Â
Â
Â
L'arte può legare due registi a distanza di decenni? Sì se parliamo di autori come Andrej Tarkovskij e Lars Von Trier
Â
Â
Â
Se siete fan di Andrej Tarkovskij e di Lars Von Trier, e se siete attenti osservatori, avrete notato che in due delle loro opere torna lo stesso quadro: I Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel il Vecchio. All'interno di entrambi i film, il dipinto non risulta essere solo parte delle scenografie, ma diviene un vero e proprio protagonista, tornando insistentemente nelle inquadrature e collegandosi alle storie dei protagonisti.
Una cosa va detta dell’opera di Bruegel, oggi conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna: chi si sofferma ad osservarla è possibile cada in una sorta di stato "meditativo nostalgico" e torni col pensiero a ricordi importanti della propria vita, come se si trovasse sotto ipnosi e un po' come accade a chi è affetto dalla Sindrome di Stendhal. Forse avrete già capito perchè due autori visionari come Tarkovskij e Von Trier hanno utilizzato questo dipinto nelle loro rispettive opere, Solaris e Melancholia. Ma entriamo nel dettaglio.
Solaris e il quadro di Bruegel
In Solaris di Andrej Tarkovsky l’opera di Bruegel è presente all'interno della biblioteca della navicella, l'ambiente più curato di tutti, quello in cui ci si ritrova in occasione di avvenimenti importanti e si torna a vivere come si viveva sulla Terra: si legge al lume di candela il Don Chisciotte di Cervantes, si ricordano passi di Tolstoj e Dostoevskij. E, al posto delle finestre, ci sono le vedute di Bruegel.
In particolar modo, è una riproduzione di I Cacciatori nella neve a dare il via ai ricordi di Kris: il protagonista compie un viaggio nel suo passato, ricordandosi la propria infanzia sulla neve, uno dei momenti più felici da lui vissuti. La cultura diviene quindi mezzo per ricordarci chi siamo ma, per gli astronauti, rappresenta anche la nostalgia di casa e il desiderio di tornare sulla Terra. In Solaris sono inoltre presenti altre opere di Bruegel nella biblioteca: Paesaggio con la caduta di Icaro, La Torre di Babele, La mietitura e Il trionfo della Morte.
I cacciatori della neve secondo Lars Von Trier
Anche in Melancholia ritroviamo l’opera di Bruegel Il Vecchio, sempre in una biblioteca: quella della grande casa della sorella di Justine, in forma di immagine in un pregiato catalogo aperto su un leggio. I cacciatori nella neve fu dipinto durante il gelido inverno del 1564-65, ricordato dalle cronache come uno dei più rigidi della storia, con temperature polari in Russia, nelle Fiandre, in Germania e in quasi tutta Europa. Con la sua atmosfera opprimente, il dipinto mostra un essere umano che non domina la Natura ma, al contrario, deve confrontarsi con la sua implacabilità . Per questo il quadro viene scelto da Von Trier, per sottolineare la situazione in cui le protagoniste si ritrovano.
L’umanità , nei dipinti del maestro fiammingo, è tormentata e costretta alla miseria da forze che la governano e non si curano della sua esistenza. Praticamente, la stessa tematica che viene portata avanti in Melancholia e in moltissimo cinema di Lars Von Trier.
I cacciatori della neve diviene un mezzo per i due registi di approfondire e raccontarci le emozioni, le paure, le angosce e la nostalgia che i loro protagonisti provano.
L'arte visiva (e non solo) unisce Tarkovskij e Von Trier
Entrambi i registi, in quanto a citazioni pittoriche, non si fermano al solo Bruegel. La levitazione degli amanti in Solaris ha come fonte d'ispirazione sicuramente Marc Chagall e la sua opera Sulla città , in Melancholia una delle più celebri è Ophelia di John Everett Millais: nel quadro e nella sequenza cinematografica si vede una giovane donna che giace sulla superficie dell'acqua; entrambe tengono ancora in mano i fiori che stavano raccogliendo.Â
Questi dipinti raccontano differenti forme di abbandono, di distaccamento dal terreno e da quanto esiste di materiale. I film di Andrej Tarkovskij e Lars Von Trier condividono queste tematiche: nel caso di Solaris il distaccamento è dato dalla scienza e dalla voglia di scoprire l’ignoto, in Melancholia si tratta del progressivo abbandonarsi alla depressione e alla sensazione di non appartenere più a questo pianeta.Â
E a dare ancora più enfasi a questo sentimento nostalgico ci pensa la musica. Tutti e due i registi scelgono come tema del film un componimento di musica classica: per Tarkovskij è Bach con le note nostalgiche del Preludio corale in Fa Minore, per Von Trier è Wagner con il malinconico Tristano e Isotta.Â
La storia dell’arte, studiata a scuola, può apparire una materia noiosa che appartiene solo ai libri e ai musei, ma è in realtà infinita fonte d’ispirazione per qualunque regista e autore cinematografico che voglia parlare dell’essere umano e del suo Io. Ecco che l'opera di un pittore come Pieter Bruegel il Vecchio, dal 1500, finisce neli capolavori di due maestri del cinema, riuscendo a descrivere in maniera potentissima l’uomo moderno con il suo carico di angoscia e nostalgia.Â
Weirdo è il podcast di Samantha Ruboni sui film strani. In ogni puntata racconta i titoli più weird e complessi del cinema recente, quei film che quando li finisci dici: cos'ho appena visto? Per ascoltarlo cliccate qui