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Maestro (2023), la recensione: Bradley Cooper e Carey Mulligan in un biopic che è la storia di un matrimonio

13/12/2023 02:00

Giorgia Fanari

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Maestro (2023), la recensione: Bradley Cooper e Carey Mulligan in un biopic che è la storia di un matrimonio

La vita di Leonard Bernstein, musicista, compositore e direttore d’orchestra.

Un biopic che, in realtà, è la storia di un matrimonioMaestro, seconda regia per Bradley Cooper (dopo A star is born), arriva dal 6 dicembre in cinema selezionati e dal 20 dicembre su Netflix, portando sullo schermo la vita di Leonard Bernstein, musicista, compositore e direttore d’orchestra (interpretato dallo stesso Cooper) ma senza spiegarne a fondo il suo percorso artistico.  

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Al centro del film c’è, infatti, il suo rapporto con l’attrice Felicia Montealegre Cohn Bernstein (resa da una splendida Carey Mulligan) che sposa nel 1951 e con cui avrà tre figli: Jamie, Nina e Alex.  

Un amore non convenzionale e sincero, pieno di affetto, di musica e di arte, ma anche di solitudine e depressione, che dura una vita, dagli anni Quaranta agli anni Ottanta, e il cui scorrere del tempo è scandito dalla fotografia di Matty Libatique. 

 

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Tutta la prima parte è girata in bianco e nero, con tanto di momenti musical e onirici per raccontare i primi successi artistici e l’innamoramento; la seconda parte, ambientata dopo gli anni ‘60 e in seguito all’arrivo di West Side Story a Broadway (di cui Leonard Bernstein compose le musiche), è invece a colori. 

 

Di colpo, il film diventa più rude e realistico, anche nei temi e nei dialoghi, puntando i riflettori sulla difficoltà per la coppia di gestire il rapporto, a causa - solo in parte - della consapevolezza della bisessualità di Bernstein, ma soprattutto della scelta del compositore di dedicarsi più a sé stesso e alla ricerca della giusta ispirazione artistica, nonostante la convinzione di “amare troppo” chi lo circonda.

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Il film diventa così un rollercoaster tra gli alti e i bassi che hanno segnato la vita di una coppia tanto straordinaria quanto ordinaria come quella dei Bernstein, in cui il ruolo di Felicia emerge come fondamentale: è lei, infatti, che con pazienza e comprensione, indica la direzione a Leonard quando quest’ultimo sembra perdersi tra i suoi fantasmi e le sue note. 

Carey Mulligan riesce a rendere l’essenza di questa donna straordinaria, mostrando l’amarezza di essere in parte relegata all'ombra di una figura titanica con una personalità complessa come quella del marito. 

 

C’è una scena, in particolare, che restituisce questa immagine: Leonard che dirige l’orchestra e la sua ombra investe tutto il palco. Questa ombra investe anche Felicia, che assiste allo spettacolo in silenzio, immobile, da dietro le quinte. Tutta questa dedizione e questo amore Leonard li prende, li fa suoi, li porta con sé, nonostante i fumi, la droga e il successo che lo allontanano dalla famiglia. 

 

Bradley Cooper - forse votato al ruolo dell’artista “dannato” - è a tratti irriconoscibile, grazie al trucco curatissimo di Kazu Hiro che trasforma l’attore nel sosia di Bernstein, decennio dopo decennio: nel complesso, sono state previste cinque fasi di trucco prostetico, così da rappresentare le diverse tappe dell'invecchiamento del compositore, dalla gioventù fino all'anzianità. 
 

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Prodotto da Martin Scorsese, Bradley Cooper, Steven Spielberg, Fred Berner, Amy Durning e Kristie Macosko Krieger, Maestro conta nel cast anche Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, Josh Hamilton, Scott Ellis, Gideon Glick, Sam Nivola, Alexa Swinton e Miriam Shor.  

 

La colonna sonora è ovviamente costellata di pezzi composti e diretti da Bernstein, tra brani noti e altri più di nicchia che accompagnano sapientemente i vari momenti della storia. Da brividi la scena in cui Bernstein, adulto e da anni separato dalla moglie, dirige la messa cantata all’interno di una chiesa: la macchina da presa che segue i movimenti del direttore d’orchestra, restituendo la frenesia e l’emozione del Maestro trascinato dalla sua ispirazione artistica. Ma anche qui, è tutto funzionale al suo rapporto con Felicia: lei è lì, e questo segna un riavvicinamento tra i due, che poi rimarranno l’uno accanto all’altra fino alla morte di lei, per tumore. 

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Come regista, Cooper dirige - è proprio il caso di dirlo - un’orchestra quasi perfetta: in particolare, la sua alchimia con Carey Mulligan funziona, dagli sguardi ai gesti. 

 

Una storia prevedibile e imprevedibile al tempo stesso, che coinvolge lo spettatore per quasi tutta la durata del film - forse qualche inciampo a metà, dove si sbrodola un po’ troppo - e che non risulta (quasi) mai stucchevole. Per niente didascalico il modo di raccontarla, richiedendo allo spettatore un piccolo sforzo di concentrazione e di immaginazione, per colmare gli inevitabili salti temporali. Da vedere, prima che in tv, anche al cinema, dove si apprezza sicuramente di più la scelta del regista di girare su pellicola usando un formato in 35 mm. 


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Genere: biopic, drammatico

Paese, anno: USA, 2023

Regia: Bradley Cooper

Sceneggiatura: Bradley Cooper, Josh Singer

Fotografia: Matthew Libatique

Montaggio: Michelle Tesoro

Interpreti: Alexa Swinton, Bradley Cooper, Carey Mulligan, Gideon Glick, Josh Hamilton, Matt Bomer, Maya Hawke, Miriam Shor, Sam Nivola, Sarah Silverman, Scott Ellis

Produzione: Amblin Partners, Fred Berner Films, Lea Pictures, Sikelia Productions

Distribuzione: Netflix

Durata: 129'

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