photo

NETFLIX

copertine blog.jpeg

NOW TV

le parti noiose tagliate
footer

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram
pngwing.com(17)
sis nero
sisbianco
sisbianco

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

un progetto di Piano9 Produzioni

CONTENUTI IN EVIDENZA

Les Beaux Jours d'Aranjuez

01/09/2016 11:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Les Beaux Jours d'Aranjuez

Les Beaux Jours d’Aranjuez, presentato in concorso alla 73ª Mostra di Venezia, è l’ultima pellicola nata dalla consolidata collaborazione tra Wim Wenders e Pete

36701-.jpeg

Les Beaux Jours d’Aranjuez, presentato in concorso alla 73ª Mostra di Venezia, è l’ultima pellicola nata dalla consolidata collaborazione tra Wim Wenders e Peter Handke: un particolare viaggio in 3D fatto di ricordi e nostalgia. Una pellicola difficile, almeno nella fruizione, che costringe lo spettatore a prendere confidenza con la messa in scena solo dopo un po’, spiazzato da un dialogo immaginato da un autore e personificato allo stesso tempo dai suoi due protagonisti, sulla scena.


Tratto dall’opera dello stesso Handke, il film è una performance teatrale che ha il suo palcoscenico in un giardino, e nulla di più. Ci troviamo infatti immersi in uno stato d’animo, che oscilla tra passato e presente, dove un uomo e una donna si fanno domande sul sesso, sull’amore e i sentimenti, pescando le risposte in un passato nostalgico e definitivo. Wenders non nasconde la finzione, mostrando l’autore che crea battendo i tasti della sua macchina da scrivere i suoi personaggi, ma riesce a caricare la pellicola di realtà. Riducendo infatti il lasso di tempo che intercorre tra la scrittura e le performance dei suoi protagonisti ci troviamo di fronte a un piccolo paradosso, affascinante e inquietante allo stesso tempo.


Un uomo, dicevamo, una donna e una mela: palese metafora del primo uomo, della prima donna, di un ‘peccato’ che sia peccato, e di un Creatore, dietro di loro, che li guida in silenzio. Con Les Beaux Jours d’Aranjuez, assistiamo a un lungo dialogo che contrappone quasi il femminile al maschile. Una conversazione intima, collocata in un paesaggio affrescato con pennellate placide che infondono quiete. E poi una casa, dietro quel giardino, in cui l’autore si nasconde mostrandosi, con incredibili non sense. Indubbiamente una pellicola affascinante, impreziosita dalle performance degli attori - Reda Kateb, Sophie e Jens Harzer (più un cameo del cantautore Nick Cave e dello stesso Peter Handke), questa coproduzione franco-tedesca, ma che paga lo scotto di essere davvero poco fruibile. Se non possiamo non lodarne gli aspetti estetici, la fotografia e la ricerca metaforica, dall’altro lato, è inutile dirlo, i pochi elementi scenici contrapposti a dialoghi lunghi ed ermetici non riescono a dare ritmo alla narrazione, penalizzata da una rappresentazione statica e monocorde. Manca un certo livello di tensione che permetta di arrivare meno stanchi alla fine quando, tutto in questa operazione maieutica si riempie, improvvisamente, di senso.


ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

cinemadvisor

Silenzioinsala.com © | All Right Reserved 2021 | Powered by Flazio Experience e Vito Sugameli


facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

ULTIMI ARTICOLI

joker