Prima di dire qualsiasi altra cosa su Le Streghe, ultimo lavoro di Robert Zemeckis, occorre fare una premessa. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Roald Dahl del 1983. E una cosa è sempre certa quando si adatta Dahl: per quanto potenti siano i mezzi messi in campo, nessuna opera cinematografica a oggi ha mai equiparato l’immaginazione dello scrittore britannico. Liquidiamo subito l'annosa questione di «Il libro è meglio» dicendo che da Matilda a Il GGG, passando per le due versioni di La fabbrica di cioccolato - anche se il primo film 1971, con Gene Wilder, è meglio del secondo, 2005, di Tim Burton - siamo sempre stati lontanissimi dall'avere una trasposizione degna del romanzo di Roald Dahl a cui si ispira. Anche Le Streghe va a rimpolpare questo elenco di "non del tutto fallimenti/non del tutto successi".
Il romanzo aveva già avuto un adattamento nel 1990, Chi ha paura delle streghe?, che centrava l’atmosfera dark (The Witches è la più horror tra le storie di Roald Dahl) e sfoderava la migliore Strega Suprema possibile, Angelica Huston, ma perdeva di innocenza. Questo remake 2020 ha tra gli autori due dei migliori esperti di favole e incantesimi a Hollywood, Robert Zemeckis e Guillermo del Toro, eppure qualcosa ancora non funziona.
Un piccolo orfano, grazie a un incontro terrificante e alla saggezza di sua nonna, scopre che le streghe esistono non solo nelle fiabe e nelle storie dell’orrore. Le streghe sono reali e molto vicine a noi.
Gli spettatori che hanno letto il romanzo di Roald Dahl, insieme a coloro che ricordano il film del 1990, sanno cosa aspettarsi da Le Streghe: non certo una storia di fattucchiere che viaggiano sulle scope e mescolano pentoloni fumanti; i personaggi creati da Dahl sono demoni che assumono le sembianze di donne eleganti e gentili, per nascondere il loro aspetto ripugnante e le loro intenzioni malvagie. Campanello di allarme, per chiunque voglia riconoscere una strega quando se la trova davanti, sono pochi ma importanti indizi: la voce metallica, la testa coperta da parrucche/cappelli/turbanti, i guanti, le scarpe a punta. Attività principale delle streghe è trovare modi sempre nuovi per annientare i bambini, che detestano con tutta la loro forza.
Abbiamo premesso, in apertura, la difficoltà di trasporre Roald Dahl: bè, fino a metà film Le Streghe compie l’impresa. Tutta la prima parte, incluso l'incontro con la Strega Suprema, è identica al romanzo. I dialoghi restituiscono fedelmente il mix di mistero e umorismo tipico dello scrittore gallese. Come anche l'atmosfera: camp, ma sufficientemente spaventosa. L'adattamento riesce, nonostante questa versione 2020 si prenda una notevole libertà: il viaggio del piccolo orfano e di sua nonna tra Regno Unito e Norvegia diventa un tour nell’Alabama degli anni Sessanta, dove i due protagonisti sono black. Ma tutto regge, soprattutto perchè le streghe sono straordinarie: meglio di così, davvero, non si poteva fare considerando le sfide lanciate dalla fantasia senza limiti di Dahl. Guillermo del Toro esibisce tutta la sua passione per la mostruosità e Robert Zemeckis non si divertiva così tanto dai tempi del Giudice Morton di Chi ha incastrato Roger Rabbit? (anche se la sua regia, complice anche l'ambientazione, evoca molto più spesso Forrest Gump).
La vera “rivelazione” del film resta Anne Hathaway in quella che, a oggi, è la migliore prova della sua carriera: smessi i panni della la stagista/figlia/fidanzata di qualcuno, che sono ormai la sua condanna, Hathaway è una Strega Suprema kitsch e costantemente overacting. Perfetta.
Fino a metà, insomma, Le Streghe è folle esattamente come deve essere. Peccato che debba arrivare la seconda parte. Qui, la storia si allontana dall'originale e perde non solo brio, ma anche originalità e presa. Diventa una storiella dai buoni sentimenti e dalla comicità elementare (povero Stanley Tucci), con persino qualche nota stonata: come l’insistenza sulla sensualità della Strega o la solita grassofobia che andava bene dieci anni fa ma adesso anche no. Soprattutto, che ne è stato di quella divertente idea di ambientare il film nell’Alabama 60s? Nella prima parte le musiche Motown, il talento di Octavia Spencer e i dialoghi ironici ci avevano promesso una metafora contemporanea, banale ma divertente, in cui le streghe bianche/ricche incontrano i protagonisti afroamericani: ma poi? Tutto si perde in nulla e ci si trova a domandarsi a cosa sia servita questa trasposizione 2020.
Delusione anche per la brutta computer grafica (come sarebbe stato Le Streghe con effetti un po' più artigianali?), che fa rimpiangere l’idea originale del film, che voleva Guillermo del Toro a dirigere un'opera di animazione/stop motion.
Le Streghe, tra i film costretti a rinunciare alla sala a causa delle nuove restrizioni causate dal Covid-19, è disponibile dal 28 ottobre in noleggio e acquisto digitale sulle principali piattaforme di streaming: Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film, premium su Sky Primafila e Infinity. Se proprio vi annoiate, potete interromperlo a metà.
Genere: commedia, horror
Titolo originale: The Witches
Regia: Robert Zemeckis
Paese/Anno: Stati Uniti/Messico, 2020
Sceneggiatura: Guillermo del Toro, Kenya Barris, Robert Zemeckis
Cast: Anne Hathaway, Octavia Spencer, Stanley Tucci, Jahzir Bruno, Arnaud Adrian, Ashanti Prince-Asafo, Brian Bovell, Ana-Maria Maskell, Charles Edwards, Chris Rock, Codie-Lei Eastick, Eugenia Caruso, Eurydice El-Etr, Jonathan Livingstone
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Jeremiah O'Driscoll, Ryan Chan
Musiche: Alan Silvestri
Produzione: DDY, Esperanto, ImageMovers, Necropia Entertainment, Jim Henson Company, Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 106’