Nel luglio del 1995 si compì a Srebrenica, cittadina della Bosnia orientale, uno fra i più terrificanti genocidi di massa del XX secolo, il primo in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale e dall’orrore della Shoah. Nel corso della guerra nella ex-Jugoslavia, le truppe dell’Esercito serbo-bosniaco con a capo il generale Ratko Mladic, dopo alcuni giorni di assedio, entrarono nella città posta sotto protezione dell’Onu, dando l’avvio a un rastrellamento di tutta la popolazione bosniaco-musulmana residente nel capoluogo e nelle campagne circostanti. Donne e uomini di tutte le età tentarono di rifugiarsi presso le strutture dell’Unprofor, la Forza di protezione delle Nazioni Unite che, a Srebrenica, era rappresentata da un distaccamento di militari olandesi.
Di fatto, la popolazione di Srebrenica venne abbandonata al proprio destino proprio da chi – i “caschi blu” dell’Onu - avrebbe dovuto proteggerla. Cedendo ai ricatti di Mladic, i militari delle Nazioni unite accettarono di far imbarcare sui pullman messi a disposizione dai serbo-bosniaci i rifugiati presso le loro strutture. Le donne vennero trasferite in altre località, mentre i maschi di età compresa fra i 12 e i 77 anni, separati dalle donne, vennero massacrati a colpi di mitragliatrice. Sono stati ritrovati i resti di oltre 8000 vittime, sepolti nel cimitero della città, ma si stima che i morti ammontino a non meno di 10.000.
Oggi chi si reca a Srebrenica compie un’immersione in un dolore ancora presente e tangibile. Ogni strada, ogni casa ricorda ai vivi ciò che è stata la follia dell’uomo.
Visitare la città e, soprattutto, il cimitero con le tombe tutte uguali e l’immenso memoriale che reca scolpiti i nomi delle 8372 vittime a oggi ritrovate, è un’esperienza che non può lasciare indifferenti. Assistere al mesto pellegrinaggio delle donne alla ricerca delle tombe dei propri cari uccisi è straziante e, al tempo stesso, induce un grande rispetto per l’immane sofferenza che nulla, neanche il tempo, può mitigare. Quo vadis, Aida? della regista bosniaca Jasmila Žbanić, parla di tutto questo.
Ambientato nei giorni del massacro e con uno sconfinamento nel presente, narra la vicenda di Aida Selmanagic (Jasna Djuricic), interprete presso il contingente olandese dell’Unprofor di stanza a Srebrenica, e dei suoi tentativi per mettere in salvo il marito e i due figli.
Ispirato al libro Under the UN Flag di Hasan Nuhanović, Quo vadis, Aida? è una testimonianza sentita e commossa di quei giorni. Girato con uno stile asciutto, spesso con la camera a mano che segue la protagonista, dando il senso della concitazione e della paura del momento, riesce a comunicare allo spettatore uno stato di ansia costante e di profondo dolore. Anche se risulta estremamente difficile e probabilmente impossibile rendere appieno sullo schermo lo strazio provato da chi, quei giorni, li ha vissuti in prima persona.
Jasmila Žbanić, autrice anche della sceneggiatura, è molto brava nel non cadere nella retorica: realizza un’opera asciutta ed essenziale, nella quale la protagonista Aida si fa idealmente portatrice del coraggio e della perseveranza che le donne di Srebrenica hanno dimostrato durante i giorni del massacro e negli anni a venire.
È stata la loro tenace ricerca dei resti dei propri cari e della verità che ha permesso di condannare i responsabili del massacro. Ricordiamo che Mladic – nel film interpretato da Boris Isaković – è stato condannato qualche anno fa dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia all’ergastolo per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Quo vadis, Aida? segue una narrazione circolare. Si apre con le immagini degli sguardi attoniti e disperati di Aida, di suo marito Nihad (Izudin Bajrović) e dei suoi figli all’interno della loro casa, qualche attimo prima che i serbi penetrino con i carrarmati in città. E si chiude con il ritorno della donna, anni dopo, nella stessa casa ormai abitata da una famiglia serba per scoprire che uno dei componenti è lo stesso militare violento e arrogante che, in una delle scene più intense del film, impone con la forza la sua presenza nell’hangar rifugio della popolazione civile, violando la regola che vieta l’ingresso di militari armati in una in una zona protetta dall’Onu.
Si conclude con una scena altrettanto toccante nella quale, anni dopo, le vedove e le figlie si trovano a dover riconoscere, magari da un particolare, i resti dei propri cari, in una raccapricciante esposizione di scheletri e oggetti appartenuti alle vittime non ancora identificate.
Al di là dei suoi pregi artistici, che sono molti, Quo vadis, Aida? ha il grande merito di mantenere viva la memoria su un episodio della nostra Storia recente che spesso, soprattutto in Bosnia fra la popolazione serba - ma, anche, in quella bosniaca - tende a venire rimosso. Eppure, ogni 11 luglio, a Srebrenica si celebra nel cimitero il ricordo di quella feroce pulizia etnica. E ogni giorno si continua a scavare, alla ricerca di resti ai quali si spera possa venir dato un nome. Perché le donne di Srebrenica, quei tragici giorni, loro li portano impressi per sempre. Come ferite profonde che non potranno mai cicatrizzarsi del tutto.
Genere: drammatico, storico
Titolo originale: Quo Vadis, Aida?
Paese, anno: Austria/Bosnia-Erzegovina/Francia/Germania, 2020
Regia: Jasmila Zbanic
Sceneggiatura: Jasmila Zbanic
Fotografia: Christine A. Maier
Montaggio: Jaroslaw Kaminski
Interpreti: Boris Isakovic, Boris Ler, Dino Bajrovic, Edita Malovcic, Emir Hadžihafizbegović, Izudin Bajrovic, Jasna Djuričić, Johan Heldenbergh, Raymond Thiry
Colonna sonora: Antoni Komasa-Łazarkiewicz
Produzione: BHRT, Coop99 Filmproduktion, Deblokada, Digital Cube, Extreme Emotions, Indie Prod, N279, ORF, Razor Film Produktion
Distribuzione: Academy Two, Lucky Red
Durata: 102'
Data di uscita: 30/09/2021