A trent'anni dalla sua prematura scomparsa (avvenuta quando aveva solo 53 anni, nel 1977), la straordinaria Maria Callas viene celebrata da Tom Volf in un documentario che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita tra successi e insuccessi, felicità e sofferenze. Maria By Callas è un grandissimo archivio che della diva custodisce ed espone la vita intima tanto quella sotto i riflettori; di Maria Callas viene celebrata la persona e insieme l'artista, con delicatezza senza eguali. Frutto di tre anni di lavoro, una lunga ricerca di materiale inedito, il montato di Volf è una raccolta di immagini personali e bellissime, del tutto nuove, che ritraggono la complessa e sfaccettata personalità di un'artista senza precedenti e senza (in tutta probabilità ) eredi; una donna che, a partire da una sensibilità senza pari, ha saputo fabbricare e innalzare il suo carisma come nessun altro, nel suo settore d'appartenenza, ha saputo fare. Ben lontano dal fornire una biografia che ostenta quello scrupoloso studio che in realtà davvero richiederebbe (e ha effettivamente richiesto), Maria by Callas conosce la chiave per avvicinarsi alla vita di una personalità ingombrante come quella della protagonista, enfatizzandone i tanti dolori e sottolineandone, in particolar modo, gli altrettanti insuccessi. Perché, sembra incredibile, ma ve ne sono stati. Volf comprende a fondo le spiacevoli conseguenze dei rifiuti e dei no incassati dalla "Divina" (questo l'appellativo che si è guadagnata la Callas in vita, grazie alla sua presenza artistica e mediatica) e li comprende tanto quelli che anche lei ha saputo spesso dare alla sua arte. Come quando ha lasciato, durante la sua Norma (cui seppe fornire una chiave di lettura di tale intensità che contribuì a coniare il termine "soprano drammatico d'agilità "), il Teatro dell'Opera in preda alle insicurezze date da un calo di voce. Naturalmente, l'opera di Tom Volf non dimentica di restituire l'amore con Aristotele Onassis, che da subito riempì i rotocalchi di tutto il mondo fino alla sua conclusione. Eppure, Volf non sembra mai prendere il sopravvento e non pare mai sostituirsi alle parole e al volto di questa fragile diva, che da sole bastano a restituire una malcelata e profonda solitudine, tutta codificata nel totalizzante sentimento per un uomo che scelse un'altra (Jackie Kennedy) e l'inarrestabile conflitto interiore che sempre l'ha divisa fra il desiderio di continuare la propria carriera e il desiderio di lasciare tutto.