Parafrasando Poe Dameron, Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi sarà «la scintilla che appiccherà il fuoco che brucerà il cuore dei fan». Se poi i nostri cuori bruceranno di rabbia o di passione saremo noi a deciderlo. Anche se, probabilmente, non sarà una facile scelta. Un po’ come decidere se schierarsi con il Lato Chiaro o con quello Oscuro: ognuno di noi sa quale richiamo della Forza percepisce, per arrivare ad abbracciarlo solo dopo travagliate introspezioni personali. Su Star Wars è già stato detto molto, tutto un rincorrersi di ricordi, sogni e “nuove speranze”. Ma va tenuto a mente un caposaldo, e cioè che stiamo pur sempre parlando di un film. Nonostante sia l’ottavo capitolo di una delle saghe più importanti – e influenti, sia sul piano cinematografico che su quello culturale – della storia del cinema, Star Wars resta solo un film. Dopo due anni da quel brusco stacco su una panoramica mozzafiato dell’isola/rifugio di Luke Skywalker, si torna finalmente in sala a vedere dove il destino (e la sceneggiatura) condurrà questi eroi, vecchi e nuovi. La Resistenza messa sempre più alle strette dal Primo Ordine; Rey in trepida attesa di iniziare il suo addestramento Jedi; Kylo Ren che deve affrontare il Leader Supermo Snooke e capire con che Lato della Forza schierarsi. "Bipolare" è l’aggettivo che definisce meglio Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi. Il film pare scritto da due personalità diametralmente opposte, come se Rian Johnson fosse una specie di Dr. Jekyll e Mr Hyde. Per ogni sequenza esaltante, ce n’è una che ti fa scendere tutto l’hype accumulato; a ogni trovata originale fa da contraltare una ruffianeria fan-service a buon mercato; per ogni momento buono ce ne è uno che non convince del tutto, per ogni battuta gloriosa c’è un corrispettivo da cinepanettone. Questo continuo contrapporsi di toni appare marcato soprattutto nella prima parte del film e raggiunge l’apice in una sequenza che coinvolge Leila e che, da fan-boy, ti fa venir voglia di uscire dal cinema. La suddetta scena non è solo il punto più basso toccato dalla saga (sì, nonostante Jar Jar Binks), ma anche il punto più basso dell’intero cinema d’intrattenimento, passato e presente. Una cosa che fa rivalutare Bryce Dallas Howard che corre in tacchi a spillo e riesce a essere più veloce di un T-Rex. Una cosa che sarebbe stata forse accettabile in un film come Sharknado ma assolutamente fuori luogo in Star Wars. Perché ok che è fantascienza, ma quando si sfonda il confine dell’assurdo chi ha pagato il prezzo del biglietto si sente davvero preso in giro. Il problema è che, nonostante poi il film si risollevi (a tratti anche alla grande), Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi non riesce comunque a mettere in scena niente di così epico da riportare in pari i piatti della bilancia. La seconda metà del film è ottima e trova il proprio equilibrio (un tema che ricorre anche nelle storyline di Rey e Kylo Ren, suggellato da un approfondimento psicologico fresco e per nulla banale) quando si concentra sui nuovi personaggi piuttosto che sui vecchi. Questo è il momento in cui la Disney getta finalmente la maschera: il fatto di aver richiamato Mark Hamill, Carrie Fisher e Harrison Ford era solo una furba manovra per accalappiare il vecchio pubblico. Dopo che tutti, ammaliati da Star Wars: Episodio VII - Il risveglio della Forza, si sono riversati nei cinema per scoprire le risposte ai molteplici interrogativi rimasti aperti (chi sono i genitori di Rey? Chi è davvero Snooke? Cosa farà Luke con quella vecchia spada laser che la giovane apprendista Jedi gli porge negli ultimi fotogrammi di film?) ci si può finalmente permettere di portare avanti questo turn-over generazionale. Ma del resto, proprio come Luke in uno dei momenti più significativi di questo capitolo, Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi è un film fermamente deciso a gettarsi il passato alle spalle: non importa tanto ciò che è stato quanto chi sono questi nuovi eroi; quelli in grado di appassionare nuove generazioni di fan che pagheranno i biglietti dei prossimi capitoli, spin-off, intere trilogie già annunciate. Quando il film decide di essere finalmente onesto, quando mette al centro della storia Rey, Kylo Ren, Poe e Finn, allora si trasforma, diventa solido, compatto e appassionante. E forse il vero errore sta proprio nell’aver centrato un film e mezzo sulle vecchie glorie senza però rendergli la necessaria giustizia o il dovuto epilogo. A tratti sono macchiette, buffi personaggi appartenenti a un'epoca passata, che in qualche modo devono essere rivenduti al pubblico più giovane. Ombre sminuite di ciò che erano nella trilogia classica. Questa è la vera nota dolente del film, il poco rispetto del passato, ed è innegabile che chi è cresciuto con Luke, Han e Leila conserverà un sapore amaro in bocca per parecchi giorni dopo la visione.