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The Greatest Showman

18/12/2017 11:00

Miriam Gregorio

Recensione Film,

The Greatest Showman

Storia di un uomo e del suo circo... da sogno

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Il signor P.T. Barnum proviene da una famiglia di umili origini: ha perso il padre quando era ancora un ragazzino ed è stato costretto a ingegnarsi per sopravvivere al freddo e alla fame. Le sue condizioni non gli impediscono, però, di sposare la donna dei suoi sogni e costruire uno dei più grandi spettacoli circensi che il mondo di allora avesse mai visto. Barnum raggruppa nel suo teatro “freaks” (donne barbute, l’uomo più alto o più grasso del mondo, l’uomo più tatuato vivente, il ragazzo nano) da ogni parte d’America, poco importa che siano autentici o no, l’importante è regalare un sorriso. Mette insieme un improbabile team con la volontà di valorizzare le loro particolarità, mostrandole al pubblico americano con orgoglio.


Presentato come un vero e proprio musical, The Greatest Showman è la storia di un uomo venuto dal nulla, che realizza il tanto agognato American Dream, ma non senza qualche piccolo intoppo. Il circo in questo film non rappresenta il luogo dove poter essere se stessi solo per i reietti della società: è simbolo di libertà anche per Phillip Carlyle, giovane scapolo benestante che vede nell'impresa di Barnum la possibilità di abbandonare le convenzioni sociali che lo imbrigliano dalla nascita. Michael Gracey, regista australiano che fin ora si è occupato prevalentemente di spot pubblicitari, dirige un film che risulta imprudentemente frivolo sia nella scrittura che nel linguaggio. Forse adatto ai più piccoli, The Greatest Showman è stato pubblicizzato come una celebrazione del diverso. La questione, delicata, è trattata qui con superficialità e rischia a volte persino di essere ridicolizzata. Il film non chiarisce con precisione quanto questo tema sia importante per il protagonista, e quanto invece sia funzionale al puro successo dello show.


Anche le relazioni tra i personaggi sembrano sviluppate su cliché di linguaggio (quante volte devi inquadrare una sedia vuota per far capire che lui l’ha abbandonata?) e di sceneggiatura (era necessario mostrare come Barnum conquista sua moglie, essendo un’impresa semplice fin dall’inizio?). Qualche nota interessante ovviamente c’è, come ad esempio la “critica ai critici” che frequentano il teatro di Barnum e che lo apostrofano per la sua messa in scena farlocca: «Mr. Barnum non si vergogna del fatto che tutto ciò che lei vende sia finto?», «Un critico teatrale che non si diverte a teatro. Chi è più finto?»; seguono risate complici dal pubblico presente all’anteprima stampa. Hugh Jackman conserva il suo carisma e dà il meglio nel canto e nel ballo. Anche Zac Efron emerge, dimostrandosi un performer all’altezza della presenza scenica dell’ormai rodato attore protagonista.


The Greatest Showman è un film che nelle tinte ricorda Big Fish - Storie di una vita incredibile e nel contesto Hugo Cabret, ma che fatica a reggere il confronto con queste due pietre miliari. In uscita il 25 dicembre, nel complesso sembra essere una visione più adatta ai bambini o a un pubblico in cerca di intrattenimento senza pretese; « A chi riesce a divertirsi», come dice Barnum in una battuta del film.


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