Da Batman ad American Assassin, passando per Tarantino, Birdman e Il caso Spotlight: le mille vite di Michael Keaton
Anche a voi la prima immagine che viene in mente, quando sentite pronunciare il nome di Michael Keaton è quella di lui, ingabbiato nei panni un po’ plasticosi del Batman burtoniano?
Non un Batman qualsiasi, ma quello che si è impresso a fuoco nell’immaginario di una generazione (ma forse anche due) e che è riuscito a redimere il personaggio dall’aurea camp donatagli da Adam West. E prima dell’avvento di Christian Bale nel 2005 (le prove di Val Kilmer e George Clooney non sono nemmeno da prendere in considerazione), Keaton è rimasto l’iconico Crociato di Gotham per quasi un ventennio.
Indubbiamente i due film di Tim Burton, rivisti oggi, non sono perfetti come i ricordi della nostra adolescenza vogliono farci credere (e lo stesso Michael Keaton in più di un’occasione sembra fuori parte); eppure sono incredibilmente avanti se si considera quando vennero girati, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Gli stessi anni in cui Michael Keaton cavalcò la cresta dell’onda, spaziando in produzioni di vario genere e caratura e donando al mondo almeno una icona (frutto sempre dalla gotica fantasia di Tim Burton), Beetlejuice - Spiritello porcello, dove l’attore a stento si scorge sotto il trucco.
Michael Keaton nel dimenticatoio
Quindici anni esatti sono intercorsi tra il debutto di Michael Keaton sotto l’ala di un Ron Howard ancora fresco di Happy Days (la commedia Night Shift del 1982) e quello che può essere definito come una sorta di “epitaffio temporaneo”: la sua partecipazione a Jackie Brown di Quentin Tarantino nel 1997.
Non è un mistero che il terzo film di Tarantino sia incredibilmente sottovalutato dalla maggior parte di critica e pubblico: il meno tarantiniano tra i film del regista di Knoxville, sicuramente anche il più bistrattato, ha (forse) influito sull’affossamento della carriera di Michael Keaton.
Il primo decennio degli anni 2000 è stato caratterizzato da una serie di partecipazioni a pellicole non proprio memorabili, così che l’attore a un certo punto si dedica al doppiaggio. In collaborazione con la Pixar presta la voce prima a Chick Hicks in Cars - Motori ruggenti – il rivale in pista di Saetta McQueen – e successivamente a Ken in Toy Story 3 - La grande fuga, uno dei personaggi più riusciti e divertenti della casa Emeryville.
2014, l’anno del riscatto
Un attore in declino, la cui fama si deve a una sola interpretazione avvenuta ormai vent’anni prima: l’incarnazione di un supereroe a cui il suo volto e il suo nome sono indissolubilmente legati. Si tratta della trama di Birdman di Alejandro Iñárritu ma è anche un gigantesco specchio della carriera di Michael Keaton, nonché uno dei casting più perfetti degli ultimi anni.
Al di là del fatto che il film, proprio come il suo regista, sia stato incredibilmente sopravvalutato, resta certo che il vero catalizzatore della storia di Birdman sia proprio Michael Keaton: recitando la parte di se stesso regala al pubblico una delle sue migliori interpretazioni (nominata agli Oscar e vincitrice del Golden Globe) rilanciando al rialzo la sua carriera.
Il 2014 è per Keaton l’anno del riscatto; in sala approda anche con ruoli marginali nel remake di Robocop e nell’adattamento del videogioco Need for speed: opere tutt’altro che memorabili, alle quali l’attore riesce a donare un tono sopra le righe che lo stacca nettamente dal resto dei cast. Al film di Iñárritu segue la partecipazione, l’anno successivo, a Il caso Spotlight.
Michael Keaton è così l’unico attore – insieme a Russell Crowe – ad aver partecipato a due pellicole vincitrici dell’Oscar come Miglior Film consecutivamente.
Nel 2016 è protagonista di The Founder, la storia vera dell’uomo che ha fatto fiorire McDonald a livello globale. Il film è sublime e quella di Keaton un’altra interpretazione magistrale, che fa molto discutere per l’esclusione agli Oscar di quell’anno. Michael Keaton riesce persino a creare un villan convincente e tridimensionale con L’avvoltoio di Spider-Man: Homecoming, rompendo la maledizione dei cattivi sottotono e macchiettistici presente nei film Marvel da The Avengers in poi.
Ora Michael John Douglas, ribattezzatosi Keaton in onore del grande Buster, approda nelle sale con American Assassin, dove interpreta un glaciale e violento istruttore della CIA che aiuterà un ragazzo a ottenere la propria vendetta. Il volto (luciferino) attorno a cui il film ruota e si plasma, regala al pubblico un’altra interpretazione calibrata e memorabile: segno che la voglia di rivalsa di Michael Keaton è ancora lungi dall’esaurirsi.