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Mar nero

27/03/2017 11:00

Angelica Tosoni

Recensione Film,

Mar nero

Ecco il cinema italiano che ci piace

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Preoccupato per la madre anziana e vedova, il figlio di Gemma cerca una badante che le stia accanto. Angela è una giovane donna rumena che vive in Italia per potere guadagnare abbastanza e tornare in Romania con la propria famiglia. Gemma, costretta a condividere la propria casa e il proprio spazio, con la ragazza, dapprima si mostra diffidente e scontrosa, ma poco a poco si lascia conquistare dalla gentilezza di Angela. Tra le due donne nasce un rapporto d’affetto e di amicizia. Tutto sembra procedere tranquillamente, fino a quando giunge la notizia che il marito di Angela, rimasto in Romania, è scomparso. La donna decide di tornare in patria e Gemma decide di accompagnarla.


Ecco il cinema italiano che ci piace, il cinema che parla sottovoce e che racconta piccole storie che hanno molto da dire. Mar Nero di Federico Bondi ha un’origine biografica e si vede, si intuisce dalla premura che il regista mostra nei riguardi delle protagoniste. L’attenzione ai dettagli, apparentemente senza rilevanza, rivela il piano intimo di un film che sembra essere l’ultimo erede delle intuizioni del neorealismo. Non si tratta d’imitazione, ma di rivisitazione; la leggerezza del mezzo digitale non invade e lascia che la verità delle emozioni trattenute, del non detto, della pudicizia, dell’imbarazzo, del tradimento e della speranza traspaia in ogni fotogramma. Il racconto si snoda senza scossoni, piano piano, nella prima parte. Sebbene interrotte da dislocazioni di luogo e di tempo improvvise, talune sequenze sembrano ritrovare l’attenzione alla durata del reale propria del capolavoro di Vittorio De Sica: Umberto D. Come il protagonista del film del 1952, Gemma è astiosa nei confronti del mondo, la vecchiaia la rende ostile, la solitudine la rende ruvida. Eppure, la rumena Angela riesce ad avvicinarsi a un cuore apparentemente avvizzito, ma ancora generoso di ricordi e di affetto. Due donne che appartengono a mondi lontanissimi riconoscono se stesse, rapportandosi l’una con l’altra. La vita fatta di sacrifici e privazioni della Romania è comprensibile a Gemma che ha provato sulla sua pelle gli stenti del dopoguerra. Non sono poche le inquadrature di spalle. Lo spettatore, insieme al regista, “pedina” i personaggi, non sovrapponendosi ad essi, ma partecipa della loro esistenza e della realtà che li avvolge. La seconda parte della pellicola mostra cedimenti che agiscono sull’intreccio, forzandolo eccessivamente. Peccato! Peccato che negli ultimi venti minuti di Mar Nero, la messa in scena sembri prevalere sull’autenticità del reale che, viceversa, incanta per la maggior parte del film. Va detto però che la sceneggiatura di Ugo Chiti e Federico Bondi ha il pregio di infilarsi nelle fenditure dell'esistenza e di farne il baricentro di un racconto semplice, ma coinvolgente che con naturalezza sceglie i piani sequenza per offrirsi al pubblico. Ilaria Occhini (Gemma), attrice nota al pubblico italiano per le interpretazioni teatrali, televisive e cinematografiche del passato, conferisce al suo personaggio una sincerità ed una concretezza assolute, mentre Dorotheea Petre (Angela) è totalmente all'altezza del suo ruolo.


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