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Fullmetal Alchemist

13/03/2018 11:00

Alfredo De Vincenzo

Recensione Film,

Fullmetal Alchemist

Il film tratto dal manga di Hiromu Arakawa

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Tratto dal manga di Hiromu Arakawa che ha generato due serie anime, Fullmetal Alchemist e Fullmetal Allchemist: Brotherhood, il live-action di Fumihiko Sori (regista di Ichi, rivisitazione al femminile del celebre personaggio letterario Zatoichi) arriva nelle sale con il complesso compito di rimanere fedele al manga pur mantenendo una certa credibilità richiesta dal cinema. Non ci riuscirà del tutto, nonostante sia stato acclamato dal pubblico e dalla critica nipponica. La storia è quella del giovane alchimista Edward Elric alla ricerca della pietra filosofale, una pietra che permette di effettuare la trasmutazione umana: Elric potrebbe così riportare nel suo corpo l'anima del fratello, rinchiusa in un'armatura vuota. Per farlo dovrà affrontare diversi nemici lungo la sua strada scoprendo la vera natura della pietra filosofale.


La fedeltà agli anime soprattutto, più che al manga, appare evidente da subito lasciando intravedere i presupposti per una buona riproposizione live action. Tuttavia è sufficiente qualche secondo in più per svelare una natura tutt'altro che credibile. La recitazione è da subito overacting, cosa che si addice al manga e agli anime, ma che in un live action rischia di avere una resa grottesca e bizzarra, contribuendo a smorzare l'intero impianto narrativo che, soprattutto nella prima parte, collassa spesso risultando quasi ridicolo. A rendere le cose ancor più difficili sono le musiche, patinate e vicine alla soap opera, che alimentano un certo senso di smarrimento. Inoltre gli effetti speciali si alternano tra capolavori digitali e resa amatoriale: sottolineano la difficoltà in questo tipo di operazioni, che storicamente hanno portato risultati deludenti, specie per i fan più accaniti dei manga e degli anime.


Nella seconda metà del film si vedono segnali di ripresa e vengono limitate le sequenze da soap che invadevano la prima ora, mostrando una buona tenuta della trama che via via si infittisce diventando più dark. A prescindere dai gusti in materia e dall’affinità con il cinema giapponese, sono evidenti alcuni limiti proprio a livello cinematografico per via di una sceneggiatura quantomeno discutibile e di una regia troppo sopra le righe che fa crollare ogni buon proposito. Alcune sequenze sono davvero prive di senso, mentre altre quasi entusiasmanti. Questa poca coerenza e continuità non fa che danneggiare le idee, anche buone, con cui è partito questo film. Ryosuke Yamada, ballerino e cantante, membro della boy band Hey! Say! JUMP, veste bene i panni del protagonista risultando in assoluto tra i più credibili e sempre a suo agio nei panni dell’alchimista costretto a convivere con il senso di colpa. Fullmetal Alchimist è l’ennesima occasione persa che forse, ancora una volta, sottolinea l’inutilità di realizzare dei live action tratti da capolavori manga e anime, perché nonostante il cinema abbia raggiunto ottimi risultati in campo digitale probabilmente non è ancora pronta a supportare la visionarietà e la complessità dei manga.


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