Il primo Ghostbusters è stato uno di quei film di cui è impossibile distillare la formula e replicarne il successo. In origine Dan Aykroyd stava sviluppando l’adattamento del romanzo Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams insieme al regista Ivan Reitman e, durante un incontro, venne fuori questa bizzarra idea di un film sul paranormale (grande passione di Aykroyd) che il regista incoraggiò incuriosito.
Il titolo originale era Ghost Smashers e la storia prevedeva che un team di acchiappafantasmi del futuro, vestiti come SWAT e armati di una bacchetta “alla Harry Potter”, viaggiassero attraverso il tempo, lo spazio e persino alcune dimensioni parallele per catturare enormi fantasmi che minacciavano il continuum spazio-temporale.
Con l’aiuto di Harold Ramis (già autore di Animal House, Polpette e Stripes - Un plotone di svitati, entrambi di Reitman) la sceneggiatura venne gradualmente ridimensionata e portata “ai giorni nostri” per contenere le spese del budget. Sceneggiatura, poi, è una parola grossa: il film venne girato con tempi strettissimi, un anno per sceneggiatura e produzione con una data di uscita imposta dalla Columbia a giugno del 1984.
Perciò, più che uno script, era un canovaccio e quasi tutte le battute vennero improvvisate dagli attori (comici ovviamente) sul set, tutte praticamente seconde scelte dato che nei piani originali il team avrebbe dovuto essere composto dallo stesso Dan Aykroyd (unico superstite) affiancato da John Belushi, John Candy ed Eddie Murphy.
Perciò, dopo l’inaspettato successo (costato 25 milioni di dollari ne incassò 300 al botteghino), che si fa? Si cerca di replicare quel successo, non con pochi problemi ovviamente. Ghostbusters II esce 5 anni dopo il film precedente e il medesimo lasso di tempo è trascorso anche per i protagonisti.
Gli acchiappafantasmi sono in crisi perché di fantasmi pare non essercene più in giro per New York, almeno finché non scoprono «un fiume di melma» che scorre sotto la città, catalizzando le energie negative dei newyorkesi.
Nel frattempo il dipinto di un antico tiranno noto come Vigo il Carpatico, ma anche come Vigo il Crudele, Vigo il Torturatore, Vigo lo Schifato, Vigo il Sacrilego («Non era anche Vigo la Sporcacciona?») sta cercando di ritornare in vita prendendo possesso del corpo di un infante. Insomma: «se piove merda e qualcuno deve metterci un ombrello... e chi chiamerai?»
Per molti, Ghostbusters II non fu (e non è tuttora) all’altezza del primo film: venne definito troppo poco originale, con una storia che pare la copia sbiadita del suo predecessore. Ma... avercene di sequel così! Sicuramente Ghostbusters II ha tutti i limiti di un secondo capitolo in cui l’effetto sorpresa sul pubblico viene meno ed è sostituito dalle aspettative altissime.
Rivisto oggi, a più di 30 anni di distanza, il film fa comunque la sua figura: molte battute sono diventate cult quanto quelle del primo capitolo, la storia è coerente con quanto narrato in precedenza e gli effetti speciali non sono invecchiati così male come uno possa credere.
Quando la melma inizia a fuoriuscire dalle crepe dei marciapiedi scatenando il panico a Manhattan, assistiamo a una sarabanda di fantasmi variegati (spettri giganti, il Titanic che attraca al porto, una pelliccia di visone che si anima, zombie e ovviamente Slimer) che restano ancora oggi una gioia per gli occhi. Anche i quattro protagonisti sono definiti, i caratteri messi a fuoco. E chi osa non ridere quando l’irriverenza di Bill Murray esplode contro l’impassibile aplomb di Harold Ramis?
I risultati al botteghino furono buoni, ma non quanto quelli del primo film, il che non fece mai decollare l’idea di un terzo capitolo del franchise. Almeno fino a che quest’aurea nostalgica che ha invaso l’inizio del XXI secolo non è arrivata a resuscitare anche i Ghostbuster (e no, nel 2016 non è accaduto nulla di rilevante se ve lo state chiedendo).
In attesa di scoprire come sarà Ghostbusters: Legacy, una chicca: nella festa all’inizio del film, il ragazzino che offende Ray e Winston («Mio padre dice che vendete fumo e merda, per questo siete finiti zampe all’aria!») è Jason Reitman, figlio del regista Ivan e ora regista di questo nuovo terzo capitolo. Speriamo non ci venda fumo e merda.
Genere: commedia
Paese, anno: USA, 1989
Regia: Ivan Reitman
Sceneggiatura: Harold Ramis, Dan Aykroyd
Fotografia: Michael Chapman
Montaggio: Donn Cambern, Sheldon Kahn
Musiche: Randy Edelman
Interpreti: Dan Aykroyd, Bill Murray, Harold Ramis, Sigourney Weaver, Ernie Hudson, Rick Moranis, Annie Potts, Peter MacNicol, Harris Yulin, David Margulies, Kurt Fuller, Janet Margolin, Brian Doyle-Murray, Wilhelm von Homburg
Produzione: Columbia Pictures Corporation
Durata: 106'
Data di uscita: 27 dicembre 1989