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Sull’Isola di Bergman (2021), la recensione: Tim Roth protagonista dell'ispirato film di Mia Hansen-Løve

06/12/2021 18:00

Cristiano Salmaso

Recensione Film, Festival, Torino Film Festival, Film Drammatico, TFF39, Mia Hansen-Løve, Tim Roth ,

Sull’Isola di Bergman (2021), la recensione: Tim Roth protagonista dell'ispirato film di Mia Hansen-Løve

Hansen-Love dirige il suo lavoro migliore, un film che è sullo spirito di un luogo più che su (piuttosto con) Ingmar Bergman

I bergmaniani avevano drizzato le antenne già quest’estate, quando il Festival di Cannes sbarcava per la prima volta Sull’isola di Bergman. Ora tocca finalmente a noi vedere la piccola Fårö, dove il grande regista svedese aveva trovato fonte di ispirazione e teatro di molti suoi capolavori, oltre che una casa e una tomba.

 

È in quest’angolo di paradiso che Mia Hansen-Love dirige il suo lavoro migliore, un film che è sullo spirito di un luogo più che su (piuttosto con) Ingmar Bergman.

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Tony e Chris, due registi a loro volta impegnati nella scrittura della propria sceneggiatura, prendono alloggio sull’isola per trascorrervi l’estate.

Sembra essere l’uomo ad aver convinto la moglie a partire, mentre Chris è intimidita dalla troppa quiete e bellezza, e dalla “presenza” di Ingmar Bergman (quando nella sala proiezioni è seduta vicino alla sua sedia vuota, cambia posto).

Sarà però proprio Chris a trovare una profonda intimità con il regista che credeva nei fantasmi, tanto da entrare lei stessa nel film che sta ancora scrivendo: le avventure sentimentali di una ragazza che arriva a Fårö per un matrimonio, e lì rincontra il suo primo amore. ​

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Con il personaggio di Amy (che in fondo è Chris, che a sua volta è l’autrice stessa) si ricomincia così tutto da capo, in un racconto che è anche una confessione: un film nel film, con un piglio leggero ed alleniano che prende il posto delle atmosfere alla Rohmer (ma qui anche di un certo Bertolucci), alle quali Mia Hansen-Love non è nuova.

Immediato e allo stesso tempo complesso, Sull’isola di Bergman lascia molto alla sensibilità dello spettatore (compreso quello più inesperto): non insegna nè spiega Bergman ma ne approfitta, smarrendosi nella sua profondità.

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Come si smarrisce Chris cercando la casa di Come in uno specchio (per un patto non scritto con il regista, gli abitanti dell’isola non danno indicazioni ai visitatori) o incontrando un uomo più giovane (e bussola di tutto il film); e come si smarrisce Tony, beffardamente deluso dal percorso tracciato per i cineturisti dal “Bergman Safari”, e poi tagliato fuori dal gioco di matrioske degli altri personaggi.

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È nelle mani della protagonista che Hansen-Love mette la lettera d’amore per il regista di “horror senza catarsi” (Sussurri e grida), di scene brutali (La fontana della vergine), di film che hanno incoraggiato divorzi (Scene da un matrimonio) e l’hanno fatta soffrire più di tutti: un litigare con Bergman e con se stessa, che finisce però per comprendere e perdonare tutto dell’uomo «tanto crudele nella vita quanto nell’arte».


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Genere: commedia, drammatico
Titolo originale: Bergman Island
Paese, anno: Belgio/Francia/Germania/Messico/Svezia, 2021
Regia: Mia Hansen-Løve
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Fotografia: Denis Lenoir
Montaggio: Marion Monnier
Interpreti: Anders Danielsen Lie, Mia Wasikowska, Tim Roth, Vicky Krieps
Produzione: Arte France, Eurimages, Film Capital Stockholm Fond, Gotlands Filmfond, Mitteldeutsche Medienförderung, Sveriges Television, Swedish Film Institute, Wallimage
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 112'
Data di uscita: 07/12/2021

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