Tank (Dane Cook) è un ragazzo affascinante, spigliato, simpatico, ma soprattutto con una capacità fuori dal comune: farsi odiare dalle donne. Dustin (Jason Biggs) , classico giovane complessato ed impacciato, è follemente innamorato di Alexis (Kate Hudson). Dopo cinque settimane di corteggiamenti però Dustin diventa ossessionato dai propri sentimenti nei confronti di Alexis ed i due si allontanano. Disperato chiede un insolito favore al suo migliore amico Tank: far passare alla ragazza dei suoi sogni una serata da incubo per spingerla nuovamente tra le sue braccia. Ma le cose non vanno esattamente come da pronostico… Diretto da Howard Deutch (autore dello spassoso Le Riserve con Keanu Reeves nelle vesti di un decadente giocatore di football americano in cerca di gloria), La ragazza del mio migliore amico è una commedia che segue senza tanti stravolgimenti il filone della comicità demenziale basata su canonici doppi sensi e sull’incapacità umana di mostrare con convinzione i propri sentimenti. Il film del regista statunitense si infrange sin dalle prime scene sul grande, enorme scoglio della banalità e della mancanza di fantasia. My best friend’s girl, infatti, non aggiunge nulla di nuovo al cinema comico, anzi Deutch riesce nell’intento di fare non uno, ma due passi indietro, scegliendo di affidare le sorti della vicenda ai classici imbranati cronici, e farli interagire tra doppi sensi ed una mal celata volgarità (alla American Pie per intenderci), il tutto accompagnato da corteggiatori spietati col cuore tenero, che ricordano vagamente Hitch. La sceneggiatura dell’esordiente Jordan Cahan non scade però in tutti i suoi elementi, lasciando comunque emergere delle buone sequenze romantiche dal sostrato comico. Unico elemento che rivitalizza la pellicola e la fa risorgere dalla monotonia del déjà -vu è il fenomeno comico del momento: Dane Cook. Il cabarettista americano riesce a spaziare su più generi non fossilizzandosi solamente sul lato prettamente ironico della pellicola, ma interpretando in maniera più che convincente un personaggio a tutto tondo che trova nell’ilarità una semplice via di fuga dai personali problemi emotivi. Stessa cosa non può dirsi di Jason Biggs, ormai ingabbiato nell’insicuro Jim Levenstein di American Pie, o Kate Hudson che, nonostante la buona interpretazione, non va oltre le aspettative; mentre Alec Baldwin, a discapito del minutaggio concessogli, interpreta splendidamente uno spassoso genitore non convenzionale. Insomma un film che sicuramente non riesce ad incidere come vorrebbe ma che, forte anche del periodo di uscita, si lascia guardare strappando non più di qualche sorriso.