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X-Men: Apocalisse

09/05/2016 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film, CineComics, x-men,

X-Men: Apocalisse

Risvegliatosi negli anni'80 dopo un sonno lungo millenni, il potente e leggendario mutante Apocalisse (Oscar Isaac) arruola i mutanti Magneto (Michael Fassbende

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Risvegliatosi negli anni'80 dopo un sonno lungo millenni, il potente e leggendario mutante Apocalisse (Oscar Isaac) arruola i mutanti Magneto (Michael Fassbender), Tempesta (Alexandra Shipp), Psylocke (Olivia Munn) e Angelo (Ben Hardy) con l'obiettivo di distruggere l'umanità e fondare un nuovo mondo. Il professor Xavier (James McAvoy) e gli X-Men dovranno fermare la terribile minaccia prima che sia troppo tardi.


Due anni dopo X-Men: giorni di un futuro passato torna al cinema il franchise dedicato ai supereroi tratti da fumetti Marvel, con il nono film della serie. A dirigere questo terzo capitolo, dal riavvio della saga avvenuto nel 2011, è nuovamente Bryan Singer, per la quarta volta in carriera alle prese con gli X-Men. Dopo aver salvato il destino dei mutanti nel futuro alternativo visto nel film precedente, X-Men: Apocalisse riprende la storia negli anni'80: precisamente dieci anni dopo le vicende di Giorni di un futuro passato. Il professor Xavier ha aperto la scuola per giovani mutanti, mentre Magneto ha lasciato la propria identità per cercare di avere una vita normale. Ma il pericolo dato dal mutante Apocalisse, un'antica creatura pronta alla distruzione, mina la pace di mutanti ed esseri umani.


Un po' come accade con i cinecomic dell'universo cinematografico Marvel, ormai anche la serie degli X-Men sembra aver finito da tempo le idee e si limita a riproporre trame e sviluppi sempre più uguali a se stesse. Perché lasciato da parte l'ovvio impianto visivo e spettacolare, a parte aggiungere altri e nuovi personaggi all'album cinematografico degli X-Men, Apocalisse appare come un'opera dal fiato corto che ribadisce nuovamente e in maniera quasi ossessiva da ormai tre film, il concetto della mutazione come grande metafora sulla diversità razziale. Ma a parte questo ennesimo tentativo di grossolana lettura politica e l'ambizione - un po' troppo alta per un prodotto d'intrattenimento e per un mestierante come Bryan Singer - di imbastire un discorso sull'inseguimento di falsi miti da parte dell'umanità, ci si trova di fronte a un mediocre blockbuster supereroistico. Un risultato autoreferenziale fatto di citazioni, dove i personaggi sembrano solo figurine messe ad hoc per accontentare i fan. Ed essendo un copia/incolla dei film precedenti (se ci si fa caso lo script procede analogamente ai capitoli predecessori), si arriva alle stesse conclusioni: X-Men: Apocalisse è un action non troppo appassionante e nemmeno così divertente, in cui si combatte per ciò che è giusto. Un banale scontro tra buoni e cattivi di turno.


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