Era il 1962 quando la prima trasposizione cinematografica di 007 – Licenza di uccidere, celebre romanzo di Ian Fleming, venne proiettata sul grande schermo. Il fascino del protagonista James Bond e la sua intrepida capacità d’azione entrarono immediatamente nell’immaginario collettivo e portarono gli studios hollywoodiani a realizzarne numerose versioni. Dopo 53 anni di successi, il regista Sam Mendes - già autore dell’apocalittico Skyfall - torna a dirigere il Bond di Daniel Craig in 007 - Spectre: una pellicola nostalgica, adrenalinica e altisonante che raccoglie spunti e stimoli dei capitoli precedenti per svelare freudianamente il lato umano del suo eroe a sangue freddo. Dopo la sua ultima missione, James Bond (Daniel Craig) si reca in Messico per sventare un attentato internazionale e uccidere il pericoloso criminale Sciarra. Raggiunta l’Italia per presiedere al funerale dell’uomo, l’agente 007 scopre l’esistenza dell’organizzazione SPECTRE che intende distruggere tutti i sistemi di sicurezza del mondo con l’obiettivo di dominarlo. Guidato da M (Ralph Fiennes), Q (Ben Whishaw) e Moneypenny (Naomie Harris), Bond trova la giovane Madelain Swamm (Lea Seydoux) e la convince ad aiutarlo a rintracciare Frank Oberhauser (Christoph Waltz) per infiltrarsi nel cuore di SPECTRE e distruggerla dall’interno. Mascherato da scheletro danzante, Bond passeggia per le affollate strade messicane, si insinua nei vicoli tortuosi e si arrampica sui tetti di alberghi eleganti per ascoltare conversazioni riservate e nocive. Bloccando i suoi avversari tramite scazzottate aeree, scontri acrobatici e combattimenti coreografici, l’agente segreto li insegue tra dirupi e macerie, scopre i loro segreti e li distrugge nel corpo e nella mente. Per evitare che gli incidenti internazionali causino milioni di vittime innocenti, si tramuta in un giustiziere solitario, avventato ed estremamente pericoloso che mette in discussione l’etica e la moralità sociale. In questo modo, i fantasmi del passato, che infestavano i suoi incubi e i suoi ricordi, iniziano a condizionarne le azioni presenti e a modificarne il comportamento in modo imprevedibile. Senza rendersene conto, dunque, egli si toglie la maschera e si palesa mostruosamente fragile nella sua umanità, piena di dubbi, di paure e di aspettative. Sorseggiando un Vodka Martini “agitato ma non mescolato” e alla guida di un’Aston Martin altamente tecnologica (ma non ancora futuristica), Bond si presenta come un eroe moderno e innovativo, intrappolato in un passato tanto amato quanto odiato, che si rivela semplicemente lo specchio deforme del suo presente. La vicenda viene immortalata da una fotografia vintage e malinconica, ma Mendes intarsia ogni fotogramma di barocchi virtuosismi registici che vantano frenetiche carrellate a seguire, prorompenti riprese a strapiombo e vertiginose panoramiche aeree. Accompagna personalmente il protagonista nel suo viaggio dantesco verso la redenzione, gli si avvicina, lo assiste nei momenti difficili e, sebbene sia come un aquilone che volteggia in un uragano, gli garantisce sostegno ed empatia rendendo 007 - Spectre la mera chiave di volta dell’intera saga.