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«Il mio film è una commedia dolceamara che parla di precarietà»: intervista a Claudio Pauri, giovane regis

30/05/2024 16:13

Matilde Migliosi

Intervista, Film Commedia, Film Italia, Claudio Pauri,

«Il mio film è una commedia dolceamara che parla di precarietà»: intervista a Claudio Pauri, giovane regista al suo esordio con La spiaggia dei gabbiani

In occasione dell'uscita in sala del suo primo lungometraggio, intervista al giovane regista Claudio Pauri.

Dopo la presentazione al Festival del Cinema di Venezia 2023,  e in occasione dell'uscita in sala del suo primo lungometraggio, il giovane regista Claudio Pauri ci racconta il suo lavoro e la sua idea di cinema.

Dopo la presentazione al Festival del Cinema di Venezia 2023, nella sezione Film Commission, è prossimo all’uscita in sala il primo lungometraggio del 24enne esordiente Claudio Pauri. Dopo il suo ultimo cortometraggio, premiato al Cinecibo film Festival e al Kinogramm Festival di San Pietroburgo, il regista anconetano torna nella sua città natale e si lega alla casa di produzione Guasco SRL, unione da cui nasce il film La spiaggia dei gabbiani.


La trama è questa: un gruppo di amici trentenni, vecchi compagni di scuola, organizza una gita in barca a vela nella riviera del Conero, alla nostalgica ricerca della leggerezza della gioventù. Quell’atmosfera, però, non si può recuperare, e i personaggi sono costretti ad affrontare i problemi e le frustrazioni del loro decennio, che esploderanno definitivamente con la scoperta di un intruso a bordo. Il giovane regista ci racconta del suo lavoro.

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Com’è stato il ritorno ad Ancona con una cinepresa in mano?

 

Venivo da esperienze cinematografiche indipendenti, sempre realizzando cortometraggi, e cercavo qualcuno che condividesse il mio stesso punto di vista. Una volta tornato ad Ancona, ho avuto la fortuna di incontrare la casa di produzione Guasco SRL, che ha messo a disposizione la propria esperienza a registi emergenti come me. Volevo scrivere della mia città, quasi mai raccontata al cinema (a parte La stanza del figlio, film di Nanni Moretti ambientato ad Ancona), poi mi è stato affidato questo progetto che ha generato in me delle riflessioni, soprattutto sul mare, che poi è diventato il filo conduttore del film. Il mare, rappresentazione sia dell’instabilità che della libertà, una distesa sconfinata che ridimensiona il singolo e i suoi problemi. Altro elemento che richiama queste sensazioni, è il vento che fa muovere la barca e permette, così, di lasciarsi tutto alle spalle.

 

Come si modella l’immagine del mare nel tuo film?

 

Il mio film è una commedia dolceamara e parla soprattutto di precarietà. I personaggi sono dei 30enni persi in un’età dove non si è né giovani né adulti. La storia trasmette sia irrequietezza che leggerezza. L’idea iniziale era quella di realizzare un Decameron in barca a vela, quindi in un luogo senza via di fuga, e da qui mi sono divertito a creare le sfumature dei 9 personaggi con la sceneggiatrice Giulia Betti. La gita in barca sarebbe dovuta durare a lungo ma in realtà finisce dopo un solo giorno a causa di un evento inatteso. Abbiamo qui voluto rappresentare degli archetipi umani in modo ironico, traendo ispirazione anche dalla nostra esperienza personale. Centrale è sapersi prendere poco sul serio nonostante la frustrazione e il pessimismo prodotti dalla nostra società. Alcuni personaggi sono abbastanza stereotipati: c’è lo sfigato, l’uomo di successo, chi non ha ambizioni, ma nessuno di loro è veramente positivo o negativo, perché il confine tra questi due estremi è davvero sottile.

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Il tuo film è corale e il cardine è il tempo che passa, proprio come nel film della Cavani L’ordine del tempo. Come collochi il tuo film in questo filone?

 

La trasformazione delle cose mi ha sempre incuriosito, è cruciale il momento di passaggio. Il film vuole comunicare il forte legame col passato presente in ognuno di noi, che spesso rappresenta un ostacolo per la realizzazione del futuro. Per questo i conflitti dei personaggi che hanno la paura, tipica di questa generazione, del trascorrere del tempo, non hanno una risoluzione.

Mi sembra che il tema della sostenibilità ambientale sia centrale nella vicenda.

 

Una delle protagoniste lavora al CNR (Istituto di ricerca di biologia marina) e, nei suoi dialoghi, è evidente la grande importanza della sostenibilità ambientale che è anche la sostenibilità nella nostra vita che vuole porre allo spettatore delle riflessioni, ma sempre in tono leggero.

Quanta importanza ha la territorialità nel tuo film rispetto ai personaggi?

 

Il territorio di Ancona e del Conero è una scenografia naturale potentissima, anche se il vero fulcro della storia restano i personaggi e le loro dinamiche di re

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