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Il Trono di Spade, la recensione della stagione 3 (2013): tutti gli uomini devono morire

16/06/2017 11:00

Livia Restano

Recensione Serie TV, Game of Thrones,

Il Trono di Spade, la recensione della stagione 3 (2013): tutti gli uomini devono morire

La terza stagione de Il Trono di Spade fa il pieno di spettatori già dalla season premiere, migliorando la performance negli USA di episodio in episodio

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La terza Stagione del cult targato HBO, ispirato ai libri di Martin, torna sugli schermi nel 2013: la terza stagione de Il Trono di Spade fa il pieno di spettatori già dalla season premiere, migliorando la performance negli USA di episodio in episodio, fino a superare i 5 milioni di spettatori a puntata. Anche in Italia i dieci episodi della terza stagione sono un successo. Raggiungono le 500.000 visioni solo con la prima puntata, per una media di ben 380.000 spettatori a episodio. Anche questa stagione vede un nutrito numero di attori nuovi, inseriti nel cast per interpretare personaggi inediti che avranno un ruolo chiave nell’evoluzione dell’intreccio narrativo. Ricordiamo il britannico Iwan Rheon (che già ha raggiunto successo e notorietà con la serie televisiva Misfits) nel ruolo del figlio bastardo di Lord Bolton, o anche Ciaràn Hinds, interprete di Aberforth Silente nella saga di Harry Potter e di successi come Era mio padre, Munich), qui nel ruolo del Re oltre la Barriera Mance Rayder.

 

Valar Dohaeris - Tutti gli uomini devono servire

 

 

Il primo episodio della terza stagione ci ricorda dove eravamo rimasti, a partire proprio dalla scelta del titolo. Valar Dohaeris altro non è che la risposta al saluto braavosiano Valar Morghulis, insegnato da Jaqen ad Arya Stark. Il tema del proseguimento di un viaggio sarà infatti centrale durante tutta la stagione, coinvolgendo i diversi protagonisti dei Sette Regni, intenti a spostarsi per compiere il loro destino. In viaggio è Daenerys Targaryen, diretta ad Astapor col suo misero khalasar, Jorah Mormont e i suoi tre draghi, in cerca di un esercito da guidare alla conquista del Trono di Spade. Così come in viaggio è Jon Snow, assieme a Ygritte e al Lord delle Ossa, tutti e tre verso la Barriera. In viaggio verso Harrenal sono invece Robb Stark e Talisa, con l’esercito del Nord. In viaggio è il rampollo di casa Lannister, ormai libero e diretto ad Approdo del Re assieme alla gigantesca ancella Brianne. E infine c'è la giovane Arya Stark, che fugge da Harrenal allontanandosi involontariamente anche dal fratello Robb, con il quale desiderava riconciliarsi. Tutti questi spostamenti sono centrali per l’evolversi della trama ma conferiscono all’intreccio narrativo anche un senso di forte lentezza e staticità, a cui lo spettatore de Il Trono di Spade non è abituato. Sicuramente la trama di George R. R. Martin non ha aiutato gli sceneggiatori. I personaggi da lui creati e inseriti di volta in volta nei libri, sono tantissimi: si capisce quindi la difficoltà dei writers David Benioff e D. B. Weiss nel riproporre lo stesso schema in chiave televisiva, col rischio di annoiare lo spettatore oppure - peggio - di omettere episodi importanti per la storia. A differenza delle prime due stagioni, in cui si parte con velocità con puntate ricche di eventi imprevedibili, i primi avvenimenti della terza stagione sembrano un memorandum per lo spettatore. Un "dove eravamo rimasti". Come tanti spilli colorati posizionati su una mappa, i protagonisti sono collocati in posti diversi dei Sette Regni, per dare un quadro d’insieme che purtroppo genera un po’ di confusione. Ci si dimentica quasi subito del fine ultimo perseguito da tutti loro: la conquista della capitale Approdo del Re e la rivendicazione del Trono di Spade, momentaneamente presieduto da Re Joffrey.

 

 

La strana coppia

 

 

Una caratteristica comune a molte storie di genere fantasy è l’intraprendere un viaggio avventuroso sempre in due, di solito un protagonista e un aiutante. Basti pensare a Frodo e Sam dei romanzi di Tolkien, una delle coppie più celebri di narrativa fantasy che conosciamo. Questo schema sembra ripetersi anche nella terza stagione de Il Trono di Spade: infatti non solo il viaggio dei protagonisti procede sempre con un secondo personaggio, ma questi diventa fondamentale per l’evolversi del carattere del primo. Dal momento che tutti oscillano tra bene e male, non c’è una divisione netta tra eroe e antagonista: luce e ombra convivono all’interno dell’animo di ciascuno. Per questo motivo tutti i personaggi sono fortemente realistici, non idealizzati né esasperati nelle loro virtù e nei loro vizi. Jamie Lannister, Arya Stark, Theon Greyjoy, persino Jon Snow: tutti compiono gesti magnanimi e atti riprovevoli, sconvolgendo il ruolo che lo spettatore aveva attribuito loro durante la prima stagione. Proprio a questo punto interviene il secondo elemento della coppia e diventa funzionale al cambiamento interiore vissuto dal personaggio principale. Jamie Lannister e Brienne di Tarth. Arya Stark e Sandor Clegane. Sansa Stark e Tyrion Lannister. Stannis Baratheon e Melisandre. Anche tra Jon Snow e Ygritte c'è una svolta: la Bruta si innamora del bastardo degli Stark, credendolo suo alleato, almeno sino all’episodio nono (3x09 "The Rains of Castamere"), in cui realizza che Jon non ha mai avuto intenzione di aiutarli ad assediare il Castello Nero.

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