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Cinquanta sfumature di grigio

18/02/2015 12:00

Antonella Sugameli

Recensione Film, Film Drammatico, Film Erotico, 50 sfumature,

Cinquanta sfumature di grigio

Cinquanta sfumature di grigio non è il primo romanzo a essere trasposto cinematograficamente ma l'opera di E...

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Cinquanta sfumature di grigio non è il primo romanzo a essere trasposto cinematograficamente ma l'opera di E. L. James, i cui diritti sono stati venduti in oltre cinquanta paesi, complice il passaparola, ha suscitato clamore e curiosità, diventando un campione di incassi al botteghino. La descrizione della relazione erotica di tipo sado-masochistico (in gergo BDSM) che lega Anastasia a Mr. Grey ha conquistato prima i lettori e ora gli spettatori. Le donne sposano i bravi ragazzi, ma vogliono essere sedotte da quelli cattivi. Questo viene da pensare vedendo le code interminabili al cinema per la prima del film diretto da Sam Taylor-Wood. Cinquanta sfumature di grigio non è solo un fenomeno culturale, ma potrebbe essere altresì studiato come caso sociologico e di costume.


Anastasia Steele (Dakota Johnson) è una laureanda in letteratura inglese che conosce per una fortuita coincidenza il miliardario Christian Grey (Jamie Dornan): quando la sua migliore amica Kate si ammala, ad Anastasia viene chiesto di sostituirla per intervistare il seducente Grey, giovane rampollo dell’alta società divenuto miliardario all’età di soli ventisette anni. Anastasia non sa cosa l’attende dopo quel primo incontro.


Perfino nelle favole di Fedro la morale si trova sempre alla fine. Immaginare la protagonista come l’agnello della famosa fiaba è facile: la preda di un lupo in attesa di possedere per sé soltanto la sua vittima. Anastasia è vergine, non ha mai amato nessun uomo e nessun uomo l’ha mai amata. Sarà nelle mani del bel tenebroso e accattivante Mr. Grey che scoprirà non solo i suoi limiti, ma farà luce anche su quelli del suo partner. In amore i ruoli fissi non esistono e anche il carnefice - a volte - può essere vittima, fuggire o lasciare andare la parte migliore di sè. Christian e Anastasia sono due ragazzi provenienti da mondi diametralmente opposti: lui è ricco, arrogante, superbo; lei è schiva e ingenua. Si riconoscono simili eppure diversi già dal primo sguardo ed è il desiderio la lingua che permette loro di esprimersi senza parlare. «La parola è una potente signora che, pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile, compie le opere più divine», scriveva Gorgia nella seconda metà del V secolo a.c.


Nel film la sceneggiatura di Kelly Marcel non brilla per ritmo, intensità e contenuto: se ne riconoscono i sofismi di una corrente commerciale, il cui obiettivo è essere fruibile da tutti, a scapito di una profondità di cui si avverte l’assenza. Specialmente, se confrontata con una pellicola dai toni molto più forti, ma estremamente concettuale, come Nymphomaniac di Lars Von Trier. I protagonisti comunicano attraverso mugolii, sguardi, frasi appena accennate, muscoli e labbra turgide. Il corpo comunica il corpo: è il prevalere del linguaggio non verbale su quello verbale che consente a Christian di interpretare i gesti di Anastasia, anticipandone l'interpretazione prima di qualsiasi spiegazione e appagandone fisicamente le aspettative. Il corpo soddisfa il corpo. Tutto si fa materia: i bolidi parcheggiati in casa, il lusso sfrenato, il velivolo di proprietà della Grey Corporation. Fatta eccezione per le musiche di Danny Elfman, visivamente Cinquanta sfumature di grigio è un tripudio di ostentazione e di bello. Gli antichi greci - e non solo loro - avrebbero avuto da ridire: bello sì, ma in un mondo patinato e finto in cui manca il Giusto, inteso come sinonimo di proporzione e di misura.


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