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Black Lives Matter | Il cinema afroamericano, parte II: la nascita del cinema Black

08/06/2020 23:55

Marcello Perucca

Speciale Film, Black Lives Matter,

Black Lives Matter | Il cinema afroamericano, parte II: la nascita del cinema Black

Il cinema afroamericano, parte II: i primi autori del cinema Black, le dive e i divi neri da Lena Horne a Sidney Poitier

Il cinema afroamericano, parte II: i primi autori del cinema Black, le dive e i divi neri da Lena Horne a Sidney Poitier

 

 

Il film di Griffith ebbe profondi effetti negativi riguardo all’immagine dei neri sullo schermo. Tuttavia proprio The Birth of a Nation indusse la comunità black a ribellarsi a tale logica e a tentare di promuovere una propria cinematografia indipendente. Sorsero così alcune case di produzione afroamericane che ebbero come capostipite la Foster Photoplay Company, creata da William Foster: suo è il primo film nero americano, The Railroad Porter (1912). Questa e altre pellicole che seguirono ebbero, come pregio, quello di mostrare la vita dei neri senza metterli alla berlina. La Foster e altre compagnie simili non ebbero però vita facile, considerata la scarsa “educazione” del pubblico nero ad affrontare film di qualità destinati esclusivamente alla propria razza. Così quando, con The Birth of a Race, film del 1918 realizzato da John W. Noble e prodotto da Emmett Jay Scott, si tentò la risposta nera a Nascita di una nazione, si andò incontro a un colossale fallimento a causa delle enormi difficoltà riscontrate durante la lavorazione e al flop di critica e pubblico. Tuttavia la strada era aperta e la cinematografia nera era ormai avviata e non si sarebbe più fermata, pur con tutte le difficoltà che si sarebbero prospettate nel corso del XX secolo.

I primi autori del cinema black

Fra i principali filmmaker afroamericani del primo periodo si annovera sicuramente Oscar Micheaux. Nato a Metropolis, Illinois nel 1884 fu regista, scrittore, produttore e, prima ancora, scrittore di romanzi da uno dei quali, venne realizzato il suo primo lungometraggio, The Homesteader (1919), che ebbe un buon successo e permise a Micheaux di continuare la sua carriera cinematografica e realizzare, l’anno successivo, il suo secondo lungometraggio, Within Our Gates, con il quale affrontò il tema del razzismo e dei linciaggi nei confronti dei neri. 

 

In particolare The Homesteader ebbe il merito di mostrare sullo schermo un rapporto coniugale fra un uomo nero e una donna bianca senza che questo dovesse per forza sfociare nella violenza dell’uomo di colore sulla donna, ribaltando quindi gli squallidi stereotipi che il cinema bianco imponeva dipingendo sempre una relazione fra un nero e una bianca come un rapporto di sopraffazione del primo sulla seconda. Il cinema di Micheaux, pur con tutti i suoi limiti tecnici dovuti anche e soprattutto a una scarsa disponibilità di risorse finanziarie, rappresentava una denuncia delle condizioni di vita e del razzismo che i neri dovevano subire. E questo, sicuramente fu il maggior merito del regista dell’Illinois, che toccò il vertice della sua carriera con Body and Soul, film del 1924 che racconta la storia di un prete di colore, alcolizzato e violento. Una pellicola che uscì in diverse versioni, dovute alle pressioni della censura e a alle proteste della NAACP, l’Associazione per la promozione delle persone di colore, fondata nel 1909 a Baltimora e considerata una delle principali associazioni per la difesa dei diritti civili dei neri.

Dive e divi black a Hollywood

I successi ottenuti, almeno in un primo momento, da Oscar Micheaux e altri filmmaker di colore, aprirono la porta a Hollywood a vari registi e attori black. Spencer Williams, Lena Horne, Bill “Bojangles” Robinson, il performer Cab Calloway, Paul Robeson e Josephine Baker. Si dovrà però attendere gli anni Cinquanta affinché a Hollywood ci si renda conto della necessità di affrontare il tema della segregazione razziale. Ciò verrà fatto coinvolgendo vari attori che diventeranno, in seguito, icone del cinema americano. 

 

In primis l’attore nero di origini bahamensi Sidney Poitier che nel volgere di pochi anni recita in alcuni drammi che posseggono forti connotazioni antirazziali. Uomo bianco, tu vivrai di Joseph L. Mankiewicz (1950); Il seme della violenza di Richard Brooks (1955); Nel fango della periferia di Martin Ritt (1957) e La parete di fango di Stanley Kramer (1958). Poitier, che nel 2002 vinse l’Oscar alla carriera, venne insignito di numerose onorificenze, a testimoniare la sua importanza come testimonial di una razza che rivendica le proprie origini ed è stato inserito dall’American Film Institute al ventiduesimo posto fra le più grandi star della storia del cinema. Altra figura di spicco del cinema afroamericano degli anni Cinquanta, Harry Belafonte, attore e cantante (noto come il “re del calypso”) che approda al cinema recitando nel film di Otto Preminger Carmen Jones (1954) al fianco di un’icona femminile del cinema afroamericano dell’epoca, Dorothy Dandridge, prima donna afroamericana nominata all’Oscar come miglior attrice. La Dandridge lavorò successivamente al fianco di Poitier in Porgy and Bess (1959), sempre per la regia di Otto Preminger, ultimo suo grande film prima di morire prematuramente a soli 42 anni per una overdose accidentale di antidepressivi. 

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Sarà comunque Sidney Poitiers a continuare, anche nel decennio successivo, a rappresentare in maniera dominante l’afroamericano sullo schermo. In film più o meno riusciti ma, comunque, sempre di successo fra il grande pubblico. Tra questi: Paris Blues (Martin Ritt, 1963), in coppia con Paul Newman, ambientato nel mondo del jazz parigino; Lilies of the Field di Ralph Nelson, 1963, con il quale Poitiers vinse l’Oscar come miglior attore protagonista; Indovina chi viene a cena  (Guess Who's Coming to Dinner, 1967) di Stanley Kramer, che affronta, attraverso il genere della commedia, i pregiudizi razziali dei bianchi verso i neri ma anche quelli dei neri sui bianchi. Il film ebbe un grande successo di critica e pubblico grazie all’interpretazione, oltre che di Poitiers, anche di Katharine Hepburn e Spencer Tracy, che morì pochi giorni dopo il termine delle riprese.

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