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Waltzing with Brando (2024), la recensione: Billy Zane nei panni di Marlon Brando

29/03/2025 18:00

Claudio Cinus

Recensione Film, Film Drammatico, Film USA, Marlon Brando, Billy Zane, Bill Fishman,

Waltzing with Brando (2024), la recensione: Billy Zane nei panni di Marlon Brando

Billy Zane interpreta il grande Marlon Brando in Waltzing with Brando, biopic di Bill Fishman.

Il Torino Film Festival del 2024 è stato molto diverso dalle quarantuno edizioni precedenti. Il nuovo direttore artistico Giulio Base, alla prima esperienza in questo ruolo dopo una lunga carriera da attore e regista, è intervenuto in maniera massiccia per realizzare un evento più popolare e snello, a parità di budget a disposizione: sue le idee di diminuire i titoli e semplificare del programma, di invitare star internazionali quante a Torino non se n'erano mai viste (sebbene quasi tutte famose soprattutto negli anni Novanta), infine di omaggiare il suo idolo Marlon Brando nel centenario della nascita. 

Un'immagine di Brando è stata scelta per la locandina, una ventina dei suoi film sono stati selezionati per la retrospettiva (più correttamente, una semplice selezione di titoli disponibili per il noleggio da parte dei festival) e, per concludere in bellezza, il film di chiusura in anteprima mondiale era proprio su di lui. Billy Zane, impegnato anche come produttore, ha avuto l’onore di interpretarlo in Waltzing with Brando di Bill Fishman, tratto dall'omonimo libro di memorie scritto dall'architetto Bernard Judge.

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Un omaggio a Marlon Brando

Mandato per lavoro a Tahiti nel 1969, Judge vi conobbe Brando (innamoratosi della Polinesia, e della terza moglie Tarita Teriipaia, dopo avervi girato Gli ammutinati del Bounty) che lo assunse per progettare e costruire una struttura turistica sull'atollo di Tetiaroa, di sua proprietà ma molto difficile da raggiungere e ancora per nulla antropizzato. 

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Il vero protagonista della storia è Judge (Jon Heder) ma è evidente che tutto il progetto ruota attorno al divertimento di ricostruire la vita di Brando all'inizio degli anni Settanta.

È qui infatti che, pur stanco del mondo del cinema, interpretò alcuni dei suoi ruoli più celebri. Per calarsi nell’epoca degli eventi, si parte con lo spezzone televisivo di un'intervista a Brando in una puntata del Dick Cavett Show del 1973, in parte modificata digitalmente per inserirvi Zane. 

 

La somiglianza è impressionante: Zane riesce a dare l'illusione di essere entrato completamente nella pelle di Brando. Eppure non si sottrae mai, proprio a partire da queste prime immagini, al rischio che la sua imitazione quasi perfetta di un inimitabile gigante della recitazione sia l'unico motivo di interesse del film. 

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L'interpretazione di Zane come Marlon Brando

Nel testo di Judge, era l'architetto a raccontare in prima persona la sua scoperta della Polinesia, l'incontro con una star del cinema dal carattere imprevedibile, e tutti i tentativi di mettere in pratica le sue idee di un’architettura sostenibile in un ecosistema che meritava di essere salvaguardato: il suo punto di vista sugli eventi vissuti in prima persona era centrale, ben poco spazio era dedicato al mondo del cinema. 

 

In questo adattamento sono state aggiunte sequenze riguardanti il lavoro d’attore di Brando che esulano dal fulcro della storia raccontata: le ricostruzioni in cui Zane imita Brando sui set di Il padrino e Ultimo Tango a Parigi servono soprattutto a farci vedere una doppia imitazione, ammirare quanto sia bravo a calarsi nei panni dell’attore che si cala nei panni dei personaggi, ma anche quando l’imitazione estetica è eccellente e quindi viene stuzzicato il gusto cinefilo degli spettatori più esperti, il suo Brando sembra privo di anima, un involucro tanto esemplare esteriormente quanto vuoto interiormente. 

 

Lo stesso Zane, ospite a Torino per la presentazione del film, ha risposto ai giornalisti con tono eccessivamente riflessivo e pensoso, come se l'imitazione del mito lo avesse fagocitato anche quando era nella veste di sé stesso.

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Un film di alti e bassi

Il personaggio di Judge, a sua volta, come narratore non ha abbastanza carisma anche perché privato di molti connotati personali e lavorativi che nel libro potevano risaltare: anzi, pur di rendere più accattivante la trama, la sua vicenda biografica è stata modificata in modi abbastanza prevedibili, ad esempio aggiungendo alcune classiche turbolenze coniugali. Funziona meglio tutto ciò che è stato riportato più fedelmente: il racconto di un'amicizia improbabile tra un giovane architetto ambizioso ma ancora ingenuo e uno dei più famosi attori del mondo, sfrontato e irresistibile, rafforzata dal comune amore profondo per una Tahiti paradisiaca a quel tempo libera dal turismo di massa. 

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Questa ammirazione innocente che si alterna al desiderio temerario di creare qualcosa di nuovo e duraturo è perfettamente colta dalle bellissime immagini girate in loco: l’ambiguità è tale che il messaggio ambientalista finale, nel celebrare spudoratamente il Brando Resort di Tetiaroa dei giorni nostri ancora aperto al pubblico, sembra parte di una pubblicità più che di un film e forse svela una genesi del progetto più promozionale che artistica.


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Genere: biografico

Paese, anno: USA, 2024

Regia: Bill Fishman

Sceneggiatura: Bill Fishman

Soggetto: Waltzing with Brando: Planning a Paradise in Tahiti by Bernard Judge

Interpreti: Billy Zane, Jon Heder, Richard Dreyfuss, Tia Carrere, Camille Razat, Alaina Huffman, Sophia Bui, Rob Corddry, James Jagger, Sofia Masson, Tanna Frederick. 

Fotografia: Garrett O’Brien. Montaggio: Michael Yanovich. 

Scenografia: Michael Paul Clausen. 

Costumi: Charlie Altuna, Erica Howard. 

Musica: Matei Bratescot 


 

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