul Bettany, già apprezzato dal punto di vista action, in Legion. Karl Urban, come sempre, si cala perfettamente nei panni della nemesi del protagonista. La scarsa durata e la sceneggiatura non particolarmente brillante si bilanciano con la buona componente action, che rende Priest una pellicola accettabile per gli amanti del genere e per i lettori della splendida graphic novel.


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