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Black Lives Matter | Django Unchained e Blackkklansman, il razzismo secondo Tarantino e Spike Lee

04/06/2020 16:11

Emanuela Di Matteo

Speciale Film, Spike Lee, Black Lives Matter, Quentin Tarantino,

Black Lives Matter | Django Unchained e Blackkklansman, il razzismo secondo Tarantino e Spike Lee

Due film ci raccontano il razzismo, antico e moderno, made in USA: Django Unchained di Quentin Tarantino e Blackkklansmandi Spike Lee

 

 

 

Due film ci raccontano il razzismo, antico e moderno, made in USA: Django Unchained di Quentin Tarantino e Blackkklansman

di Spike Lee

 

 

Gli abitanti degli Stai Uniti d’America sono bianchi, afroamericani, nativi americani, americani asiatici, nativi hawaiiani e molto altro ancora: nonostante questo, restano tra i popoli più xenofobi al mondo. L’America sta bruciando di proteste e manifestazioni contro una polizia che fa ricorso troppo facilmente alla violenza, dimostrando nei fatti che la vita di un nero conta molto meno di quella di un bianco. L’episodio detonatore è stato l’omicidio sadico e ingiustificabile, da parte della polizia, di un cittadino afroamericano innocente e inerme: George Floyd. Ma da dove viene tutta questa violenza?

Il razzismo antico dei bianchi americani ce lo racconta senza mezzi termini, spingendo al massimo il pedale del sangue e della vendetta, Quentin Tarantino in Django Unchained, omaggio al film del 1966 diretto da Sergio Corbucci. La storia ha una simile premessa: il pistolero Django si aggira per il deserto sulle tracce del maggiore americano Jack Winchester, responsabile della morte di sua moglie, che nel film di tarantino non è ancora morta ma rapita e ridotta in schiavitù. Django infatti è nero e siamo negli Stati Uniti del Sud del 1858, alla vigilia della guerra di secessione. Il classico del muto Nascita di una nazione (1915) di Griffith, che è stato assunto come simbolo dai suprematisti bianchi USA, viene qui sbeffeggiato; infatti i membri del Ku Klux Klan, cavalcando, appaiono tutt’altro che gloriosi mentre il cappuccio intralcia loro la vista.

Senza dubbio Django Unchained, che di western ha solo le premesse, è il più politico dei film di Tarantino: una denuncia chiara delle ingiustizie perpetrate dai bianchi ai danni dei neri, con un Leonardo Di Caprio beneducato e perspicace proprietario di terre e di esseri umani, vera incarnazione del Male; Samuel L. Jackson nel ruolo perverso di un servo infido; Jamie Foxx angelo della vendetta, aiutato nell’impresa da Christoph Waltz. Un capolavoro di maestria cinematografica e la premessa storica per capire quello che accadrà un centinaio di anni dopo.

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Dal 1858 passiamo direttamente ai primi anni Settanta, stesso luogo: gli Stati Uniti d’America. Stavolta a parlare è il più rivoluzionario e raffinato dei registi orgogliosamente black: Spike Lee. La sceneggiatura di Blackkklansman, scritta a più mani, era stata inclusa nella prestigiosa Black List dei migliori script non ancora prodotti. La storia raccontata, è vera.

 

Ron Stallworth (John David Washington), l'ex-detective afroamericano che ha scritto il libro da cui è stato tratto il film è stato il primo afroamericano ad entrare nel Dipartimento di Polizia di Denver, subito dopo la laurea. Dovrà indagare sulle attività rivoluzionaria delle Pantere Nere, cercando di trovare una posizione di equilibrio tra il difendere la legge e il prendere parte alla causa in difesa della sua gente trattata ancora in modo iniquo. Anche qui il Male è, in quanto tale, inesorabilmente stupido ed anche poco avvenente, a differenza dei bellissimi protagonisti. Stallworth, grazie a un gioco di prestigio, riuscirà addirittura ad infiltrarsi tra le fila nemiche entrando a fare parte del Ku Klux Klan, complice l’aiuto di un altro poliziotto ebreo. Blackkklansman gioca tutte le carte della fiction più sapiente,  mescolando ironia e poliziesco, ribaltando ruoli, commuovendo e colpendo alle viscere lo spettatore con il racconto della verità. Tra le immagini del film ne appaiono molte di repertorio che illustrano alcuni tra gli episodi più scioccanti e brutali della, generalmente piuttosto fosca, storia americana. 

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Perché il più recente fatto di cronaca che ha visto l’omicidio dell’afroamericano Floyd da parte di un poliziotto, non è che l’ennesimo episodio di violenza ed omicidio a sfondo razzista, della storia della polizia americana. Quentin Tarantino e Spike Lee sono solo due tra i tanti registi americani che hanno cercato di illustrare come stavano e stanno purtroppo ancora, i fatti. Il seguito della storia, senza più finzione,  sarà forse scritto dagli uomini che stanno manifestando oggi.

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