Una sorta di teatro filmato: il nuovo corto di Pedro Almodóvar, The Human Voice, al cinema dal 13 maggio 2021
Una donna elegante e misteriosa entra in un negozio di ferramenta e si fa incartare un'ascia (proprio un'ascia, tipo quella in Shining). Esaurito il preambolo, partono i titoli di testa con il solito “Almodóvar”, che campeggia come un marchio, come un'icona di stile più che firma di un cineasta. Quello che seguirà sarà una pièce deliziosamente vuota e inutile, ispirata a un testo di Jean Cocteau.
C'è tutta l'estetica che il marchio Almodóvar garantisce: i colori sgargianti, sui quali predomina il solito rosso, i profumi, le pillole, gli occhiali scuri: tutto quello che serve a consolidare l'immagine della diva.
E naturalmente c'è anche quella, Tilda (Swinton), nome che sembra brillare più di tutti gli altri tra le insegne luminose di Broadway. Bene allora se si guarda il film per quello che è in realtà: un'opera teatrale che va in scena ogni sera. Eppure Pedro Almodóvar decide di chiarire ulteriormente che non siamo nel 1930, inquadrando un film di Tarantino, un libro di Munro. Poi parte il monologo della diva fino al finale nel quale, allontanatasi dal palco, dà lei stessa fuoco alla sua casa di bambola.
The Human Voice esce come evento speciale al cinema dal 13 maggio 2021
In sala a Venezia 77 è partito l'applauso, doveroso per l'importanza del nome Almodovar e della sua gloriosa carriera, ma in questa pièce di mezzora c'è ben poco oltre la solita elegantissima confezione firmata. Sorta di metacinema, di teatro filmato, The Human Voice è una piccola prova che in sostanza non incide più di tanto. Giusta la durata (non avrebbe retto il lungo) ma il prossimo passo rischia di essere un (bellissimo) spot per Chanel.