Ampie distese di erba, astri splendenti e fiori profumati: il regno di Oz è un luogo di pace e prosperità in cui i conflitti sono cessati con la scomparsa delle perfide streghe dell’est e dell’ovest. Intenzionati a raccontare come cambiò la realtà del posto senza la tirannia delle megere, i registi Dan St. Pierre e Will Finn (Mucche alla riscossa) siedono in cabina di regia per firmare una bizzarra e confusionaria trasposizione cinematografica del romanzo Dorothy of Oz di Roger S. Baum. A causa del tornado che si è abbattuto sulla terra, Dorothy e tutti gli abitanti del Kansas hanno perso le loro case. Mentre uno strozzino cerca di arricchirsi con le loro sventure, un Arcobalemobile preleva la bambina e la porta a Oz. Il regno incantato, infatti, è in pericolo: un perfido giullare, fratello delle defunte streghe, ha catturato Gilda la strega buona, il leone coraggioso, l’uomo di latta, lo spaventapasseri e tutti i maggiori rappresentanti del governo. Nella sua nuova missione, Dorothy sarà aiutata dal maresciallo Marshmallow, dal gufo Socrate e dalla principessa di porcellana, che si metteranno personalmente in gioco per salvare la città di smeraldo. Giochi di magia, sortilegi, burattini: Il giullare domina la terra di Oz attraverso una magia perversa e maligna, incurante del crescente malcontento popolare. Cattura quindi i più altolocati ministri del potere, li priva della propria coscienza e li tramuta in ebeti marionette al suo servizio. Solo l’astuzia e la dolcezza di Dorothy, già meritevoli di aver sconfitto la magia nera delle streghe, dunque, sembrano essere la loro unica ancora di salvezza. Gli sceneggiatori Adam Balsam e Randi Barnes (Imagination Movers), scegliendo di realizzare un sequel simpatico e moderno per l’originale Mago di Oz di Fleming, hanno trasformato la pittoresca e graziosa protagonista in una bambina moderna e alla moda che sembra aver dimenticato gli antichi valori (e affetti). Aiutata da personaggi eccentrici e sfacciati, infatti, Dorothy diviene una macchietta relegata sullo sfondo che, lontana da sfaccettature fantasy e surreali, sfoggia discorsi piatti e monocordi e si barcamena tra situazioni quotidiane e popolari. Con un’animazione abbozzata e spoglia e canzoni estremamente semplici e infantili, Il magico mondo di Oz si rivela una pellicola scarna ed elementare che chiede al pubblico più giovane di simpatizzare con le tragicomiche avventure dei protagonisti.