Le ragazze dietro il nome di Amy Winehouse sono almeno due. Quella giovane e spensierata, dalle guance morbide e dal timbro potente, e quella che a 27 anni è scomparsa, proseguendo la tradizione di molti; magra e scarmigliata, con una voce che si attaccava alla pelle come una nebbia. Quando è successo che una star della musica, forse l'ultima a innovare il jazz dall'interno, ha iniziato a diventare un'artista maledetta?
Asif Kapadia ripercorre la carriera della cantante inglese, provando a risolverne il personaggio in un documentario di pochissima grazia. L'ennesimo ritaglio dall'immagine stropicciata di Amy. Che dal cinema merita di più.
A ben guardare, Amy Winehouse è sempre stata più Billie che Ella. E anche prima che Tony Bennet le desse l'occasione di esibirsi in Body and Soul, pezzo celebre nell'interpretazione di Billie Holiday, sembrava che la sua voce e quella della Lady di Baltimora fossero legate da un timbro inconfondibile, anche se non per tutti gradevole, che conficca la musica nell'anima di chi ascolta. Ma se Billie Holiday aveva dalla sua il fisique du role, non si è mai smesso di domandarsi da dove arrivasse la voce di Amy Winehouse, tutta ossa e capelli.
Asif Kapadia (già regista nel 2010 di un documentario sul pilota Ayrton Senna) si interessa all'artista Amy solo superficialmente, occupandosi per lo più delle sue crisi e del triste epilogo.
Il film parte dagli esordi, da una bambina londinese alle sue prime esperienze musicali. Racconta la nascita di una musicista proponendo un impianto narrativo cronologico, da biopic: dagli esordi sui palchi ai dischi venduti, dalle droghe agli approfittatori (compresi padre e amanti) fino alle crisi e alla caduta.
In questo racconto piuttosto convenzionale, che con lo stile di Amy Winehouse ha pochissimo in comune, quasi sconcerta l'intimità dei materiali utilizzati: privati, sconvenienti, provenienti da un archivio che forse conveniva tenere riservato. La storia di questo film non somiglia neanche a quella del recente Cobain: Montage of Heck: non è un omaggio familiare al mito, né un regalo ai fan.
Amy - The Girl Behind The Name pompa il personaggio di Amy Winehouse e stona sia con la sua personalità che con la sua arte. Unici momenti emozionanti sono quelli in cui si parla davvero di musica: come le bella interviste a Tony Bennet, forse colui che ha più colto fra “gli anziani” la rivoluzione di Amy.
Quella di Kapadia è un'opera riabilitativa che non appartiene ai fan, non ancora pronti a questo assalto celebrativo, e che sicuramente non appartiene a Amy Winehouse. Non a lei che i rehab li aveva sempre rifiutati.
Genere: documentario, biografico, musicale
Paese, Anno: Regno Unito, 2015
Generedocumentario, biografico, musicale
Regia: Asif Kapadia
Produttore: James Gay-Rees
Montaggio: Chris King
Musiche: Antonio Pinto
Produzione: Playmaker Films, Universal Music
Distribuzione: Nexo Digital, Good Films
Durata: 128 min