Speranza, amicizia, perdono e sorellanza per combattere il razzismo e il patriarcato e conquistare la propria emancipazione. È un messaggio globale e universale quello al centro de Il colore viola, film diretto da Blitz Bazawule che l’8 febbraio arriva nei cinema italiani. Anzi, ritorna.
Il colore viola è, infatti, il titolo del libro di Alice Walker, pubblicato nel 1982 e vincitore del premio Pulitzer, che già nel 1985 Steven Spielberg aveva portato sul grande schermo con un potente adattamento, nominato a 11 Oscar, con Whoopi Goldberg e Oprah Winfrey nel cast.
Nel 2005 ha poi debuttato a Broadway un adattamento musicale teatrale che ha vinto Tony e Grammy Awards. Proprio il musical è stato ora reinventato per lo schermo con Spielberg, Winfrey e Quincy Jones, tutti protagonisti del film del 1985, nel ruolo di produttori insieme a Scott Sanders, che originariamente ne concepì la versione teatrale.
La trama, ovviamente, non cambia: ambientata in Georgia tra il 1909 e il 1947, è la storia della giovane donna nera Celie (Fantasia Barrino) che cerca di trovare la sua identità mentre perde l’amata sorella Nettie (Halle Bailey e Ciara) e i suoi due figli (nati a seguito degli abusi del padre), affronta il violento compagno Mister (Colman Domingo) e i pregiudizi sociali legati al suo essere donna, nera e povera.
Lo fa grazie ad altre due donne: Sofia (Danielle Brooks) che da sempre si oppone all’oppressione maschile in casa e non solo, e Shug Avery (Taraji P. Henson), cantante e ballerina che diventa un simbolo di emancipazione femminile in un momento storico e in una comunità in cui le donne non avevano voce in capitolo.
Imparano a prendersi cura l’una dell’altra, a superare le divergenze e, insieme, trovano la forza di urlare (o meglio, cantare) la propria indipendenza e di conquistarsi il futuro.
Nonostante la potenza delle canzoni e delle voci di tutti gli attori in scena, l’adattamento cinematografico del musical Il colore viola purtroppo non convince fino in fondo. Sembra effettivamente muoversi su due piani, uno musicale e uno narrativo, che non riescono del tutto ad amalgamarsi.
Musiche e coreografie - soprattutto quelle corali - sono di grande impatto, sia nei colori che nei movimenti, ma gli stacchi troppo bruschi tra una sequenza e l’altra e in alcuni casi le scene che sembrano “accelerate” negli eventi fanno perdere il filo del racconto e, soprattutto, l’emozione.
Fantasia Barrino dà volto e voce a Celie e senz’altro i momenti più intensi li raggiunge nelle parti cantate, mentre in altri casi la sua interpretazione risulta più piatta, non mostrando fino in fondo il cambio di passo nel momento della sua rinascita. La Sofia di Danielle Brooks è invece il personaggio che rimane più impresso: irruenta, vivace ma anche drammatica, porta lo spettatore a provare empatia nei suoi confronti e a schierarsi al suo fianco. Taraji P. Henson è convincente nelle vesti di Shug Avery, che arriva come amante di Mister ed esce come amica (o forse qualcosa di più) e alleata di Celie.
Quella de Il colore viola è una storia di redenzione e di ricostruzione che sicuramente abbiamo bisogno di ascoltare in un momento storico come quello attuale e che punta molto sull’ottimismo e la speranza, ma che in questa nuova veste sembra non aver trovato la giusta direzione.
Titolo originale: The Color Purple
Genere: musicale, drammatico
Paese, anno: USA, 2023
Regia: Blitz Bazawule
Sceneggiatura: Marcus Gardley, Soggetto: dal romanzo di Alice Walker, il musical teatrale e il libro di Marsha Norman
Fotografia: Dan Laustsen
Colonna sonora: Brenda Russell, Allee Willis, Stephen Bray
Musiche: Kris Bowers
Coreografie: Fatima Robinson
Montaggio: Jon Poll
Interpreti: Fantasia Barrino, Taraji P. Henson, Danielle Brooks, Colman Domingo, Corey Hawkins, H.E.R., Halle Bailey, Aunjanue Ellis-Taylor
Scenografie: Paul Denham Austerberry
Costumi: Francine Jamison-Tanchuck
Produzione: Amblin Entertainment, OW Films, SGS Pictures/QJP; Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Scott Sanders, Quincy Jones
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 140’