Un’opera fatta di radici e storia, quella presentata dalla regista austriaca Marie Kreutzer al Festival di Cannes 2022 e qui accolta con grande successo, tanto da ricompensare l’attrice protagonista Vicky Krieps con il Premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione.
Quella di Corsage è una Sissi lontana dai miti e dalle sceneggiature cinematografiche degli anni '50: viene chiamata sempre e solo con il suo vero nome, Elisabetta, e rappresentata per la prima volta come una donna vera.
La vicenda di Il corsetto dell'Imperatrice si svolge intorno al 1870/1880, nella pienezza dei suoi quarant’anni, e ci palesa un’Imperatrice sempre meno disposta ad accettare il suo ruolo di facciata e le inutili convenzioni di palazzo.
Una regnante che preferisce cavalcare libera nei boschi e confidarsi con la sua dama di compagnia, piuttosto che sottostare alla rigida etichetta di corte.
Siamo di fronte a una trama apparentemente piatta e con poco conflitto narrativo ma che presenta più in profondità un nuovo teorema non scritto, fondamentale per realizzare nel 2022 un film storico e in costume.
Kreutzer è in grado di riscrivere una storia già raccontata mille volte in un modo così autentico da rendere moderno e familiare un oggetto così obsoleto come un corsetto.
Per la prima volta abbiamo un ritratto così fedele di Elisabetta da risultare addirittura respingente: sono veri pezzi di storia quelli portati alla luce, come la sua dipendenza da eroina, i disturbi alimentari, i suoi numerosi amanti.
La caratterizzazione dell’intimità della Principessa è sicuramente il principale motivo del Premio ricevuto da Vicky Krieps, definita da un continuo dualismo tra tenacia e fragilità, un connubio che la rende imprevedibile e propensa a decisioni sfrontate per trovare pace in un mondo che non la rappresenta. Così delicata da catturare le attenzioni e le premure di tutti i suoi affetti ma non abbastanza da trattenere le sue relazioni.
Un nitidissimo ritratto giunge anche dall’azzeccata colonna sonora che trasporta l’intera narrazione: She was di Camille, una ballad delicata con richiami antichi e un testo forte e rappresentativo.
Elisabetta è tutto e niente allo stesso tempo: è la ribellione alle regole di palazzo, il digiuno per non prendere peso, il taglio netto dei lunghissimi capelli e il corsetto in cui si rinchiude con forza. È la brama di libertà in tutte le sue forme e il coraggio che ci vuole per ottenerla.
Fragili equilibri regolano i rapporti di Sissi con le persone che la circondano: memorabile è lo scontro/incontro con la secondogenita, la figlia a cui la regina madre è più attaccata, e che non riesce ad accettare le sue diversità perciò, preferisce adeguarsi alla vita di corte. In bilico si trova invece l’erede al trono, tra due genitori che stima quasi in egual modo, pur rappresentando modelli contrapposti, anche se le ultime parole che riferisce alla madre prima della sua partenza sono un tenero sbilanciamento: «Non lasciare che Papà ti ferisca».
Relazione regolata da scontro e complicità, è quella con l’Imperatore consorte Francesco Giuseppe, che Elisabetta, pur continuando a riconoscere il rapporto che li lega dopo i tanti anni passati insieme, disprezza perché le attribuisce soltanto un ruolo di rappresentanza. Con lui vi sono scambi di gentilezze e dissidi che svelano la realtà della vita a corte al fianco di un regnante.
La regista, come se possedesse un mazzo di carte vincenti, le gioca tutte e ognuna al momento propizio, riuscendo ad allontanarsi da ogni luogo comune che può rischiare di contaminare il suo film.
La fotografia è straordinaria, soprattutto nelle sequenze iniziali, passando da una compostezza che richiama i quadri d’epoca, al disordine e al caos tipico della vita delle anime tormentate. Kreutzer utilizza anche degli stratagemmi visivi del realismo magico: per esempio, in alcune scene la stanza del palazzo si comprime al punto tale da costringere la protagonista ad abbassare la testa, metafora della soffocante realtà in cui è immersa.
Altro brillante dettaglio si trova nelle ambientazioni: nei diversi viaggi compiuti dalla Regina, le dimore che visita sono presentate senza alcun restauro, fatiscenti, con muri crepati e finestre rotte, come a voler rappresentare la decadenza della monarchia, che ben presto soccomberà, anche a causa delle misure prese dall’Imperatore ignorando i saggi consigli della consorte.
Sissi resta una vera e propria eroina romantica, ma stavolta il suo personaggio sdogana i pregiudizi legati alle figure femminili di corte ed esplode con grazia in un fantastico finale tragico, proprio come lei.
Corsage, grazie alle sue note rock e contemporanee, si dimostra un punto di inizio per il cinema storico e in costume a cui bisognerà attingere. La speranza è che, abbandonando le leggende ormai superate, l’immagine dell’Imperatrice Sissi diventi fedele a quella rappresentata da Vicky Krieps: quella di una Regina ribelle e saggia che, proprio come recita la colonna sonora: «Quando era a casa era un cigno, quando usciva era una tigre, e le tigri quando sono in natura non sono più legate a nessuno».
Genere: biopic, drammatico, storico
Titolo originale: Corsage
Paese, anno: Austria/Francia/Germania/Lussemburgo, 2022
Regia: Marie Kreutzer
Sceneggiatura: Marie Kreutzer
Fotografia: Judith Kaufmann
Montaggio: Ulrike Kofler
Interpreti: Aaron Friesz, Alma Hasun, Colin Morgan, Finnegan Oldfield, Florian Teichtmeister, Jeanne Werner, Katharina Lorenz, Lilly Marie Tschörtner, Manuel Rubey, Rosa Hajjaj, Vicky Krieps
Colonna sonora: Camille
Produzione: Arte France Cinéma, Film AG Productions, Kazak Productions, Komplizen Film, ORF Film/Fernseh-Abkommen, Samsa Film, ZDF/Arte
Distribuzione: Bim Distribuzione
Durata: 113'
Data di uscita: 07/12/2022