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Binge watching: alla scoperta del fenomeno che può cambiare la percezione delle serie tv

01/03/2021 14:00

Aurora Tamigio

Editoriale, Serie Tv Crime, Serie Tv Thriller, Serie Tv USA, Serie Tv Italia, Serie Tv Regno Unito, Serie Tv Storico,

Binge watching: alla scoperta del fenomeno che può cambiare la percezione delle serie tv

Fare binge watching è cosa buona e giusta, a patto di farlo consapevolmente: il rischio è quello di fraintendere o di non comprendere del tutto certe serie tv

 

 

 

Fare binge watching è cosa buona e giusta, a patto di farlo consapevolmente: il rischio è quello di fraintendere o di non comprendere del tutto serie tv che meritano un approccio diverso

 

 

C'era stata una polemica piuttosto accesa su The Boys, la scorsa primavera 2020. E ancora prima, oggetto del dibattere erano stati grandi eventi seriali come Game of Thrones, Twin Peaks (pensiamo alla terza stagione, 25 anni dopo), il ritorno di Gilmore Girls oppure il sempre l’eterno divenire di Grey's Anatomy. Ma con l’uscita di WandaVision e la distribuzione cadenzata decisa da Disney +, il mai sanato conflitto tra il popolo della puntata a settimana e quello dei binge watchers è tornato in auge.

Come sempre, c’è chi avrebbe voluto l'intera stagione subito disponibile e chi invece si gode felicemente tutta la parte legata al dibattito, alla condivisione delle suggestioni, alla previsione di quello che accadrà dopo. Non si può non negare che – e ce lo hanno insegnato esperienze di visione globale come Twin Peaks, Lost e Game of Thrones – parte del divertimento, nel seguire una serie tv, stia proprio nel contenuto speculativo legato all’episodio singolo. Quelli della mia generazione ricorderanno perfettamente che esperienza sociale sia stata la puntata (anche se sarebbe meglio dire le puntate) conclusiva di Dawson’s Creek, andata in onda il 17 dicembre 2003 alle ore 21 su Italia 1.

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Personalmente, non ho ancora deciso se preferisco la puntata settimanale o il binge watching. Per me è come quando ti chiedono se preferisci il vino rosso o bianco: dipende da cosa si mangia. Con le serie è uguale. Ci sono prodotti più predisposti a essere ingollati puntata dopo puntata (quanto ci avete messo a vedere Stranger Things?) e altri che vanno centellinati (ogni singolo episodio capolavoro di The Good Fight).

 

Eppure, sempre più spesso, la bilancia delle preferenze degli spettatori ci viene riferito pendere verso il binge watching. L’impazienza e la possibilità del "tutto e subito" sembra vincere sull’atteggiamento contemplativo di chi sorbisce le serie poco a poco.

Ma il popolo dei divoratori è consapevole del fatto che la fruizione avida delle puntate di una serie tv costituisca non solo un’esperienza diversa rispetto a quella dei centellinatori, ma che differente è anche la percezione dello show? Qualsiasi sia l’approccio spettatoriale scelto, inoltre, va tenuto a mente che l’una o l’altra decisione distributiva (e nel caso di Netflix, Amazon, Disney + tale decisione è spesso presa in fase di produzione) identifica una precisa funzione di quel prodotto seriale.

Insomma: fare binge watching è cosa buona e giusta, a patto di farlo consapevolmente. Prendendo atto di quali sono i motivi per cui Netflix ha costruito il proprio impero sul «Guarda il prossimo episodio», ma anche del rischio di fraintendere o non comprendere del tutto alcuni prodotti televisivi.

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Che cos’è il binge watching

È chiamato binge watching l’atto di guardare serie tv, o più in generale programmi televisivi, un episodio dopo l’altro, fino a occupare con tale visione un periodo di tempo superiore al consueto. Dove con “consueto” si indica la relazione che gli showrunner hanno immaginato tra la durata dell’episodio e la frequenza del suo rilascio.

Nel caso dei broadcast che trasmettono il formato seriale lungo (solitamente intorno ai 50 minuti, anche se ultimamente capita di avvicinarsi o superare l’ora: The plot against America 1x01, Yellowstone 1x01), tradizionalmente, questo periodo di visione si identifica con la durata di una puntata. Per i formati sit-com o medio-brevi, da 20 a 35 minuti, in fase di messa in onda possono susseguirsi due o più puntate. Esistono anche casi di serie tv a episodio lungo – pensiamo a Romanzo Criminale, Gomorra – dove il broadcast sceglie di rilasciare due episodi a settimana nella stessa sera: in questo caso lo spettatore è portato a vederle in fila, una dopo l’altra.

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Con la diffusione di Netflix come più nota piattaforma di consumo seriale, il binge watching rischia di diventare l’atteggiamento di fruizione più comune: su Netflix le serie tv vengono rilasciate per stagioni, solitamente composte da non più di dieci episodi da 40-50 minuti. Al pubblico viene lasciata dunque la decisione di quante puntate vedere in una volta sola, senza alcuna “intromissione” o suggerimento da parte del distributore.

Il caso The Boys 2: le polemiche dei binge watchers

Se Netflix ha fatto del binge watching una sorta di firma, il concorrente Amazon Prime Video non ha assunto una posizione altrettanto netta in merito a filosofie distributive. Se numerose serie tv di grande successo sono state rilasciate per stagioni (The Marvelous Mrs. Maisel), ha fatto discutere il caso The Boys 2: dopo una season 1, interamente messa a disposizione degli utenti, l’agognata stagione 2 è invece arrivata ai fan centellinata. Tre episodi, per iniziare, il 4 settembre 2020; tutti gli altri a rilascio singolo ogni settimana a partire dall’11 settembre fino al 9 ottobre.

