La saga di Fast & Furious esiste da ormai 18 anni. Nata nel 2001, quando Vin Diesel stava cercando la propria identità cinematografica, perfezionando la sua immagine in bilico tra eroe e bad-guy, tra divo d’azione e ragazzo dal cuore d’oro. Questo equilibrio è stato raggiunto tramite il personaggio di Dominic Toretto: in origine, un coatto che ama le macchine e le corse clandestine, con un cuore buono e devoto alla Famiglia. Dopo i vari Riddick e Xander Cage, è con Toretto che Diesel trova la propria dimensione. L'affetto per la saga di Fast & Furious dipende dal momento in cui lo spettatore ha iniziato a seguirla (per gli adolescenti in aria di patente, per esempio, l'innamoramento era garantito) e da quanto amasse l’estetica tamarra di Rob Cohen nel primo film, fatta di luci al neon, bassi prepotenti e one-line come da manuale degli action anni ’80. «Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta » su tutte. Poi negli anni la saga si è evoluta, passando da tuning e corse clandestine a spionaggio e guerriglia urbana, ma mantenendo intatto nel proprio DNA sudore, olio per motori e adrenalina. Le produzioni sono diventate più grosse, gli stunt più spettacolari, il cast si è allargato e Fast & Furious si è imposto come nuovo standard del cinema action, fortemente sostenuto da Vin Diesel. Ora, dopo otto capitoli, è giunto il momento di “espandere l’universo” e dare il via agli spin-off. Il primo è Fast & Furious - Hobbs & Shaw, che si piazza dopo gli eventi dell’ottavo capitolo e rimette in scena l’accoppiata composta da Dwayne Johnson(il poliziotto Luke Hobbs) e Jason Statham (il criminale Deckard Shaw), costretti a collaborare per poter ritrovare il potente virus Fiocco di Neve prima che decimi la popolazione mondiale. A conti fatti questo nuovo episodio sembra un film Marvel, nel senso peggiore del termine. Si tratta di un buddy movie innocuo, in cui il contrasto tra i due protagonisti è portato avanti a suon di siparietti, battibecchi e raffiche d’insulti adolescenziali; tutto accuratamente ripulito da qualsiasi cosa possa offendere il pubblico. Perciò via la violenza (PG-13 ovviamente!), via il sangue (pressoché nullo), il sesso (la sola scena vagamente sentimentale è a dir poco imbarazzante) e... guai a chi dice le parolacce! Il cattivo di Idris Elba sembra uscito da Capitan America: un supersoldato potenziato con tanto di innesti biomeccanici e una moto in grado di piegare le leggi della fisica. Jason Statham è perfetto per il ruolo che deve interpretare, ma legato da una sceneggiatura che ne soffoca il vero potenziale. Non si salvano nemmeno le scene d’azione, che affogano in un insipido mare di CGI quando la fisicità è sempre stato uno dei punti di forza della saga. A nulla serve la regia di David Leitch, uno che nel curriculum ha due tra i migliori action USA dell’ultimo decennio, John Wick e Atomica Bionda. Dimenticatevi le coreografie con cui ci ha abituati, i sublimi balletti di violenza e massacro, l’incredibile fisicità che riesce a donare a ogni colpo; qui Leitch si piega mollemente alle imposizioni della produzione finché della sua grinta resta solo un ricordo sfocato. Perchè Fast & Furious - Hobbs & Shaw in realtà altro non è che il "The Rock Show" all’ennesima potenza, dove lui ricicla per l’ennesima volta il medesimo personaggio: la montagna di muscoli un po’ grezza, ma dal cervello fino e il cuore d’oro, che ama la sua famiglia senza compromessi ed è il perfetto esempio di cittadino modello. Un personaggio che non sembra nemmeno essere lo stesso Luke Hobbs che avevamo conosciuto in Fast 5: incattivito, letale e incapace di accettare compromessi. Se molti attori restano intrappolati nei panni dei loro personaggi più iconici, The Rock è riuscito a compiere l’impresa opposta, ovvero trasformare un personaggio in se stesso (o nell’immagine che il pubblico percepisce come sua). Ma il trucco questa volta non funziona. Non se cerchi di piegare Fast & Furious, le cui regole sono state dettate da Vin Diesel e consacrate dal resto della Famiglia. Fast & Furious è tutt’altra cosa: questo spin-off ne ruba solo il titolo come certi truffaldini sequel italiani degli anni ’80. E probabilmente verrà dimenticato altrettanto in fretta.