Palermo, la casa, la famiglia, il tempo: Emma Dante con Le sorelle Macaluso, in concorso a Venezia 77, ci fa una sintesi della sua poetica
Palermitana di nascita, Emma Dante ha da sempre voluto portare gli spettatori dentro una Palermo nascosta e inedita, che nasce e vive nelle case e tra le famiglie che le abitano. Famiglie che vengono lasciate da sole, allo sbando, tra fatica e sopravvivenza. Le sorelle Macaluso, presentato in concorso a Venezia77, è la storia di una famiglia non convenzionale, un microcosmo matriarcale composto da donne diverse. La loro è una vita fatta di sacrifici e sogni infranti, che Emma Dante indaga lungo i tre atti del film. Proprio come a teatro. Il film, infatti, è tratto proprio da una pièce teatrale della stessa autrice, che viene riproposta in chiave nuova al cinema, mantenendo intatte le tematiche care. Alla storia narrata sul grande schermo si aggiunge l'elemento della grande casa, che (ovviamente) nella pièce teatrale non compare.
La casa diviene contenitore delle sensazioni e delle emozioni delle cinque sorelle e anche dei fantasmi che accompagneranno le loro vite.
La casa racchiude anche la quotidianità e le abitudini delle sorelle: dalle pagine lette a bassa voce da Lia, con un’inquadratura serrata sulle labbra, che col passare del tempo diventano sempre più rugose; Pinuccia, che mette il rossetto sempre nella stessa maniera in cui lo metteva da ragazza; la piccola Antonella, in bagno davanti allo specchio, che la guarda. Sono dettagli che racchiudono una tematica cara a Emma Dante: il ritmo dei gesti. Le sorelle cambiano, ma i loro gesti ci permettono di riconoscerle nei vari cambiamenti delle epoche e della loro vita. I gesti scandiscono il tempo, danno ritmo alla loro età e al film di Emma Dante.
In qualche modo, i film di Emma Dante sono sempre storie familiari. Le famiglie protagoniste sono spesso rimaste da sole, isolate. In Le sorelle Macaluso, Dante non ci fa mai vedere i genitori anche se ciò non vuol dire che non ci siano. È una scelta della regista per sottolineare come, in quel momento cruciale della vita delle protagoniste, i genitori siano assenti. Come i genitori, i colombi girano per la casa e tutto vedono e tutto sentono. E, come le sorelle, i colombi hanno l’istinto di tornare sempre a quella casa: la grande colombaia sul tetto dell’appartamento diviene così metafora del continuo ritorno in famiglia delle sorelle. La famiglia torna spesso nei racconti di Emma Dante: l'autrice di mostra debolezze e criticità in cui ognuno di noi si può ritrovare.
A essere sempre presente è anche il dolore. Aleggia tra i personaggi e nella loro quotidianità. In Le sorelle Macaluso il dolore resta sospeso nel tempo e nello spazio della storia, nella loro grande casa come un peso invisibile. Questo sentimento è così forte che porta via spazio anche all’amore, per il quale non c’è mai abbastanza tempo.
I luoghi, per Emma Dante, equivalgono a dei personaggi tanto arrivano a raccontare una storia.
La grande casa, il canale che le sorelle Macaluso seguono per raggiungere il mare, i bagni Charleston sono parte integrante della biografia della regista e anche del suo ultimo film. Dante ce li racconta come se fosse lei stessa la protagonista di quei luoghi. A ben vedere, però, sono allo stesso modo dei non-luoghi che possono rappresentare qualsiasi tipo di spazio nel quale possiamo contestualizzare le sorelle. Proprio come nelle pièce teatrali, gli scenari emergono dal buio, vivono in relazione ai personaggi e infine muoiono con loro. Capiamo, certo, dall’accento nel film e dal dialetto a teatro, che ci troviamo a Palermo: sempre presente nelle storie di Emma Dante, il capoluogo siciliano viene utilizzato come simbolica rappresentazione del mondo intero.