Esiste un modo giusto di amare? L’invenzione di noi due, pellicola diretta da Corrado Ceron dall’omonimo romanzo di Matteo Bussola, pone al centro della storia questo interrogativo. Perché una relazione finisce? Perché una ne comincia?
Milo (Lino Guanciale) e Nadia (Silvia D’Amico) “si conoscono” a scuola attraverso messaggi e mezze frasi vergate sui banchi delle aule.
È un incontro letterario, che non ha nulla di fisico.
Sul finire dell’anno scolastico, Milo scrive il suo numero di telefono affinché Nadia possa contattarlo; succede tuttavia che il bidello, rassettando le aule, cancelli i messaggi dei due ragazzi. Milo e Nadia si ritroveranno più in là con gli anni per caso, a una festa; con l’ausilio delle frasi utilizzate all’epoca sui banchi, infilate nei discorsi che si scambiano durante il buffet, si riconosceranno e si ritroveranno.
Milo fa l’architetto, un lavoro mal pagato che lo indurrà a ripiegare sul mestiere di chef nel ristorante dell’amico Carlo (Emanuele Fortunati). Nadia lavoricchia qua e là in agenzie pubblicitarie, scrive necrologi per racimolare qualche soldo e intanto sogna di diventare scrittrice. Sono diversi ma, in realtà, molto simili: è la fragilità che fa da filo connettore. Milo da bambino è sempre stato il più debole, il più introverso, anche se a proteggerlo c’era suo fratello Marco (Francesco Montanari). Nadia frequenta poca gente, fra cui un’amica - Martina (Elisabetta De Gasperi) - che lavora in una biblioteca ed è malata di cancro.
Il film ruota tutto attorno alla metafora del labirinto: si apre anche proiettando il labirinto di un giardino, riproposto successivamente verso il finale. «È spaventoso come un uomo e una donna possano perdersi» e ancora «Ho cominciato a scrivere a moglie quando l’avevo perduta per sempre»: a pronunciare queste parole è Milo, voce narrante della storia. Milo è ancora innamorato di Nadia, ma lei non più perché ha bisogno “di idee buone”; la donna vive in parallelo con la sua scrittura, ovvero fa in modo che le capiti quello che può accadere a un suo personaggio.
Per riconquistarla Milo si reinventa, diventa egli stesso un personaggio: servendosi del vecchio metodo utilizzato sui banchi di scuola, le scrive mail con lo pseudonimo di Antonio. La tattica funziona e avrà un esito del tutto imprevedibile.
L’invenzione di noi due racconta la fine di un amore e lo fa raccontando la vita come se fosse un romanzo.
Guardare il film è come leggere il libro di Bussola: le pause, i dialoghi a effetto, il susseguirsi delle scene, la scelta di come impostare certe scene e i dettagli da inserire dentro le scene rendono il film un libro che prende vita attraverso lo schermo. Le emozioni vibrano, si fanno sentire sotto pelle e inducono a fare un’analisi sul concetto dell’amore e di equilibrio.
Ciò è reso possibile soprattutto dalla bravura degli attori: ritroviamo Guanciale, ben calato nella parte di un personaggio che si sente un po’ fuori posto e inadatto a gestire un sentimento ancora così vivo; D’Amico è sfuggente, non ben inquadrata, all’altezza di un personaggio come Nadia, di indole incostante ma anche molto volitiva. Infine c'è uno straordinario Francesco Montanari, che non delude mai: qui è bravissimo a vestire i panni di un fratello dal carattere rude ma generoso.
La pellicola, come dicevamo nella premessa, trascina con sé molti interrogativi e si propone di sondare il mistero dell’amore.
Cosa vuol dire amare, il tempo dell’amore è sempre uguale, in che misura cambia in rapporto al soggetto che prova il sentimento, come si fa a stabilire se si è all’altezza di un amore e se si è la persona giusta?
Non occorre aver letto il libro per godersi il film: la bellezza di questa trasposizione sta nel ricreare perfettamente su schermo la magia delle pagine del romanzo. Del resto Corrado Ceron, guidato nella sceneggiatura dallo stesso Bussola (con Paola Barbato, Valentina Zanella e Federico Fava), ha saputo restituire il messaggio del romanzo - rendere taumaturgico un momento buio della vita di coppia - in maniera tenera, malinconica, ingenua e anche rivoluzionaria.
Non si sofferma a spiegare i fattori psichici, sociali, culturali ed economici che portano alla rottura di una relazione ma semplicemente ricostruisce il tutto tornando allo stato d’origine, ripartendo dall’inizio. Reinventando e ricreando con le ceneri di un amore consunto, perché, come affermava Luciano De Crescenzo, «Ci si ama quante volte occorre, quante volte occorre per essere felici».
Genere: sentimentale
Paese, anno: Italia, 2024
Regia: Corrado Ceron
Interpreti: Lino Guanciale, Silvia D’Amico, Francesco Montanari, Paolo Rossi, Diego Facciotti, Emanuele Fortunati, Elisabetta De Gasperi
Sceneggiatura: Matteo Bussola, Paola Barbato, Federico Fava, Valentina Zanella
Montaggio: Davide Vizzini
Musiche: Lorenzo Tomio, Pasqua Maddalena
Fotografia: Massimo Moschin
Durata: 110 min
Distribuzione: Be Water Film in collaborazione con Medusa Film
Produzione: k+
Data di uscita: 18 luglio 2024