Nell'anno 2092 Nemo Nobody è l'uomo più vecchio del mondo: ha raggiunto la veneranda età di 117 anni, rinunciando all'immortalità genetica ormai diffusa. L'anziano è diventato una sorta di celebrità e l'imminente ora della sua morte è di dominio pubblico. Proprio nei giorni che lo separano dalla fine Nemo decide di ripercorrere, tramite sedute e interviste, la sua lunga esistenza. Un'esistenza non chiara che si alterna tra ricordi di diverse vite, tutte conseguenti a una scelta da lui compiuta quando era solo un bambino: restare con il padre nella piccola cittadina natale o partire con la madre per il Canada? Una decisione che avrebbe influenzato tutti i suoi possibili futuri. Un concentrato di infinite sliding doors domina il cuore narrativo di Mr. Nobody, film del 2009 diretto dall'apprezzato regista belga Jaco Van Dormael: un inno poetico e sofferto alla teoria del caos e all'effetto farfalla, all'interno di una costruzione intensa capace di appassionare per oltre due ore e mezza di visione (almeno nella versione estesa). Opera dal preponderante sottotesto filosofico, possiede un cuore e un'anima pulsanti nelle sue accese esplosioni emozionali: sono ben tre le sottotrame romantiche (una più fondamentale delle altre) che caratterizzano i parallelismi di scrittura; altrettanti i mondi filmici che si muovono su linee rette e smussate al contempo, mentre i dettagli e la casualità li portano a sfiorarsi in più occasioni in una partita crudele e beffarda con le fila del destino. Molteplici letture si sprecano in un contesto che utilizza il mezzo fantascientifico, con l'ambientazione del futuro quale incipit per ricordare il passato e la stesura di un libro ambientato su Marte, per parlare dell'importanza delle scelte, dei possibili rimpianti e dei rimorsi per una decisione giusta o sbagliata che fosse. Non a caso i tre personaggi femminili, tratteggiati con delicatezza e profondità , indagano tematiche quali la depressione e il dolore del distacco, offrendosi quali specchi eterogenei e complementari di un protagonista segnato dalle diverse esperienze intraprese a cui sembra sempre mancare un pezzo per trovare il proprio senso di vivere. Jaco Van Dormael, anche autore dell'ispirata e originale sceneggiatura, utilizza il più che discreto budget a disposizione per ornare la messa in scena con raffinati e surrealisti effetti speciali, adeguato contraltare delle diramazioni introspettive e psicologiche della figura di Nemo, interpretato con efficace mimetismo dall'ottimo Jared Leto e dalle sue più giovani versioni, il tutto in una progressione non lineare, nel tempo e nello spazio, di situazioni sempre e comunque derivate dalla scelta iniziale. Binari che si incastrano senza sosta in una mente confusa in costante mancanza di una precisa identità , con l'amore che si pone quale ancora finale di un viaggio senza limiti e confini. Un nucleo ipnotizzante e magnetico che cattura lo sguardo e i sensi con una complessità amara che si semplifica in un genuino e catalizzante percorso viscerale alla scoperta di se stessi e delle proprie incertezze sugli innumerevoli bivi solcati in questo breve palcoscenico chiamato Vita.