
Giunge il Natale a casa di Amy (Mila Kunis), Kiki (Kristen Bell) e Carla (Kathryn Hahn) ma le tre mamme non vogliono saperne. Addobbi, regali, feste e preparazioni varie proprio non fanno per loro. E così, dopo aver deciso di boicottare le festività natalizie e tutto ciò che segue e ne consegue, si ritrovano a fare i conti con una visita inaspettata: quella delle loro madri, donne tanto legate alla tradizione da voler imporre il proprio Natale sulle figlie, e sui figli delle figlie. Sequel della commedia scritta e diretta da Jon Lucas e Scott Moore, Bad Moms 2 - Mamme molto più cattive riprende in mano la declinazione al femminile di quel che rappresentò la trilogia di Una Notte da Leoni, precedente lavoro e ormai cult-movie a opera degli stessi autori. Ma stavolta aggiunge un tassello imprescindibile alla storia sulla genitorialità che rifiuta le convenzioni. Alla base della ribellione delle tre giovani protagoniste già raffigurata in Bad Moms c'è un'imposizione forzata delle convenzioni. E alla radice di queste imposizioni v'è certamente la mamma, ancora una volta, e vi sono le dinamiche del rapporto conflittuale fra madri e figlie. Praticamente, quindi, per mamme "molto più cattive" s'intende le tre nonne interpretate da Susan Sarandon, Christine Baranski e Chery Hines, che irrompono nelle tranquille vite delle figlie e rammentano che il Natale richiede organizzazione, atmosfera, dolci da preparare e shopping, perché si possa definirlo "Natale". Necessariamente. Se, dunque, nel precedente capitolo la ribellione e la trasgressione delle madri era nientemeno che la naturale (anche, a momenti, divertente) reazione al comportamento di una dispotica e rigidissima Christina Applegate, la mamma incaricata di dirigere le attività dell'istituto scolastico frequentato dai loro figli, stavolta il testimone passa alla generazione precedente. Quello portato, a volte consapevolmente e altre volte meno, dal terzetto di nonne attempate e scatenate è puro disordine e caos nella più conformista e consumistica delle tradizioni; tra rivelazioni (una nonna che andrà a vivere in un appartamento vicino a quello della figlia) e piani modificati secondo i desideri adolescenziali di ultracinquantenni (musicisti per ravvivare la serata), ben presto tutto si riduce a una commedia ai limiti del demenziale e fin troppo prevedibile. Forte, sì, della caricaturizzazione della donna-mamma nella società di oggi, schiacciata tra le sue qualità e i suoi demeriti, ma anche costruita su una sceneggiatura costellata di luoghi comuni (che nel primo capitolo erano, invece, funzionali) e battutine che vorrebbero strappare una risata ma, invece, non riescono nemmeno a stemperare la noia.