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Dogman (2023), la recensione del ritorno alla regia di Luc Besson

12/10/2023 21:00

Mattia Salvi

Recensione Film, Festival, Festival di Venezia, Film Drammatico, Film Francia, Film USA, Luc Besson, Caleb Jones,

Dogman (2023), la recensione del ritorno alla regia di Luc Besson

Tre anni dopo l’assai imperfetto Anna, il regista francese dirige qui un inedito dramma-action con protagonista uno straordinario Caleb Landry Jones.

In concorso all’80° edizione del Festival del Cinema di Venezia, e in arrivo nelle sale italiane dal 12 ottobre, Dogman è il nuovo film super atteso di Luc Besson. Tre anni dopo l’assai imperfetto Anna, il regista francese dirige qui un inedito dramma-action con protagonista uno straordinario Caleb Landry Jones.

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La psichiatra Evelyn (Jojo T. Gibbs) è svegliata in tarda notte da un suo superiore. Deve assolutamente recarsi in una centrale di polizia, dove hanno appena portato un uomo trovato in un furgone pieno zeppo di cani randagi. Niente di così eccezionale, se non che l’uomo, un certo Douglas (Caleb Landry Jones), è travestito da Marilyn Monroe ed è ricoperto da numerose ferite. 

 

Chiamata a investigare sull’accaduto, Evelyn comincia così a scavare nell’oscuro passato dell’uomo, segnato da un’infanzia alquanto traumatica e da un affetto enorme per i cani. 

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Da qui il soprannome Dogman: l’uomo che vive e, letteralmente, lavora con i cani per proteggere tutti i dimenticati dalla società. Non sempre, s’intenda, con i mezzi più consueti e legali.

Luc Besson è e sarà sempre un regista capace di dividere e spiazzare pubblico e critica. 

 

C’è chi lo adora dai tempi di Leon, il suo più indiscusso capolavoro, e chi lo ha dimenticato dopo le sue ultime fatiche, non esattamente encomiabili. Di conseguenza, saperlo in concorso a una delle mostre cinematografiche più conosciute al mondo ha fatto abbastanza scalpore, rendendo l’anteprima di Dogman una delle più attese. 

 

E l’attesa, tutto sommato, è stata ben ricompensata. Perché l’ultimo film scritto e diretto da Besson si può considerare un buon prodotto, lontano anni luce dai decisamente meno incisivi Anna (2019), Valerian e la città dei mille pianeti (2017) e Lucy (2013).

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Si parta da quello che è a tutti gli effetti il punto forte del film: la splendida interpretazione di Caleb Landry Jones, già in odore di nomination per la prossima stagione dei premi. Attore poco conosciuto, e di certo non tra i più fortunati, l’attore statunitense presta corpo e voce ad un personaggio davvero complesso, a metà tra il Joker di Todd Philips e il Charlie di The Whale. 

 

Due personaggi, questi ultimi, non menzionati a caso: il pubblico li conosciuti per la prima volta proprio a Venezia, dove per The Whale Brendan Fraser vinse l’anno scorso la coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, mentre Joker si portò a casa il Leone d’oro della 76° edizion. 

Il Doug di Landry Jones conferma lo spiccato interesse del festival lagunare per un certo tipo di antieroe: l’oppresso vessato dalla società e potenzialmente super pericoloso.

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E da qui quello che poteva essere il pericolo maggiore per l’attore americano: l’arrampicarsi sugli specchi di un qualcosa di già visto, raschiando il fondo dei tratti di un personaggio molto ricorrente negli ultimi anni, che forse ha trovato un suo apice con il Joker, appunto, di Joaquin Phoenix. 

 

E da qui il racconto di una genesi oscura e piena di torti subiti, la rappresentazione di scelte di vita discutibili ma quantomeno giustificabili, il resoconto più o meno particolareggiato di un’etica coerente con la maschera indossata. Eppure, Landry Jones s’immedesima senza sforzi in un personaggio originale, in grado di catturare sin dalle primissime scene la simpatia dello spettatore. 

 

Pur non avvalendosi di dialoghi memorabili – di certo non aiutato da una sceneggiatura troppe volte un pizzico superficiale -, il magnetismo di Douglas è la punta di diamante di un film però ben lungi dall’essere definito perfetto.

Oltre ai già menzionati problemi di sceneggiatura, Dogman è un film che, volendo essere contemporaneamente tante cose, muta più volte il proprio stile, riducendosi in una sorta di apoteosi pulp ultra stilizzata del cinema americano degli anni ’90; è un dramma puro, come si evince dall’infanzia violentissima di Doug, ma è anche un godibile thriller-action, con varie scene d’azione molto riuscite e adrenaliniche. 

 

Per giunta, non sono poche le sezioni da commedia brillante, con i cani super addestrati di Doug che svaligiano case o mettono addirittura in seria difficoltà dei temibilissimi criminali. Eppure, questa commistione disordinata di toni e stili non intacca troppo gli elementi costitutivi della regia di Bresson, che si può in linea di massima definire coerente con la sua caoticità sfuggente e visivamente ineccepibile, frutto anche di un comparto tecnico che funziona alla grande (fotografia e trucco in primis).

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Focalizzato furbescamente sul rapporto tra il protagonista e i suoi amatissimi cani, un rapporto molto profondo in grado di suscitare massicce dosi di tenerezza ed empatia, il Dogman di Besson, pur se alimentato da soluzioni narrative non sempre fluide o credibili, è un’interessante fiaba nerissima. Un titolo dagli esiti felici con cui il regista riesce finalmente a riscattarsi dopo gli ultimi deludenti lavori.


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Genere: drammatico

Titolo originale: DogMan

Paese, anno: Francia/USA, 2023

Regia: Luc Besson

Sceneggiatura: Luc Besson

Fotografia: Colin Wandersman

Montaggio: Julien Rey

Interpreti: Ambrit Millhouse, Avant Strangel, Aven Campau, Bennett Saltzman, Bianca Melgar, Caleb Jones, Christopher Denham, Corinne Mitchell, Derek Siow, Eric Carter, Gwyneth Anne Trumbore, James Payton, Jeff Mantel, Jeremiah Figuereo, John Charles Aguilar, Jojo T. Gibbs, Luing Andrews, Marisa Berenson, Michael Garza, Naima Hebrail Kidjo

Colonna sonora: Éric Serra

Produzione: Luc Besson Production, Ondamax Films, TF1 Films Production

Durata: 113'

Data di uscita: 12/10/2023

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