Cantando sotto la pioggia è uno dei film simbolo del cinema americano e del musical: ecco come Singin' in the rain, dal celebre numero con Gene Kelly, è arrivato fino ad Arancia Meccanica
Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen è il riflesso del cinema degli anni ’50: un film simbolo della Settima Arte, che ha fatto la storia. Considerato manifesto di una certa tecnica cinematografica, svolge una funzione riassuntiva nella storia dello spettacolo musicale leggero americano, citando e omaggiando celebri modelli di intrattenimento.
Lungo la storia del cinema, inoltre, il celebre brano Singin' in the rain è entrato nella leggenda ed è diventato oggetto di sostanziali revisioni: una su tutte, quella di Stanley Kubrick in Arancia Meccanica. Ma andiamo con ordine.
Di che cosa parla Cantando sotto la pioggia
Cantando sotto la pioggia si svolge nella Hollywood di fine anni ’20 quando, all’apice del successo dei film muti, per adattarsi ai tempi, il produttore della Monumental Pictures decide di introdurre nella sua pellicola il sonoro. Il film di Stanley Donen, così, diventa un vero e proprio racconto del dietro le quinte della pellicola messa in scena nella finzione: un’importante testimonianza del delicato momento di passaggio tra muto e sonoro.
Singin' in the rain mette in scena i sostanziali problemi tecnici cui si andava incontro nelle prime pellicole parlate e musicate: la scarsa esperienza della crew (fuori sincrono, rumori), di attori e attrici (la voce stridula e la parlata priva di dizione della protagonista Lina Lamont, interpretata da Jean Hagen), nonché la pigra risposta del pubblico a questa novità.
È soprattutto la difficoltà generata dal nuovo tipo di recitazione a condurre verso un’unica soluzione: la realizzazione di un musical. Protagonisti saranno l’attore Don Lockwood (Gene Kelly), ballerino e musicista; Kathy Selden (la “fidanzatina d’America” Debby Reynolds), aspirante attrice teatrale; Cosmo Brown (Donald O’Connor).
La scelta del musical come elemento risolutivo rende questa pellicola portavoce del cambiamento che ha apportato l’ingresso del sonoro all’interno delle produzioni cinematografiche.
Cantando sotto la pioggia ha riscritto il musical
Il film si serve di due modelli narrativi tipici del musical: il Backstage musical, dove la storia racconta le varie fasi di allestimento di un musical teatrale di Broadway, alle quali si alternano gli intrecci romantici tra protagonisti al di fuori del set, e il modello predominante negli anni ’40, il Musical Integrato, in cui canti e passi di danza sono parte integrante della realtà quotidiana dei personaggi.
La convivenza di questi due stili narrativi in Cantando sotto la pioggia ha ribaltato l’utilizzo dei numeri musicali nei film del genere.
Alcuni numeri sono bene integrati agli eventi quotidiani fuori dal set; altri, quando raccontano la psicologia più profonda dei personaggi, che si spogliano dal ruolo di attori per essere persone, assumono una funzione metalinguistica. Questi ultimi offrono, inoltre, una riflessione sul rapporto tra attore e pubblico e sul processo di costruzione della verosomiglianza dell’immagine filmica.
Un film manifesto del "sogno americano"
Cantando sotto la pioggia è un film di intrattenimento che racconta, al contempo, una dimensione onirica così come la realtà degli anni ’40. Il carattere evasivo del musical cela le più profonde ferite nel cuore degli USA: l’eredità della Seconda Guerra Mondiale e l’incombente crisi del ’29.
È una pellicola architettonicamente progettata per diventare uno dei manifesti del “sogno americano”.
Il titolo del film viene dato dalla scena, vero e proprio “monumento hollywoodiano”, in cui Gene Kelly canta Singin’ in the rain canzone scritta nel 1929 da Arthur Freed (autore del testo) e Nacio Herb Brown (autore della musica) per Hollywood che canta, film uscito anch'esso nel '29. Nel corso degli anni il brano è stato riproposto più volte in diversi film, ad esempio ne Il Professore del 1932 e in Little Nellie Kelly del 1940.
Arthur Freed è anche il produttore di Cantando sotto la pioggia: la sua intenzione era di rendere il film un “cofanetto” di tutte le vecchie canzoni degli anni ’29-’40 dei musical della MGM (Metro Goldwin Mayer). Seppure la colonna sonora non sia stata composta ad hoc, eccetto per due canzoni - Make ‘Em Laugh, scritta da Freed e ispirata dal brano Be a clown di Cole Porter per il film Il pirata (1948), e Moses supposes di Roger Edens su testo di Comden&Green -, essa è stata la base su cui Arthur Freed e Betty Comden hanno tessuto la sceneggiatura.
