Per la sua ultima pellicola, in gara a Venezia 78, Pablo Larraín ritorna sui passi del suo Jackie e, alzando la posta in gioco al botteghino, punta sulla vita di Lady Diana.
Spencer sceglie però di raccontarne solo pochi giorni a cavallo di un Natale, senza arrivare alla relazione extraconiugale e alla tragica morte: si comincia da una fuga di Diana dalla residenza reale, si finisce con un’altra fuga. Nel mezzo la pazzia della donna che non fece in tempo a finire su una banconota e a «diventare solo valuta», come le dirà la regina nel loro unico scambio: se non fu vera pazzia ci andò molto vicino, quantomeno nella ricostruzione del film.
A bordo di una Porche, Diana si aggira per la campagna inglese e, non riuscendo a trovare la strada di casa, entra in un pub per chiedere informazioni.
Capisce di essere arrivata avvistando uno spaventapasseri, fatto con un vecchio cappotto che apparteneva a suo padre: la casa della sua infanzia confina infatti con le residenze reali, divenute dopo dieci anni di matrimonio l’emblema della gabbia dorata.
La fine già segnata, che tutti conosciamo, attraversa tutto il film anche se non c’è: un freddo mortifero, che raggela la campagna inglese ed entra nelle stanze reali, è il protagonista nascosto che il regista cileno dirige meglio.
«Abbiamo freddo», le ripetono i figli William e Harry - «Come sempre», risponde Diana. Quasi due ore per questa ultima fatica di Pablo Larraín che diventa una fatica anche per lo spettatore: un film su Lady Diana senza Lady Diana, con una Kristen Stewart fuori parte in una prova recitativa che fa troppo e male.
Come del resto gli altri caratteri (su tutti quello di Timothy Spall), caricati come in una favola dove la principessa è sempre più sola e isolata dai cattivi (anche se il film rimarca che non lo sono). E a infierire ci si mette anche il passato, con il quadro di Enrico VIII alle pareti e il libro su Anna Bolena sul comodino.
Così il sogno e la realtà si confondono, a partire dal pranzo della vigilia con Diana che si strappa la collana (la stessa che Carlo ha regalato a Camilla) per mangiarsi le perle una a una, fino alla fuga nella sua casa natale, che rischia di crollarle sotto i piedi.
Un crollo della stessa Diana, che sembra tutti attendano e temano allo stesso tempo, eccetto Maggie, l’unica figura davvero amica: sarà lei a far ridere la principessa triste, confessandole il suo amore in una delle poche scene in esterna.
Pablo Larraín si attiene a eventi realmente accaduti, quantomeno secondo la cronaca, ma spreca il suo talento visivo in un racconto senza voce.
Certo non aiuta la sceneggiatura (lasciata nelle mani di Steven Knight) adatta più a un prodotto commerciale, se non una serie tv. E non migliora certamente le cose un finale stonatissimo sulle note di All I need is a miracle, che strappa in sala una risata imbarazzata.
Genere: drammatico, biopic
Paese, Anno: Germania/Cile/Regno Unito, 2021
Regia: Pablo Larraín
Sceneggiatura: Steven Knight
Montaggio: Sebastián Sepúlveda
Interpreti: Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins, Olga Hellsing, Thomas Douglas
Musiche: Jonny Greenwood
Produzione: Komplizen Film, Fabula, Shoebox Films
Distribuzione: Leone Film Group
Durata: 111’