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Unknown - Senza identità

18/02/2011 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Unknown - Senza identità

Jaume Collet-Serra, giovane regista spagnolo, si sta facendo sempre più largo ad Hollywood...

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Jaume Collet-Serra, giovane regista spagnolo, si sta facendo sempre più largo ad Hollywood. Nel 2005 ha diretto l'horror La maschera di cera, famoso, tra le altre cose, per la partecipazione attoriale della scandalosa ereditiera Paris Hilton. Nel 2009, archiviato lo sportivo Goal! 2 – Vivere un sogno (2007), Collet-Serra trattiene il fiato del suo pubblico col thriller Orphan, tutto incentrato su una misteriosa e sadica ragazzina data in adozione. Forte di un budget di un certo peso, nonché di ottimi attori a disposizione, lo spagnolo torna ora nei cinema con un thriller d'azione mozzafiato – almeno nelle intenzioni –, ambientato nella gelida Berlino.


Martin Harris (Liam Neeson) è uno stimato biologo, invitato a Berlino per un congresso sulle biotecnologie. In seguito ad uno sfortunato contrattempo e ad un ancor più disastroso incidente, Martin perde la memoria e si risveglia su un letto d'ospedale. I ricordi, tuttavia, non sono l'unica cosa che ha perduto: a quanto pare gli è stata rubata anche l'identità. Solo e guardato con sospetto da tutti, il tenace scienziato decide di far luce sul mistero che sembra avvolgerlo in una spirale di pericolo e follia.


Già dalle battute iniziali, il film si presenta bene, con una regia attenta ai dettagli, una fotografia encomiabile e temi musicali d'atmosfera. Gli interpreti non sono da meno: Neeson è credibile non solo nei momenti in cui è richiesto il suo solito appeal “da duro” ma anche e soprattutto in quelli che lo vedono come un povero signor nessuno in balia degli eventi. Buone anche le prove della Kruger, della giovane January Jones e del sempre carismatico Frank Langella, pronti a supportare i molteplici risvolti dei propri personaggi con semplice bravura. Il problema è che, superata la prima mezz'ora, la pellicola non riesce a mantenere sul filo della tensione la trama, stancamente trascinata per due ore tra inseguimenti, dubbi, flashback e rivelazioni in verità piuttosto banali, palesandosi infine come un collage non troppo riuscito di situazioni già viste in tante altre pellicole di questi ultimi anni. Ispirata al romanzo omonimo, la sceneggiatura di Oliver Butcher e Stephen Cornwell presenta infatti qualche buco narrativo e logico e, soprattutto, notevoli e reiterate forzature, che la rendono a tratti scontata se non involontariamente ridicola. Il mancato equilibrio delle sue componenti e l'incredulità suscitata negli spettatori da certe scene non giovano dunque al ritmo del film, pur godibile, ma di certo meno riuscito della sagace - e furba - precedente opera del regista.


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