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The Water Diviner

28/12/2014 12:00

Caterina Bogno

Recensione Film,

The Water Diviner

Un melodramma di guerra gettato in pasto al grande pubblico attraverso gli stilemi del blockbuster

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Giunto alla significativa soglia dei cinquant’anni, l’attore Premio Oscar Russell Crowe passa dietro la macchina da presa per esordire alla regia con The Water Diviner. Andrew Knight e Andrew Anastasios firmano una sceneggiatura tratta dal romanzo omonimo di quest’ultimo, scritto a quattro mani con la moglie Meaghan Wilson.


Joshua Connor (Russell Crowe), contadino e rabdomante australiano, è costretto insieme alla moglie a fare i conti con la dolorosa assenza dei propri tre figli, partiti per prendere parte alla guerra nelle file dell’ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps) senza aver più fatto ritorno. Quando l’infelicità sfocia nella tragedia, Joshua decide di partire alla volta dell’Impero ottomano per ritrovare i suoi ragazzi o, almeno, per portare indietro ciò che di loro è rimasto. A novemila miglia da casa, in una Costantinopoli che faticosamente cerca di liberarsi del fardello imperiale per dare spazio ai primi fremiti rivoluzionari, Connor si batte coraggiosamente, superando gli ostacoli della burocrazia militare e guadagnandosi la fiducia e l’ammirazione dell’affascinante Ayshe (Olga Kurylenko) e dell’ufficiale turco Hasan (Yilmaz Erdogan).


L'idea per The Water Diviner viene a Andrew Anastasios quando, nell’ambito di un progetto di ricerca sulla storia australiana, viene in contatto con una lettera di Cyril Hughes, colonnello della Commissione Imperial War Graves, istituita poco dopo la Grande Guerra con l’arduo scopo di fare ordine tra i resti nel campo militare abbandonato di Gallipoli/Çanakkale: qui ha avuto luogo nel 1915 il sanguinoso scontro tra l’Impero ottomano e gli Alleati. A colpirlo è stata in particolare una riga della missiva: «Un vecchio è riuscito ad arrivare qui dall’Australia, per cercare la tomba di suo figlio». Questo padre senza nome e senza volto assume nel film le fattezze di Joshua Connor. Attraverso la vicenda del protagonista, Russell Crowe ripercorre i fatti della campagna di Gallipoli, una pagina di storia australiana particolarmente dolorosa e significativa. In The Water Diviner la Storia entra nella storia, senza limitarsi a fare da sfondo ma elevandosi a vero e proprio motore dell’intero racconto. Quella del film è, in fondo, un’avventura epica che rincorre i grandi temi universali legati all’uomo: l’amore e l’amicizia, la guerra e l’identità dei popoli. Russell Crowe canta la bellezza e la potenza di sentimenti che travalicano gli schieramenti e superano tutti i confini, invitando al reciproco perdono. Lo stile registico, purtroppo, non si rivela all’altezza di uno spirito tanto ammirevole. Le soluzioni e il tono adottato da Crowe finisce per risultare ripetitivo e di troppo immediata fruizione, a partire dalla colonna sonora arricchita dal contributo di Ludovico Einaudi ma utilizzata per sottolineare in maniera eccessivamente enfatica momenti già fin troppo caricati emotivamente. Un melodramma di guerra gettato in pasto al grande pubblico attraverso gli stilemi del blockbuster, in un ibrido che - pur manifestando grandi ambizioni e la perizia cinematografica acquisita da Russel Crowe in anni di carriera hollywoodiana - non convince del tutto.


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