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Cloverfield

29/03/2008 12:00

Leonardo Piva

Recensione Film, Catastrofico, Cloverfield,

Cloverfield

Finalmente è arrivato in Italia uno dei fenomeni cinematografici più attesi di quest’anno...

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Finalmente è arrivato in Italia uno dei fenomeni cinematografici più attesi di quest’anno. L’idea di fondo è quella che solo un grande produttore può avere: J.J. Abrams (Lost) unisce l’aspetto voyeuristico sempre più dilagante nel terzo millennio (colpa o merito di You Tube o reality show non è importante), ai traumi e paure post-“11 settembre” dell’America contemporanea, all’ossessione e all’attenzione perversa che le catastrofi attirano. La prima strada è sicuramente il punto di forza dell’operazione, anche perché la seconda non brilla certo per originalità, ma se uniamo questo mix di recenti “fobie” ad un viral marketing veramente ben fatto ed efficace ecco che si spiega l’enorme hype che questo film ha suscitato, dando veramente l’impressione di trovarci di fronte ad un piccolo gioiellino cinematografico.


La pellicola dell’esordiente Matt Reeves non riesce tuttavia a rendere piena giustizia alla brillante idea di base. La storia viene documentata da un video amatoriale (il filmato, nella finzione del film, è finito nei nostri cinema grazie al “ritrovamento” fortuito dello stesso) girato dai protagonisti, che segue, passo per passo, ogni decisione o stato d’animo del piccolo gruppo di amici, mentre New York viene velocemente distrutta da un mostro di sconosciuta provenienza (sostanzialmente perfetto: inquietante, sfuggente ed enorme). La pellicola riesce a toccare vertici di dinamismo e di adrenalina sicuramente notevoli: assolutamente spettacolari e torrenziali le invasioni nelle strade dei militari con tanto di lancio di missili in piena Manhattan, ma soprattutto di grande tensione il salvataggio dell’ex fidanzata del protagonista, in un grattacielo in bilico. È sicuramente apprezzabile la volontà di Reeves di mantenere quasi sempre sullo sfondo il mostro, dando la precedenza all’emotività dei personaggi nonostante i limitanti vincoli a cui la pellicola è obbligatoriamente sottoposta: sostanzialmente è la storia di un giovane che vuole salvare la ragazza che ama dalla catastrofica distruzione di Manhattan. Purtroppo però i difetti ci sono e pesano davvero nell’economia del film. Gravano nel ritmo del film le frequenti pause che si prende l’improvvisato cameraman, nei quali vengono mostrate pochi secondi di vecchi filmati – piccoli momenti di perfetta antitesi uniti a ricordi felici e sereni – che non riescono assolutamente nell’intento di aggravare la situazione portante né caricare il pathos della pellicola. Altro punto dolente purtroppo è l’esiguo mistero visivo riguardante il mostro, tenuto segretissimo durante la promozione del film, viene mostrato dopo pochi minuti, venendo meno anche alla vena di blockbuster atipico, e strizzando l’occhio ad altri film di questo genere in cui mostrare diventata quasi l’imperativo, senza tener conto che il non detto, come il non visto, se usati nella maniera opportuna possono risultare delle armi potentissime.


Cloverfield risulta essere comunque un film intraprendente e di sicuro coinvolgimento; negli uffici della Paramount si parla già del sequel.


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