La colonna sonora, riadattamento di brani già famosi e con un forte carattere distintivo, arrangiate ed eseguite da Lennie Hayton, viene nominata al Premio Oscar nel 1953. All’interno della pellicola, le musiche sono inserite in forma diegetica per rendere la loro capacità comunicativa ed espressiva più immediata e la trasmissione empatica dell’azione che si sta svolgendo decisamente più efficace.
Una canzone, un simbolo: Singin' in the rain
Una, leggendaria, canzone fa da cornice alla sequenza-simbolo di tutto il film: quella in cui Gene Kelly, euforico, balla tra i lampioni e, sotto la pioggia, canta. Questa scena ha un forte significato antropologico. La pioggia, fin dai primordi dell'umanità, ha assunto un duplice ruolo: avvolta di mistero e paura, improvvisa e inaspettata, è sempre stata vissuta in accezione negativa; d’altra parte è spesso considerata un’entità benefica che omaggia la terra e la nutre.
Anche in questa pellicola, la pioggia riveste questi due ruoli. Simboleggia la paura del domani e del nuovo progetto del trio Don, Kathy e Cosmo (nonchè la separazione, momentanea, di Don da Kathy). Ma è anche la novità, l’irrigazione di un nuovo terreno fertile, “il sonoro” che pianta il seme di un nuovo genere: il musical, che i tre protagonisti si preparano a mettere in scena.
La canzone Singin’ in the rain, come deus ex machina in una tragedia greca, indirizza la scena e il suo significato verso la strada della felicità e l’euforia della danza.
La musica scioglie le preoccupazioni per l’allestimento del film nel film, trasformando la stessa pioggia in perfetta base su cui cantare e ballare. Non a caso, chiunque abbia visto almeno una volta questo film, deve essersi ritrovato a cantare o a fischiettare il jingle tanto amato sotto la pioggia.
Singin' in the rain: da Gene Kelly a Kubrick
Come abbiamo visto, questo brano deve la sua celebrità all’interpretazione di Gene Kelly. Ma Singin' in the rain è stata usata anche da Stanley Kubrick nel controverso Arancia Meccanica in modo altrettanto diegetico ed empatico, sebbene diametralmente opposto e in un contesto estremamente violento. Forse, per estrapolare in qualche modo la sacralità di quella perfetta applicazione della musica all’indimenticabile scena di Cantando sotto la Pioggia, renderla più reale, piegarla a qualsiasi mente e a qualsiasi situazione. Anche la più inquietante.
La scelta di canticchiare Singin’ in the rain in una delle sequenze più crude di Arancia Meccanica è frutto di un'improvvisazione sul set dell'attore Malcolm Mcdowell, interprete di Alex deLarge. Il risultato è una scena di rara brutalità.
Se, infatti, l’immagine di Kelly che canta sotto i lampioni è simbolo della felicità e della possibilità di raggiungere i propri sogni, l’uso di Singin’ in the rain in Arancia Meccanica è una denuncia. La società raccontata da Kubrick non ha nulla a che spartire con l’America dei sogni e della speranza incarnata da Gene Kelly: in Arancia Meccanica è la violenza a essere la chiave per l’evasione. E questa evasione violenta, che pure dovrebbe restare nascosta, vuole emergere a tutti i costi come un grido di aiuto.
E quale miglior modo, per attirare l’attenzione se non quello di sbandierare all'atto della violenza uno degli slogan di quell’America hollywoodiana sprizzante di felicità, simboleggiata da Gene Kelly e da Cantando Sotto la Pioggia?
«Mentre io, tu, noi, cantiamo sotto la pioggia qualcuno viene massacrato! Viva il Sogno Americano» è questo che potremmo leggere nella scelta musicale del protagonista di McDowell. Eviscerata dal proprio significato, dissacrata e innalzata come inno della libertà di sfogo, ecco come si è evoluta Singin' in the rain.
Certamente quest’altra scena “monumento” del cinema americano ha contribuito ad affermare maggiormente l’importanza che ha avuto l’interpretazione di Singin’ in the rain di Gene Kelly per gli spettatori. Questa è la dimostrazione di come una sequenza di un film, accompagnata da una sola canzone e interpretata e ballata da un solo attore (buona la prima: Kelly, con 39 di febbre, non sbagliò un passo), è riuscita a cambiare del tutto il vissuto e l’immaginario collettivo e a rendere la pioggia una rievocazione di essa.
La capacità di modellare e far coesistere tre arti distinte: musica, danza, cinema, si traduce nell’immortalità di questa scena che acquista nuova vita come citazione, negli spot pubblicitari, in cartoni animati e come “simbolo” della pioggia da quasi 70 anni.