Come lascia intuire il titolo, il pubblico cinematografico, abituato ad epiche battaglie spaziali ambientate nel presente o nel futuro, si trova questa volta a seguire uno scontro con gli alieni proiettato nel Far West di fine ‘800. L’idea non è propriamente nuova, gli alieni hanno avuto a che fare un po’ con tutte le epoche, dagli antichi Egizi di Stargate (anche se poi a combattere erano moderni Americani) ai Vichinghi di Outlander, ma ben vengano pure i cowboys se il risultato che si ottiene è di qualità . Purtroppo non è andata proprio così. Sulla carta l’idea è curiosa: mescolare elementi presi da due generi in qualche modo affini, ma profondamente diversi nell’immaginario collettivo, per ottenere un prodotto di sintesi che peschi il meglio di entrambi. Il risultato è un mix di orizzonti sterminati, pistole fumanti e cavalli al galoppo insieme ad armi laser, navette spaziali e mostri alieni di grande cattiveria. Come comporre questa serie di ingredienti in una trama che riesca a dar ragione della presenza di ognuno?
La risposta a questa domanda evidentemente non l’avevano né gli sceneggiatori né il regista, Jon Favreau, dato che è proprio la trama l’elemento più debole di un prodotto complessivamente non esaltante: ritrovatosi in stato confusionale in mezzo alla prateria, un cavaliere sconosciuto e smemorato (Daniel Craig) arriva nella cittadina di Absolution, controllata dall’allevatore ed ex colonnello Dollarhyde (Harrison Ford). I due si conoscono, sebbene al momento Jake (questo il nome del personaggio di Craig) non lo ricordi, e fra i due non scorre buon sangue, ma dovranno trovare una tregua fintanto che una minaccia ben più grande incombe su di loro: degli alieni hanno fatto la loro comparsa, rapendo alcuni cittadini, fra i quali il figlio dello stesso Dollarhyde. Inizia così una caccia condita di tutti i cliché del genere western: cavalcate, duelli, imboscate, indiani e banditi, che ci porterà alla fantascienza classica nel momento in cui i nostri arriveranno allo scontro finale con gli invasori. Lo sviluppo di questo canovaccio procede in modo tranquillo, in parte in virtù di meccanismi fin troppo rodati, in parte perché nessuno si prende mai la briga di approfondire un minimo la spiegazione di alcuni passaggi, con una richiesta di accettazione passiva da parte dello spettatore che non ammette repliche.
Il risultato è un film che non ha un’anima definita né una piena credibilità , malgrado le convincenti interpretazioni di un cast di indubbio livello: affianco a Ford e Craig troviamo infatti la bella Olivia Wilde, Sam Rockwell, Adam Beach, Paul Dano e Noah Ringer. È forse questo il solo elemento pienamente positivo del film: gli attori fanno sempre del loro meglio, da Daniel Craig versione Cavaliere Pallido a Harrison Ford nel ruolo dell’antieroe burbero ma dall'animo buono, tuttavia sono calati in contesti in cui a volte ci si aspetterebbe che qualcuno di loro scoppi improvvisamente a ridere. Alla luce di quanto si è detto risulterà evidente ai più attenti che Cowboys & Aliens rappresenta un’occasione mancata, o forse semplicemente il tentativo di raggiungere un punto all’orizzonte rimasto fuori portata anche usando astronavi al posto dei cavalli.