Il popolo del binge watching se l’è legata al dito ed è partita sul web una protesta piuttosto vigliacca, il cosìdetto review bombing: il pubblico si è accanito sulla pagina della serie di Amazon Prime, valutandola per ripicca solo 1 stella, così che in poco tempo il 49% delle recensioni di The Boys 2 fossero negative.

Lo showrunner Eric Kripke, allora, ha rilasciato una dichiarazione per spiegare la scelta ai suoi (forse ex?) fan:«Rendere gli episodi disponibili tutti insieme è come fare una abbuffata di zucchero. La gente parla dello show per un paio di settimane e poi tutto si sgonfia. Così facendo invece se ne parlerà più a lungo». 

Dopo tali dichiarazioni qualcuno ha commentato questa decisione come un atto di realismo distibutivo, per mantenere The Boys in tendenza il più a lungo possibile, ma c'è chi ha letto in queste parole anche un piccolo attacco al binge watching: all’abbuffata di zucchero e serie tv che ti porta a ingoiare contenuti su contenuti per poi, forse, scordarli dopo poco. Qualche tempo dopo, Disney + ha operato strategie simili con The Mandalorian e, più recentemente, con il fenomeno WandaVision

Binge watching e cambio di percezione

Abbiamo iniziato parlando di Twin Peaks e Lost: da quei tempi, ma anche da quelli relativamente più recenti di Game of Thrones, l’atteggiamento dello spettatore nei confronti del prodotto seriale è cambiato di netto. Come anche il consumo della tv. Le serie sono molte di più e molti di più sono i canali su cui fruirne, con facilità. Pensiamo all’anno che abbiamo appena trascorso, tra lockdown più o meno totali: riusciamo a immaginare le nostre serate, i pomeriggi, le giornate senza piattaforme streaming? E mentre un film finisce dopo due ore (massimo tre, nel mondo della ragionevolezza), la serie tv ti tiene compagnia per giorni, facendo finta di sostituire gli amici, i parenti e gli amanti lontani.

Le serie tv sono diventate eventi centrali nelle nostre vite: quest’anno lo sono state più che mai, ma anche prima rivestivano un ruolo grazie anche all’espansione del dibattito sui media e sui social.

È normale, allora, che in coincidenza di un evento seriale si entri da un lato all’interno di un meccanismo collettivo di impazienza/attesa per la visione/timore dello spoiler che porta ad alzarsi alle quattro di notte per vedere il nuovo episodio di una serie; dall’altra, in una sorta di trance che conduce a prediligere il binge watching a qualsiasi altra modalità di visione.

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Prendiamo questi due atteggiamenti come simbolo di due estremi di passione spettatoriale. Nel primo caso, il singolo episodio appare come un’unità, esattamente come avviene con il rilascio di un film attesissimo: la puntata in questione, da vedere in anteprima assoluta ma da rivedere, magari, nuovamente in settimana, in attesa della successiva, ha dignità da sola e che in qualche modo basta alla narrazione; il rischio in questo caso è di isolare l’episodio e di slegarlo dal prodotto seriale, fraintendendone l’importanza o meno.

 

Due casi: a suo tempo, le critiche alla puntata 8x02 di Game of Thrones o a tutti i vari filler (il più famoso è Fly, nella stagione 3 di Breaking Bad); recentemente, l’ansia di dire qualcosa sulle prime puntate di Wanda Vision, oggettivamente impossibili da giudicare senza il resto.

Nel secondo caso, quello dei binge watchers, l’episodio altro non è che un passaggio dei tanti dentro una serie tv che viene presuntamente considerata orizzontale anche quando l’episodio richiederebbe indipendenza e attenzione in quanto cruciale nella linea narrativa oppure, semplicemente, perché dotato di scelte visive o stilistiche interessanti.

Eric Kripke non ha torto per niente: le serie a rilascio stagionale esplodono nelle tendenze social e nell’attenzione del pubblico, per poi spomparsi dopo poco. Stranger Things, The Crown, Bridgerton (cito quelle belle, provando a ignorare La Casa di Carta e altri fenomeni dimenticabili) sono tutte serie che si sono piazzate con successo ai primi posti di Netflix, per poi lasciare rapidamente il podio non appena un altro prodotto è subentrato.

E si può notare abbastanza oggettivamente che le serie rilasciate episodio dopo episodio, a cadenza settimanale, non solo si radicano con più forza nell’immaginario del pubblico (The Handmaid’s Tale) ma ottengono un’attenzione maggiore che porta all’approfondimento (chi segue The Good Fight lo sa).

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Sulla percezione, infine, c’è una considerazione che vale sempre la pena citare quando si tocca l’argomento. Sul New York Times, qualche anno fa, il critico televisivo James Poniewozik scriveva Streaming Tv isn't just a New Way of Watch. It's a New Genre, sottolineando come il modo in cui si guarda una serie influenzi la storia che vediamo.

 

Il suo esempio citava, tra gli altri, Breaking Bad e il suo protagonista Walter White. Poniewozik osservava che lo spettatore che ha seguito la serie una puntata per volta, settimana dopo settimana, troverà Walt diventare lentamente sempre più cattivo e avrà pena per lui; per i binge watchers, invece, quella di Walter White è una appassionante ascesa criminale. Ricordatevelo e ricordatevi quanto influisce la decisione di come e quanto guardare una serie tv prima di azzuffarvi con qualcuno che ha un’opinione diversa da voi su Walter White.

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