In una società in cui il concetto di spiritualità è opzionale e relativo, quanto spazio ci può ancora essere per qualcosa di così radicalmente religioso come la possessione demoniaca? Guardando all’evoluzione scientifica e tecnologica, alla rivincita della razionalità umana che tanto sembra caratterizzare questo secolo, verrebbe automatico dire ad alta voce che i demoni non esistono. Eppure, che venga praticato da Cattolici, Evangelici o Episcopali, l’antico rito dell’esorcismo è ancora vivo e vegeto e molti dichiarano di crederci e di ricorrere all’aiuto di queste pratiche. Tanto che persino la massima istituzione in materia, il Vaticano, ha avviato l’addestramento di centinaia di preti attraverso l’Università Pontificia Regina Apostolorum. Il reverendo Marcus è un Pastore Evangelico che da oltre venticinque anni pratica esorcismi che ha sempre saputo essere dei falsi. A un certo punto decide di ripulirsi la coscienza e permette a una troupe cinematografica di seguirlo durante quello che sarà il suo ultimo esorcismo, così da mostrare, sotto forma di documentario, tutti i trucchi del mestiere. La prescelta è Nell, una ragazza che vive in una fattoria isolata in Louisiana. Il piano procede a meraviglia, fino a quando qualcosa di strano comincia ad accadere senza il loro controllo… Questi esorcismi sono veri? La possessione demoniaca è una realtà ? È semplicemente il sintomo di un fanatismo religioso oppure è conseguenza di una malattia mentale? Queste le domande da cui parte L’ultimo esorcismo che si pone come scopo l’esame di queste questioni partendo da un punto di vista scettico, quasi illuminato. Per sfruttare al meglio la storia il regista Daniel Stamm decide di adottare l’espediente cinematografico del finto documentario per dare maggiore spessore visivo al suo lavoro. Dopotutto è uno dei pochi metodi che permette di indugiare maggiormente sui volti dei protagonisti e di rendere parte della storia un ritmo di montaggio quasi inesistente. La telecamere è quasi sempre accesa e si concentra su particolari apparentemente ininfluenti senza che questo venga percepito come un difetto di narrazione. Ma di film horror che si avvalgono di questa modalità in circolazione così tanti che per risultare credibili hanno bisogno di quella marcia in più, che invece nella pellicola di Stamm è completamente inesistente. Dove l’idea di partire con uno sguardo cinico e ateo sulla vicenda risulta interessante a livello diegetico, lo svolgimento dell’intera trama è apatico e monotono, con brevi picchi di azione che non impressionano e non colpiscono per violenza o originalità . Al termine del racconto, lo spettatore si ritrova a domandarsi il significato di quello che ha visto, apparentemente sconnesso e senza un punto conclusivo che rimetta insieme i pezzi di un puzzle rimescolato a casaccio sullo schermo. Nonostante la buona interpretazione di Ashley Bell, che riesce a impressionare con la sua capacità di esprimere diverse emozioni in brevi lassi di tempo senza un grande aiuto di CGI, la posseduta Nell appare più terrorizzante nella locandina promozionale che durante il film stesso. E così, alla fine di tutto, non importa se la possessione demoniaca sia una realtà o meno dei nostri tempi, perché ciò che è sicuro è che non è parte del lavoro di Stamm che speriamo sia davvero al suo ultimo esorcismo.