Dopo una sessantina di film davanti alla macchina da presa Sandrine Kiberlain, volto noto del cinema francese, ci si mette dietro per raccontare una storia ispirata dai ricordi dei nonni, ebrei polacchi.
Parigi, 1942. Irene, giovane attrice di teatro, vive insieme al padre, alla nonna e al fratello in una famiglia dove sembra mancare qualcuno, ma non la felicità.
È l’estate dei primi amori, tra un corteggiatore impacciato, il colpo di fulmine per un giovane medico e l’intesa con il fratello, ai limiti dell’ambiguità. Irene è però l’immagine del candore, Une jeune fille qui va bien, una ragazza raggiante che si aggira per la città con aria trasognata.
Vittima di svenimenti improvvisi, che contrasta con zollette di zucchero e pizzicotti alle orecchie, la ragazza divide la sua estate tra il gruppo di teatro, la famiglia e il suo innamorato. Ma c’è un nemico lontano e invisibile, che inizia a stravolgerle la vita con regole incomprensibili: un timbro rosso sul passaporto, una stella da appuntare al petto.
Sandrine Kiberlain, che è da un bel po' dentro il mondo del cinema, mostra di conoscerne i codici, compresi quelli sul tema della Shoah e su come trasfigurarlo: Une jeune fille qui va bien reagisce alla realtà con i toni della favola e con l’ottimismo di una protagonista che ricorda Amélie Poulain e Odette Toulemonde.
Si tratta di un esordio ben girato, encomiabile negli intenti e sincero nell’ispirazione, che passa però per il solito stereotipo della poesia (più immediata) come unica resistenza possibile: «Accogli tutto, splendore e terrore», citava Rilke il recente Jojo Rabbit.
È brava Kiberlain a trovare un linguaggio adatto a una vasta platea, con una prima parte che impiega un po' troppo ad arrivare al cuore del film, ma una seconda che lo riscatta un po' alla volta.
Stile francesissimo nel bene e nel male, con tanto di scale a chiocciola e androni per baci appassionati, canzoni d’amore di Trenet e citazioni di Marivaux.
Un’eroina giovane e bella, un padre che nasconde la paura, una nonna che sa già tutto: «Sento che ti prenderanno», le sussurra prima che corra dagli amici. Ed è davvero riuscita l’idea di strapparci il finale sotto gli occhi, lasciandoci l’impressione che forse Irene c’era davvero.
Genere: drammatico
Paese, anno: Francia, 2021
Regia: Sandrine Kiberlain
Sceneggiatura: Sandrine Kiberlain
Fotografia: Guillaume Schiffman
Montaggio: François Gédigier
Intepreti: Rebecca Marder, André Marcon, Françoise Widhoff, Anthony Bajon, Cyril Metzger, India Hair, Florence Viala, Ben Attal, Jean Chevalier, Bastien Bouillon
Musica: Marc Marder, Patrick Desreumaux
Produzione: EDI Films, Curiosa Films, France 3 Cinéma, BNP Paribas Pictures, Canal+, France Télévisions, Ciné+.
Durata: 98'