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Sotto le foglie (2024), la recensione del film di François Ozon tra thriller e dramma familiare

04/04/2025 17:00

Claudio Cinus

Recensione Film, Festival, Berlinale, Film Drammatico, Film Francia, François Ozon, Film Thriller,

Sotto le foglie (2024), la recensione del film di François Ozon tra thriller e dramma familiare

Nell'abbinamento tra le età della vita e le stagioni, all'autunno è toccata la vecchiaia: ne parla Sotto le foglie, il nuovo film di François Ozon.

Nell'abbinamento tra le età della vita e le stagioni, all'autunno è toccata la vecchiaia. Sotto le foglie, il nuovo film di François Ozon, in francese si intitola Quand vient l'automne: il periodo dell'anno in cui parte la vicenda e la stagione della vita della protagonista coincidono come a voler suggerire, ingannevolmente, che il tema principale sia proprio il progressivo invecchiamento della protagonista. 

Sotto le foglie, la trama del film con François Ozon

Michelle (Hélène Vincent), una pensionata delle campagne della Borgogna, trascorre la maggior parte del tempo da sola, o con l'amica di vecchia data Marie-Claude (Josiane Balasko): è autosufficiente, guida ancora l'automobile, trascorre molto tempo all'aria aperta. Ma ogni volta che la macchina da presa indugia sulle esitazioni del suo volto con lo sguardo perso nel vuoto, e pare che per qualche istante dimentichi dove sia e cosa stia facendo, si intuiscono i segni inequivocabili di una progressiva perdita di lucidità intellettiva. 

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Una paura che investe direttamente la stessa Michelle quando, per errore, cucina dei funghi velenosi che quasi uccidono sua figlia Valérie, in visita a casa sua assieme al suo amatissimo nipote Lucas. 

È proprio questo incidente, scatenando la reazione violentemente risentita di Valérie nei confronti della madre, a indirizzare il film verso un percorso completamente diverso fino a trasformarlo in un imprevedibile polar campestre che affronta il conflitto morale tra le buone intenzioni e le cattive conseguenze.

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Un film sulla memoria

Se Michelle ha una figlia che la odia, Marie-Claude ha un figlio in prigione, Vincent, del cui passato turbolento non viene rievocato molto neppure quando viene rilasciato. Una giovane donna depressa e divorziata, un giovane uomo pregiudicato e senza progetti per il futuro: Michelle e Marie-Claude non possono fare a meno di sentirsi in parte responsabili dei fallimenti dei loro eredi, perché è nel loro passato comune che possono trovarne una possibile ragione. Michelle, che teme di avere problemi nella memoria a breve termine e nelle sue capacità cognitive, è condannata invece a non poter dimenticare i suoi peccati, soprattutto perché causano l'ostilità della figlia che la punisce con crudeltà allontanandola dal nipote. 

 

Superare o rimuovere memorie antiche e recenti diventa il modo più naturale per inventarsi un futuro in discontinuità; o addirittura, per plasmare una nuova famiglia allargata che sia di conforto rispetto alla paura della solitudine.

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Già dalla prima scena dentro una chiesa, Michelle si identifica come peccatrice, ma anche come meritevole di perdono cristiano. Quando le colpe delle madri ricadono sui figli, però, è anche da essi che deve arrivare il perdono. Il confronto generazionale è ben delineato anche nel modo in cui gli interpreti manifestano diversamente il peso delle proprie colpe: le madri con composta dignità, i figli non assumendosi alcuna responsabilità. Nel ruolo di una spenta Valérie, che sembra rifiutare la vita con la stessa forza con cui l'anziana madre Michelle se ne aggrappa, Ozon ha scelto un'attrice a cui contribuì a lanciare la carriera, Ludivine Sagnier, con la quale tuttavia non lavorava da vent'anni. 

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Pierre Lottin in un ruolo eccezionale

Questo film, però, conferma soprattutto l'ascesa di Pierre Lottin, che per il ruolo di Vincent ha ottenuto il premio di miglior attore non protagonista al 72° Festival di San Sebastián e, sempre nel corso del 2024, si era già fatto notare per la sua partecipazione a L'orchestra stonata. Lottin ha una recitazione spontanea e virile, che talvolta lascia trapelare una spiccata sensibilità, perfetta per un ex galeotto troppo spesso incapace di controllarsi più che davvero violento; ma ha mostrato anche notevoli doti comiche fuori dal set, a San Sebastián, durante i discorsi di ringraziamento per sé e per conto dei due sceneggiatori assenti, anch'essi premiati dalla giuria.

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Un polar che è anche thriller e dramma familiare

La sceneggiatura, scritta da Ozon assieme a Philippe Piazzo, riesce a mescolare abilmente l'implacabilità di un dramma familiare e le sorprese di un thriller anche perché, giocando consapevolmente con la premessa delle amnesie vere o presunte dei personaggi, si sceglie di omettere alla vista degli spettatori alcuni fatti cruciali in modo che non sia possibile avere certezza di ciò che sia accaduto; per lo stesso motivo non ci si affida mai neppure ai flashback, nonostante gli eventi passati abbiano grande rilevanza. 

 

Dimenticare fa il paio con nascondere, e permette anche di immaginare: è più facile e rassicurante dialogare coi propri fantasmi, che con le persone reali. Dimenticare è anche un modo per assolversi dalle proprie colpe: con l'illusione, però, che il futuro senza più il fardello della memoria possa essere più fortunato per tutti. 


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Genere: drammatico, thriller

Paese, anno: Francia, 2024

Regia: François Ozon

Interpreti: Hélène Vincent, Josiane Balasko, Ludivine Sagnier, Pierre Lottin, Garlan Erlos, Sophie Guillemin, Malik Zidi, Michel Masier

Sceneggiatura: François Ozon

Fotografia: Jérôme Alméras

Montaggio: Anita Roth

Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine

Produzione: FOZ

Distribuzione: BIM Distribuzione

Data di uscita: 10 aprile 2025

Durata: 102'


 

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