Frankenstein di Mary Shelley nasce come un romanzo che parla di vita e creazione, eppure al cinema si è trasformato in un tema horror: vediamo differenze e somiglianze tra il libro e il film 1994 di Kenneth Branagh
Era – davvero – una notte buia e tempestosa quando la giovanissima Mary Shelley, moglie del poeta, in seguito a un incubo, scrisse il romanzo Frankenstein in una villa isolata, affacciata su un lago, a Ginevra, nel maggio del 1816, conosciuto anche come l'anno senza estate per il clima eccezionalmente gelido.
L'opera nasceva dalla suggestione data dagli studi recenti sul galvanismo, di cui Shelley aveva discusso insieme a Polidori, il giovane medico personale di Lord Byron, entrambi ospiti nella villa. Sì, proprio il John Polidori, che scriverà , per primo, la novella: Il Vampiro. Vampirizzata a sua volta da Bram Stoker, che ne copiò il contenuto per il suo, più famoso, Dracula, attribuendosi tutti i meriti dell'invenzione. Ma torniamo a Frankenstein.
Frankenstein, il romanzo di Mary Shelley
Il libro è un romanzo meraviglioso, dove vengono toccati i temi più profondi e suggestivi della creazione, dell'origine della vita, affrontati con lirismo e spiritualità . L'orrore, la paura, sono sotterranei, ma il senso del macabro è solo suggerito e mai descritto, come avverrà poi invece nelle innumerevoli produzioni cinematografiche che trarranno ispirazione del libro.
Il romanzo è una riflessione romantica e tormentata su quale sia il nostro posto nel mondo e sulla necessità di amare ed essere amati; quasi tutte le produzioni cinematografiche, invece, saranno storie della cattiva notte, grondanti sangue e delitti. Il giovane Viktor Frankenstein è un idealista, un genio, un uomo di virtù che crea in quanto capace di farlo, allo scopo di migliorare la condizione umana grazie alle sue scoperte scientifiche. Assembla cadaveri con riluttanza, quasi senza rendersene conto, perchè, da medico e da filosofo naturale, guarda allo scopo più alto che ha davanti a sé.
La sua ambizione somiglia a quella di un giovane capitano, Robert Walton, un esploratore disposto a tutto per di perseguire il suo sogno di varcare i confini del polo Nord. Ma l'incontro, tra i ghiacci, con il fuggiasco Frankenstein e l'apparizione della sua mostruosa creatura, con conseguente flash back epistolare su come è stata creata, porteranno Walton a più miti consigli.
Frankenstein al cinema
La trasposizione cinematografica che cerca di essere più fedele al libro, fin dal titolo, è: Frankenstein di Mary Shelley, del 1994, di Kenneth Branagh. Il film, in origine, doveva essere diretto da Francis Ford Coppola, che ne era il produttore e che aveva girato, due anni prima, il Dracula di Bram Stoker.
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Francis Ford Coppola criticò il film di Kenneth Branagh che, pur prendendosi qualche licenza, è troppo vicino al libro. Il regista italo americano, invece, ne avrebbe fatto una versione più libera e tagliuzzata. E forse avrebbe avuto ragione.
Infatti il film non ebbe, più che altro negli Stati Uniti, un grande successo, penalizzato da una certa freddezza formale, forse proprio dovuta alla fedeltà all'opera letteraria. Branagh, pur con le migliori intenzioni e con tante frecce al proprio arco, non riesce a infondere al film quel lirismo e quello spirito tormentato del romanzo, creando un ibrido tra un prodotto di paura e qualcosa di più. Tuttavia Frankenstein di Mary Shelley rimane un film di grandissimo fascino e interesse, soprattutto per chi può colmare le parti mancanti con la voce romantica del libro.
La creatura impersonata da Robert De Niro rimane in assoluto la più intensa e realistica. Helena Bonham Carter interpreta Elisabeth, la fidanzata di Frankenstein, che nel libro ha il ruolo passivo di una sorta di Penelope, mentre nel film conta sul temperamento dell'attrice e su una sceneggiatura che la rende protagonista, arrivando a inventare che lo scienziato per ridarle la vita ne faccia una creatura simile al suo mostro.
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Nella sostanza amore, orrore e spirito di vendetta sono le emozioni che dominano sia il libro che il film, ma il film è un'esperienza suggestiva e divertente per lo stomaco e la vista, mentre il libro rivendica più profondamente, nella nostra coscienza e nei nostri sogni, l'origine tratta dalla poesia di John Milton, Paradise Lost: «Ti chiesi io, Creatore, dall'argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall'oscurità di promuovermi...?»