Ce lo ricorda l’incipit letterario più citato della storia: ogni famiglia infelice, è infelice a modo suo. Dentro Il paradiso del pavone di infelicità familiari ce n’è però più d’una, ed è in fondo proprio questo il problema del film: mettere insieme più famiglie e provare a gestirle tutte.
Peccato perchè più d’una cosa funziona in questa terza opera di Laura Bispuri, a partire dalla famiglia vera protagonista, che è quella di Vito e Adelina.
Per festeggiare i settant’anni (o giù di lì) di Nena, i due figli Vito e Caterina hanno organizzato un pranzo a casa della madre.
Con loro arrivano i rispettivi compagni, anche se Caterina si è lasciata con il marito Manfredi (che molla in macchina la nuova fidanzata e sale in casa per fare una sorpresa).
Il clima è tutt’altro che disteso, soprattutto perché l’anziana donna sembra trattare con sussiego Adelina, e un po' persino la nipotina. A loro si aggiungono il marito di Nena, al suo fianco da una vita, una ragazza diventata improvvisamente muta e sua madre Lucia: la domestica con la quale la stessa Nena, con il benestare del marito, intrattiene da altrettanti anni una relazione.
A ingarbugliare ulteriormente i fili del racconto si aggiungono altre figure, compreso un pavone che Adelina ha pensato di portarsi da casa. L’animale non è però gradito alla festeggiata e viene messo nella terrazza, dalla quale finirà per schiantarsi nel tentativo di volare (finendo così nel paradiso del titolo).
Troppe storie aperte, troppa gente in casa (e nel film) e un’atmosfera che si fa asfittica e opprimente anche in sala; ma in fondo il tono del film è mesto e respingente, e lì doveva restare.
Funziona alla perfezione il personaggio di Adelina (Alba Rohrwacher), che è malata e più fragile ma non per questo migliore degli altri, come funziona il marito (Leonardo Lidi) che regge la parte amorevole ma trasuda frustrazione.
Non funziona per niente quello di Nena (Dominique Sanda), in un ruolo sgradevole anche nella recitazione, perché sconnessa dagli altri interpreti e fuori dal film.
Alla sua terza prova Laura Bispuri non fa quel passo avanti che ci si aspettava dall’esordio con Vergine giurata: si perde un certo taglio alla fratelli Dardenne e viene dato troppo spazio ai dialoghi.
Resta però un grande talento per l’immagine e un lavoro sul corpo di Alba Rohrwacher che è notevole anche questa volta: Adelina è il brutto anatroccolo della favola, che però guarda i cigni rimanendo sempre uguale.
Bispuri ci mette pure il pavone, ma è una metafora della quale si faceva volentieri a meno. Un’aria da film italiano di una volta (magari di Silvio Soldini), qualche caduta di troppo (la ragazza muta che riacquista la voce per la battuta finale, non così arguta) e il bisogno di far tornare tutti i conti, pasticciando anche quello che andava bene.
Giro finale in macchina, con un tocco da commedia, per scappare tutti insieme da un pranzo dal sapore amaro. Un film imperfetto e infelice, ma infelice a modo suo.
Genere: drammatico
Paese, anno: Germania/Italia, 2021
Regia: Laura Bispuri
Sceneggiatura: Laura Bispuri, Silvana Tamma
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri
Interpreti: Alba Rohrwacher, Carlo Cerciello, Carolina Michelangeli, Dominique Sanda, Fabrizio Ferracane, Leonardo Lidi, Ludovica Alvazzi Del Frate, Maddalena Crippa, Maya Sansa, Raffaella D'Avello, Tihana Lazovic, Yile Vianello
Colonna sonora: Nando Di Cosimo
Produzione: Match Factory Productions, Rai Cinema, Vivo Film
Durata: 89'