In un TFF39 povero di grandi emozioni tra i film in concorso, tocca cercare nelle altre sezioni (un po' come accade anche a Venezia) per trovare il colpo al cuore. Che infatti arriva eccome grazie a una Adèle Exarchopoulos, dotata di un ventaglio espressivo e di una intensità fuori dal comune, che ci regala il personaggio più toccante del cinema degli ultimi anni.
Dopo una tappa alla Semaine de la Critique, Zero Fucks Given (Rien a foutre) di Julie Lecoustre e Emmanuel Marre decolla su un volo della compagnia Wing, nella quale la giovane Cassandre lavora da quasi tre anni.
I ritmi sono quelli di una low cost, con voli a orari impossibili e una costante pressione sul personale, incentivato a vendere a bordo sempre più prodotti.
Tra una partenza e l’altra, lo scalo a Lanzarote rappresenta per Cassandre un vuoto esistenziale da riempire con serate ad alto tasso alcolico e rapide chat per incontri occasionali. E mentre le colleghe spiano con invidia le hostess della Emirates, Cassandre vivacchia tra una promozione e un trasferimento: «Faccio quello che volete».
Un rien a foutre che nasconde un dolore troppo grande, dal quale Cassandre è fuggita e con il quale dovrà fare i conti tornando a casa: lo chiarirà la seconda parte del film, quando sceglierà di perdersi insieme a lei (fino all’ultima sequenza, girata dalla stessa Cassandre con il suo cellulare).
Specchio di una generazione allo sbando, abituata a comprarsi un sogno a meno di 20 euro ma anche a lavorare tre ore per guadagnarli, Rien a foutre mostra una rara e preziosa esattezza nel toccare il cuore delle cose.
Disperato ma anche affettuoso e ironico, da una parte con l’approccio del documentario, del film di indagine sulla vita di una hostess (l’addestramento, le interviste); dall’altra con un corredo, di luoghi e musica ma anche impalpabile, capace di suscitare uno spleen aggiornato ai nostri tempi.
Un esordio a due che sembra anche fatto di due film: un primo tempo nel quale la sceneggiatura sembra ancora sapere, e un secondo tempo che si abbandona completamente ad Adèle Exarchopoulos per scoprire cosa ne sarà di lei. Ne esce un’opera che schiude panorami emotivi alla Coppola (Sofia), ma anche un’umanissima tranche de vie, con una protagonista che si mangia il film. Una pellicola che ha gli umori di Lost in Translation e de La vie d’Adèle: non ne avrà la grandezza e l’ambizione, ma si mette in mezzo a questi titoli e non sfigura affatto. Fate voi.
Genere: drammatico
Paese, anno: Belgio/Francia, 2021
Regia: Julie Lecoustre, Emmanuel Marre
Intepreti: Adèle Exarchopoulos, Jonathon Sawdon, Jean-Benoît Ugeux, Mara Taquin, Alexandre Perrier
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 78'